Dopo un grande dolore il desiderio di una vita eterna

Suor Stefania, Francescana Missionaria di Gesù Bambino, racconta il sogno di testimoniare e annunciare che si è rivelato dopo la scomparsa dei genitori.

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Riportiamo la testimonianza che Suor Stefania, Francescana Missionaria di Gesù Bambino, ha dato al Convegno conclusivo dell’Anno della Vita consacrata che si sta svolgendo a Roma.
“Desiderio di una vita eterna, di una vita che non muore. Parlare della mia vocazione è descrivere come il Signore abbia risposto a questa sete, l’abbia ascoltata e mi abbia rivolto l’invito: vieni a me! Guardo alla mia storia e vedo…Stefania, una ragazza di paese che oggi ha 34 anni ed è cresciuta in una Parrocchia di campagna nella provincia di Pisa (Soiana), con una famiglia dalla fede semplice, sincera.
Come tante altre famiglie, la mia viene segnata in modo profondo dal dolore: la malattia dei miei genitori. Vogliono la vita, lottano contro il cancro ma, mia madre prima e dopo pochi anni mio padre, muoiono.
All’età di venti anni rimango in casa con le mie due sorelle (più grandi di me di tre e sei anni) e cerco di continuare a coltivare i miei sogni, a guardare in alto, come mi hanno insegnato mamma e papà. Studio Scienze della comunicazione all’università di Siena, vorrei scrivere e girare il mondo come giornalista. Ma dentro di me avanza, come un mostro che distrugge e devasta, il non senso, l’inutilità di tutto dato che tutto sembra avere una scadenza, un termine irrevocabile: la morte.
Così la mia giovinezza ha come sfondo un unico e inconsapevole obiettivo: la fuga. Si può fuggire in tanti modi, anche senza far tanto clamore o dare nell’occhio. Basta semplicemente indossare qualche maschera, per nascondere agli altri, oltre che a se stessi, il proprio dolore, la propria solitudine. Sì, in quel momento Dio era presente, era nei cieli, aveva accolto i miei, ma di me si prendeva cura? Fame di amore, ricerca di uno sguardo che toccasse, accarezzasse tutte le mie paure e mi traesse fuori dal buio in cui mi sentivo.
Quello sguardo pazientemente si fece strada, pian piano, e fra tante mie resistenze mi raggiunse. Non accadde in una volta sola, eppure un’esperienza fu senz’altro decisiva: la marcia francescana.
Era l’estate del 2002 ed insieme a tanti ragazzi, frati e suore francescane, ci eravamo messi in cammino per raggiungere Assisi il 2 Agosto, giorno della festa del Perdono, entrare da pellegrini in Porziuncola e chiedere il dono dell’indulgenza. Fu S. Francesco ad indicarmi che qui, su questa terra, esiste un luogo che è ‘la porta del cielo’, la porta della vita eterna. Quel luogo era la Porziuncola. Quel luogo era il mio cuore che traboccava dell’amore di Gesù, dell’amore di chi mi guardava con Lui, dal cielo.
Così l’Amore si mostrava a me più forte della morte e mi gridava la vittoria della vita, dagli occhi aperti, spalancati del Crocifisso di S. Damiano. Un cuore squarciato che mi chiamava a sé per riattingere tutta la vita che credevo di avere perduto e che invece, in quel corpo consegnato, io vedevo moltiplicata.
Quell’attrazione, quell’andare a Lui, da quel momento in poi non si fermò più. Infatti col tempo scoprii che tutta la mia sete di vita e di amore si spegneva lì, al suo cuore. Per questo il 29 ottobre del 2005 dissi sì, e iniziai il mio cammino dietro di Lui nelle suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino.
Tra passi sicuri e altri più fragili mi sono affidata alla sua Parola, alla sua fedeltà, e il 3 Maggio 2014 ho celebrato la mia professione perpetua proprio alla Porziuncola, dove l’eccomi di Maria è sostegno e guida anche al mio. E ogni giorno ha il suo ‘eccomi’, il suo invito ad amare e a lasciarsi amare.
Tanti pellegrini e in particolare tanti giovani passano ogni giorno dalla Porziuncola. Oggi abito a pochi metri da lì, in una fraternità che si occupa a tempo pieno della formazione alla fede e del discernimento vocazionale dei giovani. E’ per me un dono senza misura poter aiutare altri fratelli e sorelle a incontrare la fonte della verità e della bellezza che ha nella Vergine Maria il suo canale privilegiato.
In questo luogo di grazia che è Assisi, la nostra fraternità collabora da anni con le iniziative di pastorale giovanile proposte dai frati minori dell’Umbria che ormai da trent’anni seguono ed accompagnano i giovani a rispondere con la vita alla loro chiamata all’amore. Volti, storie, sorrisi, lacrime, sogni, promesse…i nostri occhi, le nostre mani, toccano ogni giorno il Verbo della vita che si fa carne nella vita di questi giovani e in questa concretezza, così quotidiana e così umile, Dio porta a compimento quel desiderio scritto così profondamente nel mio cuore e che ha dato ritmo e canto alla mia storia: testimoniare e annunciare che è qui, nella disponibilità del nostro ‘sì’, che ha inizio la vita vera ed eterna e così poterla, con gioia, annunciare!
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo visto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna che era presso il Padre e che si manifestò a noi. (Gv 1,1-2)

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ZENIT Staff

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