Dopo tre mesi di coma, ora campione paralimpico

Valerio Blanco – y – Pinol, non ha smesso di sognare. Un trauma cranico con conseguente coma rischiava di seppellirlo. La sport gli ha ridato la vita 

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“Segui le tue passioni.
Mostra i tuoi sogni.
Cattura i tuoi ricordi.
Non ti devi nascondere
né avere paura.”
L’autore di questa poesia è Valerio Blanco y Pinol. Lui non si nasconde né ha paura di chiedere. All’età di 18 anni è uscito da un coma durato 3 mesi e mezzo a causa di un trauma cranico per un incidente in motorino, quando ancora non era obbligatorio l’uso del casco. Tre anni fa Valerio ha conosciuto il sollevamento pesi e, appena iniziato a praticarlo, in molti si sono accorti dei suoi progressi.
Lo aveva spinto una sorta di “malinconia” per lo sport che aveva praticato, prima dell’incidente, da atleta specialista presso i Centri Fidal dello Stadio dei Marmi. Oggi Valerio dice di amare lo sport e di essere contento di essere tornato a praticarlo perché è qualcosa che “porta a migliorarsi sempre, a cercare di raggiungere il proprio limite”, e lo scandisce sicuro.
Ha scelto una specialità che asseconda la sua invalidità, perché Valerio non riesce più a essere veloce, ha uno scarso equilibrio, deve concentrarsi al massimo prima di eseguire un movimento. Egli stesso confessa di essere “disabile per mancanza di rapidità di pensiero e movimento”.
Il sollevamento pesi invece gli permette di seguire i suoi tempi ma soprattutto gli piace per la quantità di muscoli che mette in moto, per la forza che sprigiona dandogli sicurezza.
È una personalità sognante quella di Valerio, e i sogni possono servire qualche volta a superare le difficoltà. Nel vedersi forte, campione paralimpico, Valerio superare ogni barriera, fisica e mentale, e “spinge” sull’acceleratore della sua riabilitazione, riuscendo anche a divenire, nella sua categoria, Campione del Lazio nel settore paralimpico del sollevamento pesi.
Gli anni passano, ma Valerio non molla, anzi, è stimolato a fare sempre meglio. Sforzo, fatica, disciplina, concentrazione, capacità di accettarsi qualsiasi sia il piazzamento, puntare sempre verso l’alto , verso quello che già gli antichi insegnavano “essere sempre il primo e il migliore”.
Non ci sono molti allenatori nel settore paralimpico; la stessa Fipe, la Federazione che si occupa del sollevamento pesi, non ne ha molti né divide il settore in categorie, perché è difficile differenziare le disabilità psico-fisiche in questo campo e senza categorizzazione. Ed è anche più difficile ammettere questi soggetti alle gare, tanto che lo stesso Cip fa difficoltà a creare un settore agonistico ad hoc per ogni livello di disabilità.
Soprattutto, però, non ci sono palestre dedicate ai disabili che intendano affrontare questo sport fino ai massimi livelli e che non possono permettersi un personal trainer, come quello che ha Valerio.  Eppure gli sportivi ci sono e, in numero non trascurabile, vogliono cimentarsi in questo sport così particolare. I motivi sono vari ma soprattutto psicologici, di crescita personale oltre che di riabilitazione a livello medico.
Come testimonia la madre di Valerio che racconta che il figlio “è cambiato dalla notte al giorno, in lui si è risvegliato un mondo”, specie a livello di socializzazione e non solo perché prende meno medicine. Il figlio mostra più sicurezza in sé e qualche volta, infatti, esce anche da solo quando la prudenza direbbe di non osare oltre la misura. Ma è il limite quello che Valerio vuole saggiare, il suo limite.
Non ha confini invece la sua inventiva. È sviluppatore di programmi per computer e insegna informatica ai ragazzi postcomatosi in riabilitazione presso la struttura Casa Dago dell’Associazione ARCo92 onlus. Ha ricevuto aiuto e ora vuole darne agli altri. Una delle sue passioni è anche il gioco di ruolo dal vivo: un mondo fantasioso e affascinante in cui gruppi di persone si cimentano in avventure ambientate in secoli passati, un gioco in cui “vince chi vive”, chi sfugge all’attacco mortale.
Gli “scontri” tra gruppi si chiamano “campagne”e possono durare anche anni. L’ultima cui ha partecipato è finita perché il suo gruppo “vinceva troppo”, secondo una logica opposta a quello dello sport, dove la vittoria si attribuisce a chi vince tanto, tutto, anche se permane la carica di competizione insita negli uomini.
Personalità composita quella di Valerio che ama raccontare la sua storia, il suo lavoro, i suoi interessi, i suoi allenamenti in cui gli insegnano anche a cadere e a rimettersi in piedi, le sue medaglie, i suoi versi di poeta.
Valerio cerca un posto dove allenarsi con una panca a carico oscillante adeguata alle sue possibilità e ai suoi muscoli, per fare sempre meglio in un percorso di riabilitazione in cui lo sport ha sbaragliato medici e medicine, solitudine e isolamento. L’appello è per ottenere più palestre attrezzate, più allenatori specializzati, più attenzione per tutte le persone che, come Valerio, amano lo sport e vogliono praticarlo sfidando se stessi e gli altri ogni giorno di più. “Citius, altius, fortius” o, per dirla con i suoi versi:
“Correre col vento dei tuoi pensieri
Finchè non senti più i tuoi arti.
Sei uno con la pista.
I pesi non pesano ,
se sei allenato.
Se pesano sono eccessivi per te.
L’obiettivo è aspirare
Di ottenere di più
Dal tuo corpo
E dalla tua mente,
finchè puoi”.

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Angela Teja

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