Dopo la visita in Spagna: vocazioni e impegno dei fedeli in politica

Il Card. Martínez Sistach commenta il viaggio del Pontefice

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di Miriam Díez i Bosch

BARCELLONA, lunedì, 8 novembre 2010 (ZENIT.org).- Tra i “molti frutti spirituali e pastorali” che si aspettano dalla visita che Papa Benedetto XVI ha compiuto questi sabato e domenica in Spagna, il Cardinale Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcellona, confida soprattutto in una promozione delle vocazioni e in un maggiore impegno dei fedeli nella sfera pubblica.

Lo ha confidato parlando con ZENIT riguardo alla visita papale a Santiago de Compostela e a Barcellona. Il Pontefice ha voluto partecipare alle celebrazioni dell’Anno Santo Giacobeo, mentre nella capitale catalana ha presieduto la dedicazione del tempio della Sagrada Familia di Antoni Gaudí.

“Vorrei che grazie alla presenza del Papa e al suo messaggio scoprissimo sempre più che la nostra vita è di Dio e che Egli ce l’ha affidata per realizzare la vocazione che dà a ciascuno”, ha detto il porporato.

“Vorrei che aumentassero le vocazioni al matrimonio cristiano, al sacerdozio, alla vita consacrata e quelle missionarie”, ha aggiunto.

Allo stesso modo, “il Papa ribadisce la vocazione specifica dei laici cristiani, che consiste nel loro coinvolgimento nella vita pubblica. Qui e in generale in tutto il mondo abbiamo bisogno di questa presenza per seminare nelle realtà del mondo i valori del Vangelo”.

Sagrada Familia

Uno dei momenti più importanti della visita papale è stata la dedicazione del tempio della Sagrada Familia di Barcellona, che è ora Basilica minore.

Per il Cardinale Martínez Sistach, “Papa Benedetto XVI ha captato, oltre alla bellezza del tempio, la concezione teologica della chiesa o tempio che aveva Antoni Gaudí e che si armonizza con quella del Santo Padre”.

Hanno attirato il Papa, ha osservato, “la ricchezza simbolica biblica, liturgica e catechetica che Gaudí ha dato al suo progetto”, così come “la vita cristiana esemplare di questo ‘architetto di Dio’ – come egli si considerava”.

“Gaudí attira le folle”, ha proseguito il Cardinale, ricordando che ogni anno il tempio è visitato al suo interno da tre milioni di persone e all’esterno da quattro milioni. “Perché vengono?”, si è chiesto. “Sono attratti dall’armonia, dalla bellezza, dalla simbologia. Penso che il tempio evangelizzi”.

“Gaudí voleva che tutte le sue costruzioni portassero le persone a Dio. Credo che lo abbia ottenuto abbondantemente con il tempio della Sagrada Familia. Si sono verificate delle conversioni, e alcune le conosciamo”.

A questo proposito, ha citato lo scultore giapponese Etsuro Soto, che lavorando nel tempio ha ricevuto il dono della fede per sé e per la moglie.

“Altri esempi di conversione non li conosciamo, ma si sono verificati senz’altro perché la visita al tempio aiuta a riflettere sulla creazione e sulla salvezza come opere di Dio”.

La Sagrada Familia, ha concluso, “è come un ‘atrio dei gentili’ per moltissime persone che non sono ancora dentro la Chiesa, ma a cui la simbologia e la bellezza di questo magnifico tempio danno da pensare”.
[Traduzione dallo spagnolo e adattamento di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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