Dopo la Resurrezione la Pace diventa una "cosa nuova"

Al Regina Caeli, Benedetto XVI spiega le origini della Pasqua cristiana e della solennità della Divina Misericordia

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di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 15 aprile 2012 (ZENIT.org) – Durante il Regina Caeli

Come spiega il Vangelo di Giovanni (cfr. Gv 20,19.26), le apparizioni del Risorto sono tre: nel Cenacolo, la sera stessa della Resurrezione; il primo giorno della settimana; infine, “otto giorni dopo”.

La domenica, quindi, diventa il giorno in cui l’assemblea cristiana “si riunisce per il suo culto proprio, cioè l’Eucaristia, culto nuovo e distinto fin dall’inizio da quello giudaico del sabato”, ha ricordato il Santo Padre.

Celebrare il Giorno del Signore, quindi, è “una prova molto forte della Risurrezione di Cristo, perché solo un avvenimento straordinario e sconvolgente poteva indurre i primi cristiani a iniziare un culto diverso rispetto al sabato ebraico”.

La celebrazione della Pasqua cristiana non è dunque tanto “una commemorazione di eventi passati, e nemmeno una particolare esperienza mistica”, quanto, soprattutto, “un incontro con il Signore risorto”, ha proseguito il Papa.

Questa conoscenza di Cristo, realmente vivo nella dimensione di Dio, va “al di là del tempo e dello spazio, e tuttavia si rende realmente presente in mezzo alla comunità, ci parla nelle Sacre Scritture e spezza per noi il Pane di vita eterna”.

Attraverso i segni della Scrittura e della vita sacramentale, come i primi discepoli, noi uomini del XXI secolo, facciamo concreta esperienza di Cristo, toccando il suo corpo, “un corpo vero, eppure libero da legami terreni”.

Il saluto “Pace a voi!” con cui il Risorto saluta i discepoli, diventa cosa nuova rispetto al tradizionale shalom: la pace, diventa l’unica pace possibile, ovvero quella che “solo Gesù può dare, perché è il frutto della sua vittoria radicale sul male”, ha osservato il Pontefice.

La pace di Cristo è il “frutto dell’amore di Dio che lo ha portato a morire sulla croce, a versare tutto il suo sangue”. Per questo motivo il beato Giovanni Paolo II ha voluto intitolare la prima domenica di Pasqua come domenica della “Divina Misericordia”.

L’icona del Gesù Misericordioso, ha spiegato Benedetto XVI, raffigura Cristo ormai risorto, “e da Lui vivo scaturiscono i Sacramenti pasquali del Battesimo e dell’Eucaristia: chi si accosta ad essi con fede riceve il dono della vita eterna”.

Poco prima della recita del Regina Caeli, il Santo Padre, ha esortato i fedeli presenti ad accogliere “il dono della pace che ci offre Gesù risorto” e a lasciarsi “riempire il cuore dalla sua misericordia”.

Al termine della preghiera mariana, il Papa ha salutato i pellegrini che hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Cardinale Vicario di Roma, Agostino Vallini, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, “luogo privilegiato di culto della Divina Misericordia, dove si venerano in modo particolare anche santa Faustina Kowalska e il beato Giovanni Paolo II”.

Salutando poi i pellegrini di lingua polacca, Benedetto XVI ha rivolto una menzione particolare ai partecipanti alle celebrazioni liturgiche della Domenica della Divina Misericordia nel Santuario di Łagiewniki, luogo dove dieci anni fa, Giovanni Paolo II disse: «Bisogna trasmettere al mondo questo fuoco della misericordia. Nella misericordia di Dio il mondo troverà la pace, e l’uomo la felicità! Affido questo compito a tutti i devoti della Divina Misericordia».

Ai pellegrini di lingua francese, il Pontefice ha poi chiesto di pregare “perché il Signore mi dia la forza di compiere la missione affidami”, con riferimento al VII anniversario della propria elezione come successore di Pietro, che cadrà giovedì prossimo.

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ZENIT Staff

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