Dopo il viaggio, il Medio Oriente guarderà ai cristiani con più favore

Lo ha dichiarato ad ACS il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa

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ROMA, mercoledì, 12 settembre 2012 (ZENIT.org).- «La visita di Benedetto XVI avrà sicuramente un forte impatto sui media e l’opinione pubblica del mondo arabo». E’ quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre padre Pierbattista Pizzaballa, convinto che «il viaggio papale contribuirà ad un’attitudine più positiva nei confronti dei cristiani e della Chiesa non solo in Libano, ma in tutto il Medio Oriente».

Il Custode di Terra Santa esclude che la tre giorni di Ratzinger nel Paese dei Cedri possa avere ripercussioni a livello politico, sebbene ci sia già chi abbia attribuito tale valenza al contenuto dell’Esortazione apostolica post-sinodale – redatta sulla base delle quarantaquattro proposizioni finali dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del 2010 – che sarà firmata nella Basilica di San Paolo ad Harissa il pomeriggio di venerdì 14. «Il senso stesso dell’assise non era fornire istruzioni precise, ma indicare la strada da percorrere».

Per il religioso francescano tra i maggiori risultati del Sinodo vi sono le esortazioni al dialogo ecumenico, alla formazione dei sacerdoti e all’educazione cattolica. «Molti degli argomenti discussi nell’ottobre 2010, primo fra tutti il diritto dei cristiani ad una piena cittadinanza, sono entrati ormai nell’agenda di molti Paesi. Ad esempio l’Egitto». Dall’assemblea speciale del sinodo dei vescovi, le diverse chiese orientali hanno tratto la forza e la preparazione necessaria alla discussione nelle rispettive nazioni. E il ministro provinciale dei Frati minori rigetta fermamente le critiche di chi sostiene che la Chiesa non faccia abbastanza per arrestare il massiccio esodo di fedeli dal Medio Oriente. «Qualsiasi cosa facciamo, non sarà mai sufficiente».

La Chiesa può solo continuare a promuovere l’educazione e intrattenere buone relazioni. «E’ l’unico modo per assicurare la presenza cristiana in questa regione». Certo non si deve cercare protezione, ma ritagliarsi uno spazio nel processo di costruzione delle nuove società, «come sta accadendo in quella egiziana».

Il custode di Terra Santa smentisce infine le tesi apocalittiche relative al futuro dei cristiani in Medio Oriente. «Da oltre mezzo secolo, nelle interviste ai prelati mediorientali si legge la stessa dichiarazione: “stiamo scomparendo”. E’ vero, la nostra comunità si riduce, mentre le altre crescono. Ma noi non scompariremo».

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ZENIT Staff

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