SYM Don Bosco 2015

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Don Vincenzo Cimatti: un salesiano in Giappone

In occasione del 50° della morte, Shalom pubblica un epistolario del venerabile

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Il 6 ottobre 2015 ricorrono i 50 anni della morte del Venerabile, mons. Vincenzo Cimatti, grande missionario e fondatore della presenza salesiana in Giappone. Per l’occasione ZENIT ha rivolto alcune domande a don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale della Congregazione salesiana.

Chi era don Vincenzo Cimatti?

Romagnolo di Faenza, nasce il 15 luglio 1879 da Giacomo e Rosa Pasi, genitori di modestissima condizione economica. Proviene da una famiglia di santi: dei tre figli superstiti, lui è venerabile; la sorella, suor Maria Raffaella, della Congregazione delle Suore Ospedaliere della Misericordia, è stata beatificata il 12 maggio 1996; Luigi, Salesiano coadiutore e missionario in America Latina, morì in concetto di santità. A 3 anni il piccolo Vincenzo è già orfano di padre. Pochi giorni dopo è portato dalla mamma nella chiesa parrocchiale dove predica don Bosco: “Vincenzino, guarda, guarda don Bosco!” e lo tiene sopra la testa di tutti. Salesiano a 17 anni, prete a 24, Vincenzo accumula titoli di studio: diploma di composizione presso il Conservatorio di Parma, laurea in agraria, in filosofia e pedagogia a Torino. Per 20 anni è insegante e brillantissimo compositore nel collegio di Torino-Valsalice.

Come mai è chiamato il “Don Bosco del Giappone”?

Natale 1925: il Rettor Maggiore, il beato don Filippo Rinaldi, lo manda come capogruppo a fondare la missione e l’opera salesiana in Giappone. Vi lavorerà 40 anni. Conquista il cuore dei giapponesi con la sua finezza e con il suo talento artistico: dirige concerti con strepitoso successo e più ancora con la sua bontà. Va dai più poveri, dai bimbi, dai vecchi, dai malati. Apre orfanotrofi, oratori, scuole professionali. Mette in piedi a Tokyo un’editrice.

Nel 1935 la missione di Miyazaki-Oita viene eretta in Prefettura Apostolica e don Cimatti diventa il primo superiore con il titolo di monsignore. “Ma perché volete avvelenarmi il sangue? – scrive subito a Torino – Lasciatemi lavorare tranquillo e senza fronzoli. Lo immaginate don Bosco con i fiocchi e le frange?”. E agli amici d’Italia che gli hanno inviato il corredo da monsignore spedisce indietro tutto: “Vendete e mandatemi i soldi per i miei poveri”. Diventa poi Ispettore. Dopo la terribile prova della guerra, ricostruisce con un coraggio raddoppiato. E poi si ritira per fare posto ai giovani. Morì a 86 anni il 6 ottobre 1965. Aveva detto: “Vorrei morire qui per diventare terra giapponese”. È stato dichiarato venerabile il 21 dicembre 1991.

Come viene ricordato il 50° della sua nascita al cielo?

Diverse sono le manifestazioni programmate, soprattutto in Giappone, alle quali parteciperà anche il vescovo di Faenza, mons. Mario Toso. Inoltre, per tale ricorrenza e sulla scia del bicentenario della nascita di don Bosco, don Gaetano Compri, custode e diffusore della memoria di mons. Cimatti, ha curato una pubblicazione dal titolo: Don Cimatti maestro di vita. Così visse, così scrisse, edito da Shalom. Già il titolo è rivelativo di quella santità di vita che distinse questo grande figlio di Don Bosco. Non si tratta di una biografia, ma del suo insegnamento, della sua spiritualità, basata sui brani più significativi delle sue lettere. Sono 338 brani, messi in ordine cronologico, con brevi parole di ambientazione. Un documento di fede e di direzione spirituale sui più svariati argomenti della vita, secondo la spiritualità di San Francesco di Sales e di Don Bosco. 

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ZENIT Staff

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