Don Pino Puglisi - ©Edizioni Ares

Don Pino. Martire di Mafia

Mons. Vincenzo Bertolone, postulatore della Causa di canonizzazione di Puglisi, ripercorre in un libro la vita e l’opera del sacerdote che mise paura alla mafia

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“Venti, sessanta, cento anni… la vita. A che serve se sbagliamo direzione?”, domandava don Pino Puglisi ai suoi giovani. E concludeva: “Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo”.
Il 26 maggio 2013 Papa Francesco ha ricordato il sacerdote di Brancaccio, freddato dalla mafia, dicendo: “Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto”.
Per raccontare la vita, la storia, il martirio di questo umile ma eroico prete, le edizioni ARES ha appena pubblicato Don Pino martire di Mafia, un libro scritto da monsignor Vincenzo Bertolone, postulatore della Causa di canonizzazione, che vanta la prefazione del presidente del Senato Pietro Grasso. “Se volessi provare a racchiudere la storia di don Pino in tre parole non avrei dubbi. La prima è fede… la seconda parola è coraggio… la terza risurrezione. La mafia non uccide in modo gratuito; lo fa quando percepisce qualcuno come un pericolo per se stessa. Ha eliminato don Puglisi perché ne aveva paura”, scrive Grasso.
Il volume getta nuova luce sul coraggio e sulla fede del beato Puglisi, il parroco di Brancaccio,  modello di sacerdote fra gli ultimi e le periferie dell’umano. Don Pino era un pastore mite e tenace. Un uomo che amava dialogare con chiunque. Un sacerdote coraggioso capace di far riconciliare due madri: quella di un assassino e quella della sua vittima. Un educatore che tentava con ogni mezzo di strappare giovani e bambini dalla strada della malavita a cui sembravano essere destinati.
Don Pino era anche il parroco ‘fastidioso’ che la mafia ha finito con tre colpi di pistola in risposta al bruciante appello di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi. Un martire, quindi, che ha ridato voce a una Chiesa rimasta muta per troppo tempo. Il Beato che ha insegnato un ‘metodo’ alla Sicilia di oggi e del futuro…
Tanti i volti, dunque, di questo semplice prete del Sud elevato agli onori degli altari da Papa Francesco il 25 maggio 2013, alla presenza di oltre 100mila fedeli venuti da tutta Italia. Nel libro mons. Bertolone li svela uno ad uno, ripercorrendo tutte le tappe della vita di Puglisi: dall’infanzia a Palermo alla missione nel quartiere Brancaccio, fino alla morte che, come disse egli stesso agli assassini, si aspettava. Perché lui era un “prete, semplicemente, umilmente e orgogliosamente prete”: volendo essere fedele a se stesso andò incontro col sorriso a un destino che parve a lui per primo già segnato.
Curatore del volume è il giovane giornalista Salvatore Cernuzio, vaticanista per l’agenzia internazionale ZENIT, il quale nella sua Introduzione scrive: “Don Pino è, a tutti gli effetti, un testimone e un martire del nostro tempo; un parroco del sud come tanti, tuttavia ‘straordinario nella sua ordinarietà’, vittima di un sistema di potere come la mafia, basato sulla paura, le estorsioni, le minacce. E su un tacito consenso sociale, purtroppo. Lui contro questa forza oscura, che nella Sicilia del suo tempo era pronta a divorare giovani e adolescenti ha opposto solo la forza del Vangelo. Nulla più”.
Lo stesso don Pino affermava: “La vita vale se è donata. Essere testimoni soprattutto per chi conserva rabbia nei confronti della società che vede ostile. A lui il testimone deve infondere speranza facendo comprendere che la vita vale se è donata”. Per questo a chi gli diceva che stava rischiando la vita, rispondeva serenamente: “Voi avete famiglia. Io non ho nessuno. Non ho né moglie né figli, e anche se mi ammazzano non mi interessa…”.
 

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ZENIT Staff

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