Don Luca Passi, il sacerdote della "carità spirituale"

Domani la sua beatificazione nella basilica cattedrale di S. Marco a Venezia

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Primogenito di undici figli della nobile veneziana Caterina Corner e del conte bergamasco Enrico Passi de’ Preposulo, Luca Passi nasce a Bergamo nel 1789, anno della Rivoluzione francese. La mamma, definita “madre dei poveri”, lo zio mons. Marco Celio Passi e la fervida parrocchia in cui crebbe sono tra i principali “alimenti” della sua vocazione. Nel 1807 entra in seminario ed è in questi anni che egli aderisce alla Congregazione mariana nella quale si pratica l’esercizio della correzione fraterna, “strada per crescere nelle virtù”.

Priore della confraternita del SS. Sacramento, nella parrocchia bergamasca di Calcinate, Luca imposta anche il cuore del suo “metodo”. Si tratta di un piano educativo-pastorale – che nel 1815 prenderà il nome di “Pia Opera di Santa Dorotea” – fondato su alcuni principi: il ruolo della maestra che non è solo istruttivo, ma formativo; il volere una forma personalizzata di intervento nei confronti delle fanciulle; il privilegiare il piccolo gruppo, rispetto alla massa generica; il raggiungere tutte le fanciulle cercandole casa per casa; il procedere in sinergia, con il consenso della famiglia delle fanciulle; l’approdare alla partecipazione della vita cristiana (dottrina cristiana e sacramenti) in parrocchia.

Ordinato sacerdote a Bergamo il 13 marzo 1813, don Luca impiega con slancio la sua vita nel diffondere l’Opera, puntando a rigenerare realtà già esistenti perché operino per la carità spirituale dell’Opera di Santa Dorotea. Il 16 maggio del 1815 entrò a far parte del Collegio apostolico, composto da un gruppo di sacerdoti che si distinguevano per una solida spiritualità e una vivace vita apostolica.

Don Luca fu fortemente colpito dagli influssi e dalle conseguenze della Rivoluzione Francese che segnarono la società italiana dell’Ottocento. Le condizioni di degrado morale della società, l’analfabetismo e l’ignoranza religiosa ebbero una forte ripercussione sui bambini e sui giovani, molte volte abbandonati a loro stessi. In riferimento al profilo religioso-ecclesiale, il forte senso cristiano delle classi popolari si contrapponeva alle classi colte, caratterizzate da un aspro spirito di indipendenza nei riguardi della dottrina e della presenza della Chiesa. In questa società in fermento e carica di tensioni, don Luca maturò la sua vocazione di “missionario itinerante”, titolo che gli fu dato da Papa Gregorio XVI.

Mosso da un forte realismo e da un indomabile zelo per la salvezza delle persone, progettò e realizzò strumenti idonei per la evangelizzazione e la promozione delle classi più deboli, dando espressione concreta a molteplici intuizioni pastorali, tra le quali occupa un posto di primaria importanza la “Pia Opera di S. Dorotea”. Nata dal suo cuore di sacerdote – missionario, come risposta a una esigenza pastorale fortemente sentita, l’Opera mirava a consolidare le giovani generazioni nella fede cristiana, attraverso l’impegno di molte donne che diventavano per loro “amorosa guida”.

Successivamente, don Luca propose la stessa formula apostolica per i ragazzi con l’Opera di S. Raffaele e diede vita al “Progetto morale ed economico”, istituzione di tipo socio-religioso per i giovani della campagne.

L’attività di don Luca confluì, infine, nella fondazione dell’Istituto delle Suore Maestre di S. Dorotea di Venezia, il 6 agosto 1838, affinché si occupasse di sostenere l’attività della Pia Opera. Passi era solito invitare allo zelo apostolico le sue figlie spirituali con le parole: “Chi non arde, non accende”.

Scuole, convitti, case di spiritualità e missioni nate dall’Opera di S. Dorotea sono oggi presenti in varie parti del mondo, dall’Albania all’Africa (Congo, Burundi, Camerun e Madagascar) e all’America Latina (Bolivia, Brasile e Colombia).

Attiva e in crescita, in particolare, è oggi anche l’associazione Cooperatori dell’Opera Santa Dorotea, una realtà di cristiani laici nata dopo il Concilio Vaticano II che raccoglie le “radici” dell’esperienza del Passi il quale, creando nel 1815 l’Opera, pensava in primo luogo ad un gruppo di laici – di donne, in particolare – che, prendendo ispirazione dalle parole del Vangelo di Matteo “Va’ e correggi il tuo fratello”, dessero vita ad un’opera di carità spirituale nel segno del valore evangelico della correzione fraterna.

Don Luca Passi muore a Venezia il 18 aprile 1866. Il suo corpo sepolto a Venezia, nel cimitero di San Michele in Isola, viene esumato nel 1976 e i suoi resti mortali sono poi traslati nella Casa Madre dell’Istituto a Cannaregio 1104/c, dove sono tuttora custoditi in un “luogo della memoria” che conserva una serie di testimonianze ed oggetti che raccontano la sua vita e la sua opera.

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ZENIT Staff

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