Don Giussani e "l'ansia" di educare i giovani alla Fede

L’omelia del vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole, durante la Messa in Cattedrale per il decennale della morte del fondatore di CL

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Quale messaggio ci trasmette oggi don Luigi Giussani? A partire da questa domanda si è snodata l’omelia di mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, durante la Santa Messa celebrata oggi nella Cattedrale con i rappresentanti locali del movimento di Comunione e Liberazione, in occasione del decennale della morte del loro fondatore.

Il presule si è soffermato sul Vangelo di Marco che “fissa in un fotogramma Gesù mentre respinge gli attacchi di Satana, nel deserto”. Come il Papa nell’Angelus di stamane, anche mons. D’Ercole ha ricordato che anche noi “all’inizio della Quaresima, siamo spinti dallo Spirito nel deserto con Gesù per rivedere la nostra vita, e imparare da Gesù a lottare contro Satana con le armi della preghiera, del digiuno e della carità fraterna”. 

“Tutti noi siamo messi alla prova” ed essere tentati “comporta dover scegliere tra due amori: noi stessi o Dio”. Per questo la Quaresima invita a “convertirsi” – ha spiegato il vescovo -, ovvero “credere nel Vangelo, è fidarsi e affidarsi a Gesù”.

Ma come si inserisce la figura di don Giussani in questo contesto? Anzitutto, ha rimarcato mons. D’Ercole, egli “ha avvertito con forza il richiamo alla centralità di Cristo nella vita dell’uomo”, e in tutti i suoi scritti e le sue riflessioni “ci comunica la sua passione per l’uomo e il Mistero di Cristo”.

Don Giussani “immerge lo sguardo nel mistero della persona”, ha aggiunto, e “tutta la sua vita è stata il tentativo di comunicare a chiunque incontrasse ciò di cui aveva fatto esperienza. Quando scoprì che il Mistero di Dio ha preso carne per far compagnia agli uomini,quello fu per me – annotava -il mio bel giorno, eda allora l’istante non fu più banalità per me”. Per questo motivo “riusciva a stupirsi di tutto”, perché “tutto era segno che indicava ‘più in là, secondo il verso di una poesia di Montale, che egli amava tantissimo: ‘Ogni cosa reca scritto più in là. Questo ‘più in là’ don Giussani l’ha cercato tutta la vita”.  

Ma c’è un secondo messaggio che il fondatore di CL ci trasmette oggi: “l’ansia di educare i giovani alla Fede”. D’Ercole ha ricordato una nota biografica del sacerdote che, ancora giovane, verso la fine degli anni ’50, iniziò a svolgere il suo ministero in una parrocchia milanese. “Prese così a incontrare in confessionale i primi giovani e non fece fatica a capire il problema, che motiverà tutto il suo tentativo educativo e di proposta cristiana: quei giovani erano cristiani per tradizione e non per convinzione. Di fronte alle difficoltà che incontravano a scuola erano disarmati, perché non avevano alle spalle un percorso di fede. Volle allora dedicarsi all’insegnamento della religione nel liceo milanese Berchet, per dare a quei ragazzi la possibilità di conoscere quello che lui stesso aveva conosciuto”.

“Quest’intuizione di don Giussani è quanto mai attuale anche oggi”, ha affermato il vescovo di Ascoli, domandando: “perché i ragazzi non si appassionano al Vangelo? Perché dopo la cresima si assiste a un esodo di adolescenti in massa dalle chiese? Perché tante famiglie, pur di tradizione cristiana, vivono come se Dio non esistesse?”

La risposta è purtroppo semplice: questi giovani “non hanno incontrato e conosciuto Gesù Cristo”. E, dunque, “come ci si può innamorare di chi non si conosce?”. Secondo il vescovo, ci troviamo di fronte “al dramma della silenziosa apostasia di molti fedeli, che continuano a dirsi cristiani senza più essere ‘credenti’”.

Davanti a tale situazione, risuonano vigorose le parole di Giussani: “Per favore mandateci in giro, noi clero, mandateci in giro nudi per le strade, toglieteci tutto, ma non toglieteci la possibilità di educare”.”Mi è stato fatto il dono della fede perché io la comunichi”, affermava infatti il Servo di Dio.

Di fatto “non è questa la missione di ogni cristiano? Annunciare, testimoniare Cristo…”, ha rimarcato il presule. Ma per portare a compimento questa missione “è indispensabile immergersi in Cristo e sperimentare la bellezza del suo incontro. E’ indispensabile conservare la centralità di Cristo, come ha sempre fatto il vostro Fondatore “. 

In tal senso, don Giussani “lascia alla Chiesa, ma in particolare a voi di CL, un’eredità impegnativa”, ha evidenziato mons. D’Ercole. Pertanto, ha pregato, “vi aiuti dal Cielo a mantenervi fedeli al suo carisma”. Ha quindi concluso esortando a far giungere il lavoro del movimento, a livello locale, in tutte le Università, le scuole e gli “ambienti ” del mondo giovanile, facendo tesoro “del patrimonio culturale, ideale e spirituale” trasmesso dal fondatore. Perché il cristianesimo “è un fatto, un evento reale nella nostra vita, che ha la forma di un incontro, e invita chiunque a verificarne la pertinenza alle esigenze della vita di ogni giorno”.

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ZENIT Staff

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