"Don Bosco continua a vivere". Chiusi i festeggiamenti del Bicentenario

Stamane la Messa a Colle Don Bosco celebrata dal Rettor Maggiore, il quale ha rilanciato l’impegno della Famiglia Salesiana a dare risposte urgenti alle crisi ed emergenze di oggi

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Si sono conclusi i festeggiamenti in onore dell’anno bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco dopo una preparazione di tre anni in cui si è approfondito ​la su​a storia, pedagog​i​a e spiritualità​. Un anno ricco di eventi per celebrare il Santo dei Giovani, non solo per esaltarne la memoria, ma – principalmente – per mantenerne vivo l’insegnamento e renderlo pratica di vita quotidiana.

Gli ultimi cinque giorni sono stati all’insegna della gioventù salesiana perché, come ricordato da don Ángel Fernández Artime, X successore di Don Bosco, “come Famiglia Salesiana è possibile immaginare di festeggiare il compleanno di Don Bosco solo con i giovani, in mezzo ai giovani”. L’ultimo appuntamento si è tenuto questa mattina, sul piazzale del Colle Don Bosco gremito di fedeli, con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Rettor Maggiore, alla presenza della famiglia salesiana e delle autorità religiose e civili.

L’evento è stato preceduto dall’arrivo dei 5000 partecipanti a SYM che, nel pomeriggio di sabato, partendo da Castelnuovo, hanno raggiunto a piedi Colle Don Bosco per la veglia notturna in onore del Santo. Dopo la celebrazione, è stato proiettato sui maxischermi l’Angelus di Papa Francesco, il quale, durante i saluti, ha detto: “Un saluto speciale rivolgo ai numerosi giovani del Movimento Giovanile Salesiano, radunati a Torino nei luoghi di San Giovanni Bosco per celebrare il bicentenario della sua nascita; li incoraggio a vivere nel quotidiano la gioia del Vangelo, per generare speranza nel mondo”.

Anche don Artime, nella sua omelia, ha voluto parlare diretttamente ai giovani rappresentanti di tutto il mondo salesiano presenti. “Siete stati la ragione del vivere sacerdotale e pastorale di Don Bosco, e lo siete oggi per tutti noi”, ha detto. Ha quindi ricordato il suo personale desiderio, espresso un anno fa durante la Celebrazione che apriva l’anno di festeggiamenti del Bicentenario della nascita del Santo, ovvero che “questo Bicentenario sia un’opportunità per un vero rinnovamento spirituale e pastorale della nostra Famiglia, un’occasione per rendere più vivo il carisma e rendere più attuale Don Bosco come sempre lo è stato per i giovani”.

Un desiderio esaudito dopo 12 mesi, ha confermato il Rettor Maggiore, visto che questo speciale anno è stato “una opportunità per vivere con rinnovata convinzione e forza la missione affidataci, sempre per il bene dei ragazzi e ragazze, adolescenti e giovani di tutto il mondo, specialmente i più necessitosi, i più poveri e fragili”. Ma è stato anche un modo per ricordare “che il carisma salesiano è un dono che Dio, attraverso Don Bosco, ha fatto alla Chiesa e al mondo. Si è formato nel tempo, fin da quando stava seduto sulle ginocchia di Mamma Margherita, poi con l’amicizia di buoni maestri di vita e, in particolar modo, nella vita quotidiana in mezzo ai giovani”.

“Il Bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco è stato un anno giubilare – ha aggiunto poi il religioso – un ‘anno di Grazia’, che abbiamo vissuto come Famiglia Salesiana e giovani del mondo salesiano con un senso di gratitudine al Signore, con un senso di umiltà ma anche di grande gioia”. Esso “ha voluto essere per tutti noi, e in particolar modo per il mondo salesiano, una preziosa occasione che ci è stata offerta per guardare al passato con gratitudine, al presente con speranza, e per sognare il futuro di missione evangelizzatrice e educativa della nostra Famiglia Salesiana con forza e novità evangelica, con coraggio e sguardo profetico, lasciandoci guidare dallo Spirito che sempre ci sarà accanto nella ricerca di Dio e ci spinge ad essere, in primo luogo Evangelizzatori, annunciatori del Regno e di Gesù Cristo”.

Concentrandosi poi sulla figura di Giovanni Bosco, definito come “profondamente uomo di Dio, ricco delle virtù della sua gente, aperto alle realtà terrestri”, il suo X successore ha ricordato l’attenzione del Santo torinese per i più piccoli e svantaggiati, che egli “ha servito in modo singolare ed unico”. Come ricordava infatti lo stesso Papa Francesco nella sua lettera a tutta la Famiglia Salesiana, intitolata Come Don Bosco, con i giovani e per i giovani, don Bosco “ha vissuto il dono totale di sé a Dio come uno stimolo per la salvezza delle anime e la fedeltà a Dio ed ai giovani in un unico atto d’amore”.

Atteggiamenti che lo hanno spinto ad “uscire” e a realizzare “scelte coraggiose” come quella “di dedicarsi ai giovani più poveri, con l’intenzione di fondare un vasto movimento di poveri per i poveri, con l’intenzione di estendere questo servizio oltre i confini di lingua, razza, cultura e religione, grazie ad un zelo missionario. Egli attualizzò questo progetto con stile di accoglienza, allegria e simpatia, nell’incontro personale e nell’accompagnamento di ciascuno”,  ha sottolineato don Artime. Ha quindi invitato a “celebrare e ringraziare Dio per la sua vita”, ma anche a “celebrare e ringraziare per la nostra propria vita”, perché “ognuno di noi, in diversi modi e gradi, si è visto coinvolto nella storia di questo piemontese universale”.

“Siamo eredi di un grande uomo – ha proseguito il numero uno dei salesiani – un vero figlio del suo tempo e un vero tessitore della storia, un uomo straordinario, ma umile e in mezzo agli ultimi, che ispirato alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales, ha dato origine a un vasto movimento di persone sempre in cammino, messi in moto, dalla periferia di Torino alle diverse periferie esistenziali e geografiche. Siamo eredi di un’eredità che viene sviluppata, trasmessa e fecondata con le proprie opzioni di vita e la donazione piena di noi stessi per farla feconda e ancora più ricca”. 

“Don Bosco continua a vivere”, ha soggiunto Artime, auspicando che “il figlio di Margherita, la donna forte e saggia, che ha trasmesso a lui la saggezza e la ricca tradizione della campagna monferrina, e ha condiviso con lui, i suoi ragazzi e primi salesiani l’avventura degli inizi dell’oratorio, continui ad accompagnare la sua opera”. E anche che “Maria, Ausiliatrice e Madre, che ha fatto tutto sin dall’origine, ci aiuti a essere creativamente fedeli e a dare continuità e fecondità all’opera iniziata da Dio 200 anni fa”.

Quindi, ricordando ancora le parole del Pontefice nella sua missiva, il Rettor Maggiore ha concluso rimarcando che “celebrare il Bicentenario è percorrere un cammino di fedeltà al Signore che il carisma salesiano ci chiede, a noi, donne e uomini della Famiglia Salesiana, affinché siamo in grado di prendere decisioni coraggiose come ha fatto Don Bosco, essendo pratici, dando risposte urgenti, con l’adeguata educazione nelle situazioni di crisi e di emergenze, che si vivono nella società di oggi”.
 
[S.C.]

 

 

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ZENIT Staff

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