Dolore dei Vescovi per la depenalizzazione dell'aborto a Città del Messico

La lotta per il diritto alla vita dei concepiti prosegue, affermano

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di Jaime Septién 

CITTA’ DEL MESSICO, domenica, 31 agosto 2008 (ZENIT.org).- I Vescovi del Messico si sono pronunciati pubblicamente sulla decisione della Corte Suprema messicana di ratificare la legge che depenalizza l’aborto, affermando che “la vita umana è un dono, un regalo e un diritto che si deve sempre valorizzare, curare e proteggere”.

I presuli lo hanno dichiarato dopo essere venuti a conoscenza della decisione presa dalla maggioranza dei Ministri che compongono la Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN), in cui si ratifica la vigenza costituzionale della legge che depenalizza l’aborto fino a 12 settimane di gestazione nel Distretto Federale.

Questo giovedì, otto degli undici Ministri che compongono la plenaria della SCJN si sono espressi contro il provvedimento con cui si voleva revocare la costituzionalità della legge che depenalizza l’interruzione di gravidanza nella capitale messicana, entrata in vigore nell’aprile 2007. 

Con questa decisione si apre la possibilità che in altri Stati del Paese si legiferi al riguardo e si promuova la legalizzazione dell’aborto.

In un comunicato stampa firmato dal presidente e dal segretario della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), rispettivamente monsignor Carlos Aguiar Retes e monsignor José Leopoldo González González, a nome di tutti i Vescovi del Paese, si è rivolto un appello affinché in Messico si sia consapevoli dell’importanza di difendere la vita. 

“Questa presa di coscienza inizia evidentemente rispettando e difendendo la vita dal suo concepimento fino alla morte naturale. Nel contesto di questa riflessione, rivolgiamo un appello alla società nel suo insieme a lottare per difendere ogni embrione umano, perché il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo fin dal concepimento deve essere un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione”, sottolineano nel comunicato i presuli messicani.

Più avanti, segnalano che “il diritto alla vita compare in modo chiaro e concreto negli articoli 1, 14 e 22 della Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani, da cui si deduce il principio di uguaglianza di tutti gli individui che si trovano sul territorio nazionale, mediante il quale viene loro concesso il godimento dei diritti consacrati dalla stessa Costituzione, proibendo la schiavitù e ogni tipo di discriminazione, e quindi che alcuno possa essere privato, tra gli altri diritti, della vita”. 

I dibattiti nei quali è stata presa la decisione della SCJN si sono protratti per quattro giorni e sono stati seguiti da migliaia di Messicani attraverso la televisione, nella fattispecie mediante il Canale Giudiziario, che ha presentato in diretta gli atteggiamenti e le posizioni dei Ministri come aveva fatto in precedenza con le udienze pubbliche alle quali hanno partecipato esperti favorevoli e contrari alla depenalizzazione dell’aborto.

Per quanto riguarda la decisione presa dalla Corte Suprema di Giustizia della Nazione, i Vescovi messicani hanno affermato chiaramente che il compito “che hanno la società e i legislatori perché la Costituzione del nostro Paese riconosca esplicitamente i diritti del concepito, che è un elemento fondamentale per il consolidamento della cultura della vita”, continua. 

“Non sarà mai moralmente accettabile l’erezione di un diritto su un altro, ancor più se si tratta del principio della vita umana, che si origina nel momento stesso del concepimento”.

Venerdì si sono verificate manifestazioni di protesta da parte degli organismi pro-vita, soprattutto nella capitale del Paese, mentre l’Arcidiocesi primaziale del Messico ha emesso un comunicato in cui è stata criticata la decisione della SCJN e si è rivolto un appello alla coscienza della società affinché nel Paese non si continui ad attentare contro il Quinto Comandamento, perché l’aborto non è altro che un omicidio. 

Nella parte finale del comunicato dei Vescovi riuniti nella CEM, questi concordano nel segnalare che la società messicana “ha sete di uno Stato di diritto che difenda tutti i cittadini e anela a una cultura della vita che faccia del nostro Paese un luogo di convivenza civile e positiva. Per questo, preoccupiamoci del fatto che nessuno sia mai escluso dallo sviluppo umano”.

“La Chiesa, fedele alla sua missione, vede in questi segni una straordinaria occasione per assumere il suo impegno sociale nella formazione di una coscienza cristiana che contribuisca alla costruzione del bene comune”. 

“Lavoriamo e collaboriamo tutti insieme per garantire il diritto alla vita di tutte le persone, senza cui non c’è esistenza e non si godono tutti gli altri diritti, da cui dipende il futuro del nostro Messico”, conclude il comunicato della CEM.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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