“Dionysus”: Tebe è ancora tra noi

Convincente riadattamento al Vascello di Roma de “Le Baccanti” di Euripide

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Con grande consenso di critica e di pubblico, al Teatro Vascello di Roma è andata in scena la prima di Dioniysus, tratto da Le baccanti di Euripide dal 4 al 12 marzo, per la regia di Daniele Salvo, anche attore protagonista nei panni del dio del vino, dell’irrazionale e del piacere carnale. La tragedia proseguirà il suo viaggio in Italia, il prossimo anno, ripartendo dalla capitale, che tanto successo gli ha procurato.
Grande merito del regista è aver riprodotto fedelmente l’originale racconto di Euripide, senza farsi remore di mettere in scena riti crudeli e barbarici e la grave vendetta della divinità sui regnanti di Tebe, rei di non aver creduto alla sua esistenza.
Agghiacciante è già la prima scena, dove Daniele Salvo alias Dioniso, in piedi su un colle, forse il Monte Citerone, promette di vendicare l’onore di sua madre, Semele, derisa e vituperata dai suoi stessi familiari – la famiglia reale di Tebe – per averlo dato alla luce, senza un marito al fianco, increduli che lo avesse concepito con Zeus. Al suo ingresso, si resta attoniti dalla sua potenza vocale: un timbro dinamico e forte, che alterna un suono acuto a un tono gutturale, terrificante nella sua estensione. La voce, utilizzata a pieno, come il migliore e più duttile degli strumenti musicali, al pari del corpo, che similmente al teatro danza, con gesti solenni ed euritmici, aggiunge gravità al personaggio. Con le corna taurine sul capo e il tirso sulla mano destra, il suo bastone rituale, che agita a ritmo con gli spasmi delle baccanti, che sono invase da un furore demoniaco, al richiamo del dio.
Ed è già questa una prima vendetta, di Dioniso, già venerato in Tracia ma ancora rinnegato in Grecia, trasformare tutte le donne di Tebe in invasate, adoratrici di Bacco, in fuga dalle proprie famiglie e prole per darsi ai baccanali, i misteri del dio. Riti segreti, praticati nei boschi, per lo più dalle sole donne, che ne difendevano la solennità, con immane aggressività e smisurata forza, scagliandosi come fiere contro chi volesse spiarle.
Un discorso a sé meritano i costumi, le scene e gli effetti speciali, davvero eccellenti. Le vesti delle menadi hanno uno charme atavico e spaventoso, che ipnotizza il pubblico: lunghe parrucche bionde munite di corna e maschera sugli occhi, ampie tuniche con vertiginosi spacchi, per consentire di vedere le cosce vibrare durante “l’invasamento dionisiaco”. Le scene anch’esse molto toccanti, con proiezioni di visual feroci e danze macabre ma allo stesso tempo sensuali, che catturano lo spettatore. La tecnica recitativa è volutamente molto muscolare e corporea, quasi una danza, così come le voci che modulano suoni gravi, primitivi, simili al guaire delle bestie.
Due ore e dieci di prove fisiche e recitative di alto profilo, per gli eccellenti interpreti: la superba Manuela Kustermann (Agave), l’insuperabile Daniele Salvo (Dioniso), la bravissima Manuela Giglio (baccante e secondo messaggero) e l’esaltante Simone Ciampi (primo messaggero), oltre a Paolo Bessegato (Cadmo), Ivan Alovisio (Penteo), e Paolo Lorimer (Tiresia).
Memorabili, instancabili e valenti sono le attrici nei panni delle baccanti, sottoposte a ritmi forsennati per tutta la durata della pièce, vera e propria attrazione per gli astanti, abbagliati dalla loro sensualità e avvenenza.
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DIONYSUS
IL DIO NATO DUE VOLTE
da LE BACCANTI di Euripide
regia di Daniele Salvo
 

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Rita Ricci

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