Dio viene nel mondo per "far risplendere la sua luce nella notte"

In occasione dell’Udienza Generale, Benedetto XVI riflette sul “disegno di benevolenza” del Creatore

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di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 5 dicembre 2012 (ZENIT.org) – La preghiera di San Paolo apostolo contiene spunti utili per vivere il tempo dell’Avvento, nel contesto dell’Anno della Fede. Su questo tema si è articolata la catechesi di papa Benedetto XVI in occasione dell’Udienza Generale.

L’inno di lode di San Paolo (cfr. Ef 1,3-14) è rivolto al “progetto di Dio nei confronti dell’uomo, definito con termini pieni di gioia, di stupore e di ringraziamento, come un ‘disegno di benevolenza’ (v. 9), di misericordia e di amore”, ha spiegato il Papa.

Questa benedizione guarda all’azione di Dio nella “storia della salvezza”, culminata nell’incarnazione, morte e resurrezione di Gesù e “contempla come il Padre celeste ci abbia scelti prima ancora della creazione del mondo, per essere suoi figli adottivi, nel suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo (cfr Rm 8,14 ss.; Gal 4,4 ss.)”.

Fin dall’eternità, quindi, siamo tutti quanti parte di un “grande progetto che il Padre ha custodito in se stesso” e che Lui stesso ci rivela “nella pienezza dei tempi” (cfr, Ef 1,10), frutto di un “disegno di benevolenza della ragione eterna di Dio”.

Tale “disegno di benevolenza” è definito da San Paolo come “il mistero” della volontà divina, “nascosto e ora manifestato nella Persona e nell’opera di Cristo”. L’iniziativa divina, infatti, “precede ogni risposta umana: è un dono gratuito del suo amore che ci avvolge e ci trasforma”.

L’essenza della volontà divina risiede nel «ricondurre a Cristo, unico capo, tutte le cose» (v. 10). Un concetto, quest’ultimo, che Papa San Pio X utilizzò nel suo motto “Instaurare omnia in Christo”, nonché nella consacrazione del mondo al Sacro Cuore di Gesù.

Con l’incarnazione di Cristo il “disegno di benevolenza” del Padre viene rivelato all’umanità, non come un semplice “insieme di verità” ma come una persona, un Dio fattosi uomo che si è “auto-comunicato” a noi.

Nella Costituzione Dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II è scritto espressamente: «Il Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr Es 33,11; Gv 15,14-15) e vive tra essi (cfr Bar 3,38) per invitarli e ammetterli alla comunione con Sé» (DV 2).

Con le sole forze della sua “intelligenza” e delle sue “capacità” l’uomo “non avrebbe potuto raggiungere questa rivelazione così luminosa dell’amore di Dio”, ha osservato Benedetto XVI. Quindi Dio “ha aperto il suo Cielo e si è abbassato per guidare l’uomo nell’abisso del suo amore”.

Inoltre la “comunione in Cristo per opera dello Spirito Santo” non è qualcosa che va a “sovrapporsi alla nostra umanità, ma è il compimento delle aspirazioni più profonde, di quel desiderio di infinito e di pienezza che alberga nell’intimo dell’essere umano, e lo apre ad una felicità non momentanea e limitata, ma eterna”.

Di fronte alla Rivelazione di Dio, l’uomo può corrispondere con un “atto di fede”, lasciandosi afferrare, per usare un’espressione agostiniana, “dalla Verità che è Dio, una Verità che è Amore”.

È solo cambiando profondamente il proprio approccio alla realtà che l’uomo può vivere una vera “conversione” ed un “cambiamento di mentalità”, trovando in Cristo la “roccia” su cui dare stabilità al disegno d’amore divino.

C’è, quindi, “un legame tra lo stare e il comprendere” che fa della fede una accoglienza della “visione di Dio sulla realtà” nella propria vita, una disponibilità a lasciarci guidare da Dio “con la sua Parola e i Sacramenti nel capire che cosa dobbiamo fare, qual è il cammino che dobbiamo percorrere”.

Al tempo stesso “comprendere secondo Dio” e secondo la Sua volontà, guardare il mondo con i Suoi occhi, “rende salda la vita” e ci permette di “non cadere”.

Il tempo liturgico in corso, l’Avvento, è un momento propizio per porsi “di fronte “al luminoso mistero della venuta del Figlio di Dio”, al Suo “disegno di benevolenza” che può permetterci di vivere “in piena comunione di gioia e di pace con Lui”.

L’Avvento, quindi, “ci invita ancora una volta, in mezzo a tante difficoltà, a rinnovare la certezza che Dio è presente: Egli è entrato nel mondo, facendosi uomo come noi, per portare a pienezza il suo piano di amore”.

Diventando uno di noi, ha concluso il Santo Padre, Dio vuole nuovamente “far risplendere la sua luce nella notte”, per mezzo della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità, chiedendoci di diventare “segno della sua azione nel mondo”.

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ZENIT Staff

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