Dio che salvi, pietà di me

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Lc 18,35-43

Lettura

L’episodio del Vangelo di oggi sottolinea l’importanza della preghiera non solo come richiesta ma anche come lode. Il cieco è la metafora in cui versa l’uomo lontano da Dio. La nostra cecità è la non conoscenza di Dio aggravata dalla presunzione di sapere tutto. L’incontro con il Signore che passa per le nostre strade non è un dato scontato, è un qualcosa che si prepara, frutto di una ricerca e di uno sforzo che ha delle esigenze ben precise.

Meditazione

L’atteggiamento della folla è d’impedimento all’incontro, anziché facilitarlo; è infastidita, non vuole sentire e accogliere il grido di dolore, che è imbarazzante per quel momento di festa e dunque inappropriato, perciò va subito zittito. È Gesù che deve ridimensionare l’euforia cieca della folla e invitare l’uomo a non tacere e a venire da lui. Il cieco fa appello a Gesù e alla sua missione, “Dio salva”; non si accontenta di essere spettatore marginale di questo passaggio di salvezza, ma ne vuole fare esperienza. Il cieco non chiede segni per vedere e riconoscere. Egli “sente”, ed è questo sentire che lo smuove dalla sua condizione di emarginato, che gli permette di alzarsi e liberarsi dal peso del mantello che lo tratteneva al ciglio della strada. Molto spesso crediamo di non avere nulla, ma quel po’ che possediamo ci è difficile lasciarlo, ci trattiene schiacciati e avvolti in noi stessi al punto da far divenire nostro tesoro la nostra stessa condizione di miseria e di dolore. Il cieco lascia il suo mantello, ripone tutto se stesso nella voce di chi ha individuato come possibilità di salvezza e la segue senza esitazione. Ora è pronto all’incontro e al dono della presenza viva con Cristo. Gesù non rinuncia a essere possibilità di salvezza nemmeno per quella folla che è d’impedimento al manifestarsi della grandezza dell’incontro autentico. Chiede perché possa finalmente vedere anch’essa. Invita a guardarsi dentro, a prendere piena consapevolezza del proprio stato e a dargli finalmente voce, per mettere in grado di accogliere il suo dono di salvezza. Gesù non ci vuole passivi nella sua opera di salvezza, schiacciati sotto il peso della nostra miseria, ma capaci di assumerla pienamente e con il suo aiuto, di liberarcene per poterlo seguire sulla strada del regno come persone libere e totalmente rinnovate, affinché la novità che ci dona sia un canto di lode al Padre.  

Preghiera

«Se sapessimo guardare la vita con gli occhi di Dio, vedremmo che nulla è profano nel mondo, ma che al contrario tutto ha parte nella costruzione del regno di Dio. Così, avere la fede non è soltanto alzare gli occhi verso Dio per contemplarlo, ma è pure guardare la terra, ma con gli occhi del Cristo» (M. Quoist, Preghiere).

Agire

Non essere sordo alle richieste d’aiuto che oggi mi vengono presentate.

Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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