Diminuzione degli aborti? Non "grazie a", ma "nonostante" la Legge 194

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ROMA, domenica, 13 aprile 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito per la rubrica di Bioetica l’intervento di Carlo Casini, già magistrato di Cassazione e membro del Comitato Nazionale per la Bioetica. E’ presidente del Movimento per la Vita italiano, membro della Pontificia Accademia per la Vita e docente presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma.

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I sostenitori dell’interruzione volontaria di gravidanza sostengono che dopo trent’anni di applicazione della Legge 194 gli aborti sono diminuiti. E’ merito delle legge?

È un’ affermazione irragionevole. È vero che la cifra annuale degli aborti registrati è andata crescendo dal 1978 al 1982-83 fino a superare le 230.000 unità, mentre da tempo si è stabilizzata su 130-140.000. Ma questa diminuzione, purtroppo, può essere apparente e comunque dovuta a cause socio-demografiche estranee alla legge.

A chi pensa che l’aborto sia un male perché sopprime una vita umana, interessa il numero complessivo degli aborti, non soltanto di quelli registrati. Ora, a parte quelli clandestini di tipo, diciamo, tradizionale, a quelli legali vanno aggiunti quelli di tipo nuovo, tanto clandestini da essere inconoscibili, causati dalle varie “pillole del giorno dopo”, che trent’anni fa non esistevano. Il Corriere della Sera ha dato la notizia che ogni anno vengono vendute circa 350.000 confezioni di “pillole del giorno dopo”. L’aborto non è avvenuto se non vi era stato concepimento. Ma come non pensare che in molte decine di migliaia di casi vi è stata la eliminazione dell’embrione impedendogli di raggiungere la mucosa uterina? Inoltre, bisogna considerare che per effetto del crollo delle nascite le donne in età feconda nel 1982-1983 erano molto più numerose di quelle capaci di generare negli anni 2000. Va poi considerato il marcato innalzamento dell’età matrimoniale. Come risulta dalle relazioni ministeriali, l’ aborto italiano è prevalentemente di tipo familiare. È pensabile che una consuetudine di vita garantita dal patto matrimoniale porti ad una maggior frequenza di rapporti sessuali e ad una minore determinazione nell’evitare i concepimenti non voluti. Se le cose stanno così, è comprensibile che il mutamento sociologico possa avere contribuito alla diminuzione delle I.V.G.. Insomma, è dubbio il calo complessivo della eliminazione dei concepiti prima della nascita. Tuttavia è sperabile e chi vuol difendere la vita non può non auspicarlo.

Ma, posto che la diminuzione sia reale, sorge una seconda più decisiva domanda: per quale ragione tale riduzione sarebbe stata prodotta dalla L. 194? Quale sarebbe stato il meccanismo? Certamente non quello dell’intervento consultoriale, che avviene in una minoranza di casi e che tutti riconoscono non essere stato affatto applicato nella direzione della difesa della vita, ma semmai per consolidare la scelta abortiva.

In effetti gli “abortisti” sostengono che la riduzione sarebbe stata prodotta dalla contraccezione. Domanda: mettendo da parte le riserve della Chiesa e senza prendere in considerazione la natura eventualmente abortiva di taluni mezzi farmacologici e meccanici (spirale), classificati tra i contraccettivi, posto che effettivamente l’uso più diffuso dei contraccettivi abbia compresso gli aborti, cosa avrebbe impedito di farne propaganda senza la Legge 194? Anzi, vi sarebbe stata una ragione in più per ricorrere al loro uso, di fronte alla impossibilità di ricorrere all’aborto per porre “rimedio” ad una gravidanza non voluta!

La verità è che se una diminuzione vi è stata, la causa non è la contraccezione ma qualcosa di diverso. La riprova viene dalla Francia, dall’Inghilterra e dal confronto tra le varie regioni di Italia. Francia e Regno Unito hanno una popolazione più o meno uguale a quella italiana e leggi – almeno in Francia – simili a quella italiana. Certamente in questi Paesi la contraccezione è più diffusa che in Italia. In particolare, la “pillola del giorno dopo” e la Ru486 proprio in Francia hanno trovato la più estesa diffusione. Eppure proprio nel Paese transalpino e in Gran Bretagna gli aborti, che qualche decennio fa erano un numero minore che da noi, sono andati progressivamente aumentando fino a raggiungere cifre che superano le 200.000 unità all’anno. Come spiegare questo fenomeno? Evidentemente la contraccezione non comprime le interruzioni volontarie della gravidanza. Alla stessa conclusione si giunge confrontando il numero degli aborti nelle varie regioni d’Italia. Nessuno può sostenere che Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lombardia facciano un uso della contraccezione minore che in Sicilia, Calabria, Altro Adige o Veneto. Eppure le I.V.G. sono più numerose nelle aree dove la contraccezione è più diffusa.

Dunque la sperabile riduzione degli aborti va spiegata non con la Legge 194 né con la contraccezione. Vi deve essere un fattore diverso. Come non pensare al lavoro del Movimento per la Vita e dei CAV (nel 2008 sarà raggiunta probabilmente la cifra di 100.000 bambini aiutati a nascere) e molto di più a una maggiore disponibilità diffusa nel tessuto sociale ad ascoltare l’incessante messaggio della Chiesa e dei grandi Pontefici, da Giovanni Paolo II – il Papa della Vita! – a Benedetto XVI? La difesa della vita nascente passa prioritariamente attraverso la mente ed il cuore della gente e forse, nonostante la crescente secolarizzazione e scristianizzazione, in Italia resta, più che altrove, la disponibilità ad ascoltare il messaggio cristiano.

Dunque se vera riduzione vi è stata, il merito non è della legge.

Per ridurre il fumo delle sigarette ne viene proibito l’uso nei locali pubblici e nei mezzi di trasporto. Se vi fosse scritto “si può fumare” o, addirittura “offriamo gratuitamente le sigarette” non credo che si fumerebbe di meno. È strana l’idea che dicendo “si può abortire” e talora “è tuo diritto fondamentale abortire, se vuoi” si possa automaticamente disincentivare il ricorso alla I.V.G.. Si può concludere che se vera riduzione vi è stata, ciò non è avvenuto a causa della legge, ma nonostante la legge. Soprattutto per merito della cultura che si oppone alla legge.

In risposta a tante altre domande sulla legge 194, e questioni relative alla cultura della vita, Carlo Casini ha appena pubblicato il libro “A trent’anni dalla Legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza” (Cantagalli, 160 pagine, 7,50 Euro).

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ZENIT Staff

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