Diede la vita per salvare gli ebrei

Il Giusto tra le nazioni Odoardo Focherini sarà beato

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di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 11 maggio 2012 (ZENIT.org) – Trentasette anni, padre di sette figli, marito esemplare, cattolico fervente, direttore diocesano dell’Azione Cattolica,  amministratore de l’Avvenire d’Italia, salvò 105 ebrei dalla deportazione nazista. Fu preso mentre assisteva un ebreo malato. Internato nel lager di  Hersbruck, morì il 27 dicembre del 1944. Il suo esempio di martire eroico ha stupito tutti quelli che hanno conosciuto la sua storia.

Ieri, 10 maggio, il Santo Padre Benedetto XVI nel corso dell’udienza con il Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la Congregazione a promulgare, tra gli altri, il decreto riguardante “il martirio del Servo di Dio Odoardo Focherini, Laico, nato a Carpi (Italia) il 6 giugno 1907 e ucciso, in odio alla Fede a Hersbruck (Germania) il 27 dicembre 1944”.

Il 6 giugno 2007 nel ricordare il centenario della nascita di Focherini, il Pontefice Benedetto XVI scrisse in un messaggio inviato alla diocesi di Carpi, è “un’indimenticabile figura di sposo cristiano, il cui virtuoso esempio continua a parlare alla Chiesa di oggi”. Il messaggio papale ricorda il centenario della sua nascita (6 giugno 1907). 

In quell’occasione il Papa auspicò  che “la significativa ricorrenza contribuisca a richiamare il luminoso messaggio e l’intrepida testimonianza evangelica di un laico così generoso che ad imitazione di Cristo si prodigò incessantemente per la salvezza dei fratelli”. 

Nel commentare la notizia monsignor Francesco Cavina Vescovo di Carpi ha detto: “Si tratta di un grande evento, sorgente di grazia e di consolazione per la nostra Chiesa locale”.

“Il nuovo beato – ha aggiunto – è segno indiscusso della fecondità della nostra Chiesa locale, ma è anche un forte richiamo a non lasciare inaridire le radici e a ritornare ad una testimonianza coerente, chiara, coraggiosa ed ecclesiale della nostra adesione a Cristo”.

“Infatti, – ha concluso – quanti più sono i doni, tanto più cresce la responsabilità e tanto più verrà chiesto. E’ stata l’ultima fatica di don Claudio Pontiroli che ora più vicino al Servo di Dio, partecipa alla nostra gioia ed insieme intercedono per noi”.

Odoardo  Focherini è un “martire” la cui testimonianza è così ardente da travalicare il tempo passato ed essere ancora oggi un “esempio” da imitare.

Visse in un  periodo storico tormentato, ma non si lasciò mai prendere dallo sconforto, sempre fiducioso ed ottimista. 

Attivissimo nel mondo cattolico a 27 anni era già Presidente dell’Azione Cattolica (ACI). Durante la persecuzione fascista del 1933 Focherini corse tra una sede e l’altra dell’ACI per nascondere le bandiere, trafugare le carte e mettere al sicuro registri e verbali delle riunioni.

Nel 1939 alla vigilia della guerra, Focherini divenne il direttore amministrativo de l’Avvenire d’Italia. Il giornale era allora diretto da Raimondo Manzini, autore di accese polemiche contro il fascismo, e Focherini lo affiancò coraggiosamente.

I fascisti bolognesi, il giorno dell’invasione tedesca del Belgio e dell’Olanda, avevano bruciato e sequestrato l’Avvenire d’Italia perché colpevole di aver pubblicato i telegrammi di Pio XII ai governi ed ai popoli colpiti da questa sventura. Il gerarca fascista Farinacci aveva definito l’Avvenire come un «pretesco covo di vipere» perché aveva respinto la politica razziale.

Quando arrivarono i nazisti occupando l’Italia, l’Avvenire chiuse e di fronte ai tedeschi che ne chiedevano la riapertura Focherini sostenne che le scorte di carta erano esaurite. Non era vero, ma in questo modo l’Avvenire non si mise mai al servizio dell’occupante. Il 26 settembre del 1943 Bologna subì il primo grosso bombardamento e la sede de l’Avvenire venne distrutta.  Da allora Focherini si mise a capo dell’organizzazione per salvare gli ebrei ed i perseguitati.

Già dal 1942, su richiesta di Raimondo Manzini, a cui il cardinale di Genova Pietro Boetto aveva inviato alcuni ebrei, Focherini si prodigò nel mettere al sicuro dalla persecuzione su un treno della Croce Rossa Internazionale un gruppo di ebrei provenienti dalla Polonia.    

Dopo l’8 settembre 1943, con l’inasprimento delle leggi antigiudaiche, con I’inizio delle deportazioni razziali, Odoardo Focherini con don Dante Sala, la signora Ferrarini delle Concerie Donati di Modena e pochi altri, organizzò una rete efficace per I’espatrio verso la Svizzera di oltre un centinaio di ebrei.

Odoardo era I’anima dell’organizzazione. Contattava le famiglie, si procurava i documenti dalle sinagoghe, cercava i finanziamenti,  forniva i documenti falsi: un amico compiacente gli aveva procurato delle carte di identità che egli abilmente compilava con i nomi di comuni del sud già in mano agli alleati. (Carpi diventava così Capri). Una volta organizzato un gruppetto lo affidava a Don Dante Sala che li accompagnava fino a Cernobbio, dove grazie alla complicità di due coraggiosi cattolici che stazionavano sul confine li facevano passare in Svizzera.

L’11 marzo 1944 Focherini fu preso all’ospedale mentre si prodigava per un ebreo malato. Fu trasferito al Comando delle SS di Bologna e da qui alle carceri di San Giovanni in Monte. Durante una visita il cognato Bruno Marchesi gli disse: « sta attento, forse ti stai esponendo troppo, non pensi ai tuoi figli?» e Odoardo rispose «Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli ebrei, non rimpiangeresti se non aver fatto abbastanza per loro, se non di averne salvati un numero maggiore».

Trasferito al campo di concentramento di Gries (Bolzano), vi rimase fino al 5 settembre 1944.  Poi fu inviato al lager di  Flossenburg e in seguito al lavoro nel sottocampo di Hersbruck. L’8 ottobre 1943 dettò all’amico Olivelli le due ultime lettere ai familiari, Olivelli le scrisse in tedesco per non avere problemi con la censura del campo e Odoardo le siglò con la sua firma. Sono I’ultima testimonianza diretta che Odoardo era ancora vivo. La famiglia scrisse più volte, ma non ricevette più notizie. Odoardo si spense nell’infermeria del campo di Hersbruck il 27 dicembre 1944.   

Ecco le parole affidate all’amico di prigionia: “l miei sette figli…vorrei  vederli prima di morire…tuttavia, accetta, o Signore, anche questo sacrificio e custodiscili tu, insieme a mia moglie, ai mie genitori, a tutti i miei cari. Dichiaro di morire nella più pura fede cattolica apostolica romana e nella piena sottomissione alla volontà di Dio, offrendo la mia vita in olocausto per la mia Diocesi, per I’Azione Cattolica, per il Papa e per il ritorno della pace nel mondo. Vi prego riferire a mia moglie che le sono sempre rimasto fedele, I’ho sempre pensata, e sempre intensamente amata».

Tra le molteplici e autorevoli testimonianze di gratitudine all’opera di Focherini spicca quella di una signora ebrea di Ferrara che disse alla vedova di Odoardo: «Ho perduto quattordici dei miei, m’è rimasto solo questo figliolo, ma ho trovato la forza di salvarmi e di sopravvivere per quello che mi ha detto suo marito: “Avrei già fatto il mio dovere se pensassi solo ai miei sette figlioli, ma sento che non posso abbandonarvi, che Dio non me lo permette”.

Odoardo Focherini ha ricevuto la Medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche italiane (Milano, 1955), il titolo di Giusto fra le nazioni (Gerusalemme, 1969), la Medaglia d’oro della Repubblica Italiana al Merito Civile alla memoria (2007).

Il processo di beatificazione è iniziato nel 1996.

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ZENIT Staff

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