Dibattito tra cattolici e laici sull'autodeterminazione del sesso

Riccardo Novi commenta la legge della regione Toscana sulla libera scelta del sesso

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ROMA, giovedì, 17 marzo 2005 (ZENIT.org).- La Libreria Editrice Fiorentina ha pubblicato una riflessione sulla legge della regione Toscana 63/2004 in merito alla libera scelta del sesso, che secondo i legislatori non avverrebbe seguendo la legge naturale, ma si configurerebbe come la realizzazione di una identità culturale.

Il volume intitolato: “Gli asini volano? Dibattito tra cattolici e laici sull’autodeterminazione del sesso tra leggi e diritto naturale”, prende spunto dalla petizione che un vasto numero di docenti universitari, esponenti di associazioni laicali cristiane, rappresentanti del mondo culturale, scientifico, giuridico e etico, hanno promosso per protestare contro una legge che sostiene l’ambiguità sessuale, dall’omosessualità fino al transessualismo.

Per conoscere e approfondire le ragioni dei detrattori di questa legge, ZENIT ha intervistato Riccardo Novi, uno dei promotori della petizione e membro del Comitato dei Presidenti della Consulta nazionale Aggregazioni laicali della CEI.

Perché questo libro? E perché un titolo così?

Novi: Il libro costituisce uno strumento utile a tenere aperto il dibattito e la riflessione sulla legge regionale toscana 63/2004 contenente “Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere” che – nel merito – riteniamo profondamente contraria ad una retta antropologia ed alla legge naturale universale scolpita nel cuore e nella mente di ogni persona umana e comprensibile con il retto uso della ragione.

Il titolo – “Anche gli asini volano?” – vuol esprimere in maniera buffa ma molto efficace il messaggio di fondo sul quale verte l’intera riflessione: il legislatore – sia esso regionale, nazionale o internazionale – se vuol perseguire il bene autentico delle persona deve rispettare il diritto naturale e non sconvolgerlo. Così com’è difficile riuscire a far volare un asino, così è altrettanto difficile cercare di sovvertite l’ordine naturale delle cose e la retta antropologia senza recare gravi danni all’uomo e, quindi, alla società.

Come è nata questa opposizione alla legge della regione Toscana?

Novi: L’opposizione alla legge regionale toscana n. 63/2004 è nata “dal basso”. Prima ancora dei partiti, delle istituzioni etc. sono stati i cattolici che, avvertito il pericolo derivante dall’impostazione di fondo della legge, hanno spontaneamente iniziato ad animare un dibattito che si è diffuso in tutta la regione, su internet, nei giornali e per radio (abbiamo tenuto un incontro sul tema anche a Radio Maria) acquistando alla fine un rilievo che potremmo dire nazionale. Abbiamo registrato l’adesione ed il sostegno di numerose personalità della società civile, della Gerarchia ecclesiastica, della stampa etc.; insomma è stato un “movimento” spontaneo che ha avuto una larga adesione.

Perché vi opponete alla legge?

Novi: Ci opponiamo a questa legge poiché – come spiegato nel manifesto di protesta – ci sembra che l’impianto normativo sia fondato su errata visione antropologica e contenga norme radicalmente contrarie alla legge naturale universale. Quello che ci preme spiegare, è che non si tratta di una “crociata cattolica” bensì di una posizione fondata su motivi di carattere razionale potenzialmente comprensibili da parte di tutte le persone indipendentemente dalla loro fede religiosa.

Certamente, per i cattolici la questione è ancora più chiara ed immediata. Il Magistero della Chiesa, infatti, conferma ed illustra con grande chiarezza queste verità naturali messe oggi in discussione. Per particolare chiarezza inviterei a leggere proprio cosa afferma in merito il nuovo Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (n. 224 ss.).

Ogni persona deve esser assolutamente ed indiscutibilmente rispettata indipendentemente dal suo orientamento sessuale; nessuno può esser – in nessuna maniera – discriminato. Questo, fortunatamente, è un cardine del nostro stesso ordinamento costituzionale e ne siamo ben felici e lieti; anzi, ci battiamo animatamente in difesa di tali valori fondamentali. Ciò che vogliamo affermare è che c’è profonda differenza tra il rispetto dovuto ad ogni persona umana con la positiva promozione invece di una antropologia radicalmente contraria alla legge naturale.

Che intendete dire quando sostenete la necessità di ritornare al diritto naturale?

Novi: Intendo collocare la nostra riflessione nel solco dell’insegnamento perenne della Chiesa. La Dottrina Sociale Cristiana, e l’intero insegnamento sociale anche dell’attuale Pontefice, sarebbe assolutamente incomprensibile senza la consapevolezza dell’esistenza di un diritto che non è scritto nei codici o sui libri bensì, prima di tutto, è stato scolpito dal Creatore a caratteri indelebili nel cuore di ogni uomo.

In quanto elemento che appartiene ontologicamente all’essere umano come tale, è comprensibile da tutti coloro che fanno retto uso della ragione a prescindere dal credo religioso. La legge naturale, oltre a costituire il punto forte di incontro e dialogo tra mondo “laico” e cattolico, costituisce l’ossatura fondamentale di ogni democrazia, rappresenta l’ordine essenziale per edificare una società autenticamente umana. Chi attenta a tale ordine – in maniera consapevole o meno – non promuove il bene dell’uomo.

Ci sono possibilità concrete di modificare la legge?

Novi: Il nostro è un impegno primariamente culturale, formativo ed educativo. Cerchiamo di preparare tutte le persone e di edificare una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio. Questo implica un preciso impegno a promuovere – con tutti i mezzi leciti – un ordine, anche giuridico, conforme alla legge naturale.

Certamente auspichiamo che il prossimo Consiglio Regionale modifichi la legge 63/2004 oppure che vada a buon fine l’impugnazione effettuata giustamente dal Governo nazionale. La formazione culturale e l’impegno politico non si escludono bensì corrono parallelamente.

La fede nel Cristo risorto porta il cristiano ad animare le realtà temporali – leggi comprese – alla luce del Vangelo e della legge naturale nella consapevolezza che una società sarà tanto più umana quanto più cristiana. Purtroppo sembrano esserci anche cristiani che in politica arrivano a compromessi anche su principi fondamentali che invece non possono essere assolutamente intaccati.

Il nostro ordinamento giuridico è pieno di disposizioni contrarie all’ordine naturale, basti pensare all’ingiusta legge sul divorzio, alla legge 194 che consente l’uccisione dei bambini nel protettivo ventre della madre etc. Il diffondersi del relativismo etico – soprattutto in Europa – si configura come una nuova sfida. Si tratta oggi di rimboccarsi le maniche e lavorare nella certezza che non siamo soli poiché il Signore ci è vicino.

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ZENIT Staff

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