"Dialogo, perdono, riconciliazione: i soli mezzi possibili per la pace in Medio Oriente"

Nel messaggio a Bartolomeo I per la festa di Sant’Andrea, il Pontefice ribadisce l’appello per la cessazione dei conflitti nelle zone mediorientali e la tutela della libertà religiosa nel mondo

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Gli auguri per la festa di Sant’Andrea, ma anche l’appello per la pace in Medio Oriente e per la tutela della libertà religiosa nel mondo. Così Papa Francesco nel messaggio inviato al Patriarca ecumenico Bartolomeo I. Il testo è stato letto dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani, capo di una delegazione della Santa Sede giuntà giovedì ad Istanbul (Turchia), durante la celebrazione di una Divina Liturgia nella Chiesa patriarcale del Fanar. Questa mattina, inoltre, il Pontefice, nella Messa nella Domus Sanctae Marthae, ha pregato secondo le intenzioni di Bartolomeo I.

Nel messaggio al Patriarca, Papa Francesco ricorda “la drammatica situazione di tante persone che soffrono a causa di violenza, guerra, fame, povertà e disastri naturali”. Ed invoca il dialogo, il perdono e la riconciliazione quali “soli mezzi possibili per risolvere il conflitto in Medio Oriente”. Il Santo Padre ribadisce poi che è un diritto per i cristiani mediorientali “rimanere nella loro patria” ed invita pertanto a pregare “per la pace nella regione” e a proseguire il lavoro “per la riconciliazione e il giusto riconoscimento dei diritti dei popoli”.

Il Vescovo di Roma incoraggia inoltre tutti quei cristiani che “sperimentano la discriminazione e a volte pagano con il sangue il prezzo della loro professione di fede”, rievocando il martirio di Sant’Andrea. Come ai tempi dell’Editto di Costantino – scrive il Papa – che 1700 anni fa pose fine alla persecuzione religiosa nell’Impero romano d’Oriente e di Occidente, anche oggi “i cristiani d’Oriente e di Occidente devono dare una testimonianza comune per poter diffondere il messaggio di salvezza del Vangelo al mondo intero”. E’ dunque “urgente e necessaria”, secondo il Pontefice una “cooperazione efficace ed impegnata tra i cristiani”, affinché venga tutelato ovunque “il diritto di esprimere pubblicamente la propria fede”. E anche perché i cristiani stessi “siano trattati equamente quando promuovono il contributo del cristianesimo nella società e cultura contemporanea”. 

Nella missiva, Francesco ricorda la ricorrenza, nel 2014, del 50° anniversario dell’incontro tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora, a Gerusalemme. Con la mente a quella storica visita, il Santo Padre ribadisce che i cristiani sono “membri di una stessa famiglia”, che “sperimentano già la gioia dell’autentica fraternità in Cristo”. Tuttavia, aggiunge, l’obiettivo di una “piena comunione” ancora non è stato raggiunto. E’ quindi dovere di ogni cristiano  “prepararsi a ricevere questo dono di Dio attraverso la preghiera, la conversione interiore, il rinnovamento della vita e il dialogo fraterno”. Nelle ultime righe, il Papa ribadisce l’intenzione di “proseguire le relazioni fraterne tra la Chiesa di Roma ed il Patriarcato ecumenico” e conclude il suo messaggio con parole di “profonda stima e calorosa amicizia in Cristo”. Infine scambia idealmente con Bartolomeo I “un fraterno abbraccio di pace”. 

La delegazione della Santa Sede presente in questi giorni in Turchia rimarrà fino a domani, domenica 1° dicembre. La visita fa parte del tradizionale scambio di delegazioni per le feste dei rispettivi Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre, appunto, ad Istanbul per Sant’Andrea. Oltre al card. Koch, sono presenti mons. Brian Farrell e mons. Andrea Palmieri, segretario e sottosegretario del dicastero per l’Unità dei cristiani. Ad Istanbul – riferisce la Radio Vaticana – si è poi unito alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, l’arcivescovo Antonio Lucibello. Oltre a partecipare alla Divina Liturgia nella chiesa del Fanar, gli esponenti della Santa Sede hanno incontrato il Patriarca Bartolomeo e dialogato con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica. La delegazione ha inoltre fatto visita alla sede della Scuola di teologia del Patriarcato Ecumenico a Halchi, chiusa dalle autorità turche nel 1971, di cui si attende il permesso per la riapertura. (S.C.)

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ZENIT Staff

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