Democrazia e sviluppo per la Pace in Congo

ROMA, mercoledì, 16 giugno 2004 (ZENIT.org).- Nel Congo sono ormai maturi i tempi per realizzare un governo stabile eletto democraticamente. Questo il parere di Monsignor Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kisangani (Repubblica Democratica del Congo) e Vice Presidente di Pax Christi International.

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Intervistato da ZENIT, Monsengwo Pasinya ha affermato che: “Il nostro paese è ricco di ogni ben di Dio e dispone di una popolazione scolarizzata e qualificata. Manca la stabilità che può essere garantita solo dando fiducia alla società civile”.

L’arcivescovo ha spiegato che: “Il Governo militare si è dimostrato inadeguato sia nel processo di pacificazione che in quello di mantenimento dell’integrità territoriale della nazione”.

Monsengwo ha raccontato che in occasione dei recenti combattimenti scoppiati a Bukavu, nell’ovest della Repubblica Democratica del Congo (RDC) tra militari fedeli al governo centrale di Kinshasa e un gruppo di guerriglia filo rwandese, gli studenti congolesi sono scesi in piazza a migliaia, chiedendo la liberazione di Bukavu e il ristabilimento dell’integrità nazionale.

“Questa manifestazione popolare – ha commentato Monsengwo – dimostra che la popolazione si oppone ad ogni tentativo di divisione del Paese”.

“Inoltre – ha continuato l’Arcivescovo – è una prova ulteriore che esistono le condizioni per mettere in piedi un governo civile e preparare le elezioni democratiche”.

Monsengwo ha precisato poi che per impedire che la manifestazione del 3 giugno scorso degenerasse in qualcosa di ben peggiore, è dovuto scendere in piazza di persona per parlare alla popolazione in rivolta.

L’arcivescovo ha considerato come “estremamente grave” quanto accaduto a Bukavu, e nel messaggio trasmesso ai mass media dopo aver assicurato “la vicinanza spirituale” a tutti i parenti delle vittime, ha riconosciuto “il diritto delle persone a difendere la propria patria”.

Monsengwo ha condannato “ogni forma di violenza” ed ha invitato alla calma la popolazione per “privilegiare la voce del diritto e della giustizia” e favorire “la soluzione dei problemi, al fine di contrapporsi alle forze che vogliono impedire la realizzazione dello stato di Diritto in Congo”.

In merito all situazione del Congo, il Vice Presidente di Pax Christi, era già intervenuto il 19 aprile presso l’Unione Europea, spiegando che se non si sosterrà uno sviluppo democratico del Paese si rischierà una “recrudescenza di conflittualità”.

Monsengwo chiede una “dichiarazione formale di fine della guerra tra i belligeranti nella regione dei grandi Laghi”, così come una “conferenza internazionale e la firma di un patto di non aggressione, con severe sanzioni verso chi non lo rispetta”.

Inoltre, l’Arcivescovo propone di inasprire la lotta contro il traffico di armi nella regione, una Conferenza Internazionale a sfondo economico con la partecipazione di FMI, Banca Mondiale, rappresentanti del G8, multinazionali Governo congolese al fine di “mettere fine alla criminalizzazione dell’economia”.

Per finire Monsignor Monsengwo chiede un fondo di Solidarietà Internazionale per il Congo.

Per quanto riguarda la situazione della Chiesa cattolica, l’Arcivescovo si è detto molto ottimista: “Crescono le vocazioni. La Chiesa cattolica è considerata a ragione come quella che si batte di più per il rispetto dei diritti e per la riconciliazione”.

“Non si tratta di far conquistare ai cattolici l’egemonia politica – ha spiegato – bensì realizzare la missione nella fede e nella Resurrezione di Cristo”. Il che significa che la Chiesa si offre “per un servizio di mediazione disinteressata nella realizzazione di pace, perdono e riconciliazione”.

Il prelato ha concluso citando il Messaggio speciale del Sinodo per l’Africa dove è scritto “Cristo è resuscitato, noi (l’Africa) resusciteremo”.

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ZENIT Staff

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