Decisiva l’opera dei missionari “Fidei donum” negli ultimi 50 anni

Constata il Congresso mondiale svoltosi a Roma su questo tema

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ROMA, domenica, 13 maggio 2007 (ZENIT.org).- I missionari “Fidei donum” hanno dato risultati sorprendenti nella vita della Chiesa, rimanendo sempre nel solco delle motivazioni che hanno portato alla loro nascita.

E’ una delle constatazioni emerse dal Congresso mondiale, svoltosi dall’8 all’11 maggio a Roma, a celebrazione del 50° anniversario dell’Enciclica “Fidei donum” (21 aprile 1957) del Servo di Dio Papa Pio XII.

Prima di partire per il Brasile, Benedetto XVI ha ricevuto i suoi partecipanti e ha reso omaggio alle migliaia di sacerdoti diocesani di tutto il mondo che, da mezzo secolo, lasciano le proprie terre per partire come “dono della fede” (in latino “fidei donum”) per le terre di missione.

L’Enciclica “Fidei donum” ha orientato lo sguardo dei pastori della Chiesa verso l’Africa. Pio XII ha così alluso a questo nuovo tipo di cooperazione missionaria con cui i Vescovi autorizzavano i loro sacerdoti a partire per altre diocesi per collaborare con i presuli locali del suddetto continente, ricorda il Segretario di Stato del Papa – il Cardinale Tarcisio Bertone – in una lettera inviata in occasione di questo anniversario al Prefetto della Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli.

“Da quell’appello rivolto dal Sommo Pontefice in favore della missione in Africa, prese origine un nuovo ‘soggetto’ missionario, che dall’Enciclica prese appunto il nome di ‘fidei donum’”, aggiunge.

“Sono trascorsi da allora 50 anni, durante i quali le Chiese particolari, prima quelle di antica fondazione e poi quelle più giovani, hanno continuato ad inviare preti e laici diocesani in altre Chiese per la missio ad gentes, per la nuova evangelizzazione o semplicemente per venire incontro ai bisogni di personale e di mezzi delle Chiese più povere”, scrive il porporato.

“E’ questa una modalità che con il tempo potrebbe diventare la norma della corresponsabilità missionaria”, sottolinea.

Promuove da mercoledì scorso il Congresso Mondiale sui missionari “Fidei donum”, come sessione pastorale della recente Assemblea Generale delle Pontificie Opere Missionarie, una di queste: la Pontificia Unione Missionaria.

“Tutte le Chiese per tutto il mondo” È il tema di queste giornate, aperte dal Presidente del Dicastero missionario – il Cardinale Ivan Dias – sottolineando il valore di questa esperienza.

Questa ha permesso – secondo il porporato indiano – la crescita in maturità delle giovani Chiese, che attualmente inviano a loro volta i propri “fidei donum”.

Il Dicastero missionario si è fatto eco, attraverso il suo organo informativo “Fides”, di alcuni interventi ascoltati durante il Congresso. “I Fidei Donum, pur rimanendo uno dei soggetti missionari numericamente più limitati (non sono più del 3-4% di tutti i missionari presenti nel mondo), hanno offerto alla vita delle nostre comunità dei risultati sorprendenti”, ha affermato il Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, il Vescovo Giuseppe Betori.

Nessun altro soggetto missionario ha contribuito capillarmente come i “Fidei donum” “a portare la cooperazione tra le Chiese tanto vicino all’esperienza diretta delle persone e nella vita delle diocesi”, ha poi aggiunto.

Asia

Il presule ha constatato che “nella Chiesa oggi c’è grande passione per l’evangelizzazione”, ma è altrettanto consapevole che “non riesce a esprimersi con tutte le potenzialità necessarie”.

“Dopo 50 anni non sono venute meno le motivazioni che provocarono l’avvio dell’esperienza Fidei donum – ha aggiunto –. Gli obiettivi di carità pastorale, pur nel mutare dei tempi, restano ancora validi e urgenti”.

“Oggi siamo invitati ad allargare ancor più i nostri orizzonti fino a giungere al grande continente asiatico”, ha sottolineato.

Formazione

Sulla qualità della formazione impartita nei seminari e nei centri di educazione religiosa ha invece parlato il Vescovo di Bethlehem (Sudafrica), monsignor Hubert Bucher.

Negli ultimi quattro decenni, il presule ha detto di aver osservato la scomparsa in qualche modo di “una seria teologia della croce e del sacrificio” e dell’ascesi. Questo, a suo avviso, sono aspetti a cui è necessario far fronte in vista di una solida formazione dei missionari.

Consapevole dei contesti in cui si svolge spesso la missione, ha anche sottolineato che “perché la Chiesa ritrovi il suo slancio missionario sarà assolutamente necessario che i nostri futuri missionari – sia Fidei donum e sia membri delle congregazioni religiose ed istituti missionari – mentre si impegnano di buon grado nel dialogo interreligioso, credano però anche, fermamente, che la Chiesa è sacramento universale di salvezza che ha, nel piano di Dio una relazione indispensabile con la salvezza di ogni essere umano”.

Comunione

Il Cardinale Gaudencio Rosales, Arcivescovo di Manila (Filippine), ha invece affrontato il tema della comunione e della missione, definendole “i due doni preziosi che la Chiesa è sempre pronta a condividere con gli uomini”.

“Nessuno può intraprendere per suo conto la ‘propria missione’”, ha avvertito.

“I sacerdoti e i missionari possono evangelizzare solo nel nome e nella persona di Gesù Cristo; essi, quindi, debbono innanzitutto essere inviati in missione dalla Chiesa e in nome della Chiesa, che il Signore Gesù ha fondato”, ha quindi concluso.

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ZENIT Staff

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