San Francesco e il sultano

Dalla Porziuncola all’Egitto sulle orme di San Francesco

Con il Papa tra i musulmani

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Papa Francesco il 28 e 29 aprile 2017 si reca in Egitto; tale viaggio idealmente si colloca sulle orme del Santo d’Assisi che dalla Porziuncola raggiunse Damietta nel 1220 e incontrò in terra egiziana il sultano Malik al Kamil. Si tratta anche di una precisa indicazione, ossia di intraprendere e proseguire la via del dialogo e dell’azione in favore della pace; in ciò l’incontro dell’Assisiate con il Sultano ne è diventato una icona. Proprio per questo è importante leggere con attenzione le principali fonti che narrano di quell’incontro in terra d’Egitto in modo di non cadere in un “gioco di specchi” per cui si proietta anacronisticamente sul passato problemi e scelte del presente. E tra questi testi una valore particolare hanno gli scritti di Giacomo da Vitry che fu presente a Damietta in contemporanea a Francesco d’Assisi. 
Giacomo da Vitry scrivendo nel 1220 una lettera a papa Onorio III sulla presa di Damietta dalla medesima città egiziana afferma a proposito dei frati Minori: «Il loro maestro, che fondò questo Ordine [si chiama frate Francesco: un uomo talmente amabile che è da tutti venerato], venuto presso il nostro esercito, acceso dallo zelo della fede, non ebbe timore di portarsi in mezzo all’esercito dei nostri nemici e per alcuni giorni predicò ai saraceni la parola di Dio, ma con poco profitto. Tuttavia il sultano, re dell’Egitto, lo pregò , in segreto, di supplicare per lui il Signore perché, dietro divina ispirazione, potesse aderire a quella religione che più piacesse a Dio» (FF 2212).
Sempre Giacomo da Vitry nel capitolo 32 della Historia Occidentalis – che sarebbe stato scritto prima della disfatta dei crociati a Damietta, che avvenne l’8 settembre 1221 – scrive: «E non soltanto i fedeli di Cristo, ma perfino i saraceni e gli uomini ancora nelle tenebre, quando essi vengono intrepidi da loro per predicare, pieni di ammirazione per la loro umiltà e perfezione, volentieri li accolgono e li provvedono del necessario con animo riconoscente. Noi abbiamo potuto vedere colui che è il primo fondatore e il maestro di questo Ordine, al quale obbediscono tutti gli altri come a loro supremo priore: un uomo semplice e illetterato, ma caro a Dio e agli uomini, chiamato frate Francino [ossia Francesco]. Egli era stato preso da tale eccesso di amore e di fervore di spirito che, venuto nell’esercito cristiano, davanti a Damietta, in terra d’Egitto, volle recarsi, intrepido e munito solo dello scudo della fede, nell’accampamento del sultano d’Egitto. Avendolo i saraceni catturato, disse: “Io sono cristiano. Conducetemi davanti al vostro signore”. Quando gli fu portato davanti, vedendolo in sembianza di uomo di Dio, la bestia crudele si sentì mutata in uomo mansueto, e per alcuni giorni l’ascoltò con molta attenzione, mentre predicava Cristo davanti a lui e ai suoi. Poi, preso dal timore che qualcuno del suo esercito, convertito al Signore dall’efficacia delle sue parole, passasse all’esercito cristiano, comandò che fosse ricondotto, con grande onore e protezione, nel nostro campo, dicendogli in ultimo: “Prega per me, perché Dio si degni di rivelarmi quale legge e fede gli è più gradita”. Del resto i saraceni stanno ad ascoltare volentieri tutti i predetti frati minori, mentre annunciano la fede di Cristo e la dottrina evangelica, ma solo fino a quando, nella loro predicazione, non incominciano a contraddire apertamente Maometto come ingannatore e perfido. Allora li percuotono barbaramente e quasi li ucciderebbero, se Dio non li proteggesse in modo prodigioso, e li cacciano fuori dalle loro città. Questo è il santo Ordine dei frati minori, questa la meravigliosa Religione di uomini apostolici, degna che sia imitata» (FF 2226-2229).
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Qui un approfondimento.

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ZENIT Staff

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