Dal libro dei Giusti la conferma del ruolo svolto dalla Chiesa per salvare gli ebrei

ROMA, venerdì, 27 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Nella Sala Conferenze Internazionali del Ministero degli Affari Esteri, è stato presentato questo venerdì il libro “I Giusti d’Italia. I non Ebrei che salvarono gli Ebrei, 1943-1945”. Promosso dall’Ambasciata d’Italia in Israele e dall’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, con il sostegno del Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il libro pubblicato dalla Mondadori sarà nelle librerie dal 7 febbraio.

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Il volume è il frutto di una ricerca svolta dall’Istituto per la Memoria della Shoah (Yad Vashem) di Gerusalemme, che attribuisce il titolo di “Giusto tra le Nazioni” ai non ebrei che salvarono ebrei dalla deportazione e dalla morte, rischiando in prima persona.

I “Giusti tra le Nazioni” riconosciuti da Yad Vashem oggi sono più di 20.000. Tra questi circa 400 sono italiani.

387 di queste storie sono raccolte nel volume, che vuole essere un omaggio a quegli Italiani che non rimasero passivi di fronte alla tragedia dell’Olocausto, mettendo in pratica la massima talmudica secondo la quale “chi salva una vita salva l’umanità intera”.

Nel corso della presentazione Gianfranco Fini, Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, ha spiegato che i 400 “giusti” italiani sono “la prova di un fenomeno più vasto e diffuso”, la “tessera di un mosaico di umanità esemplare ed ammirevole che reca un contributo importante alla storia d’Italia”.

Il Ministro degli Esteri ha ricordato quanto valga per l’umanità la testimonianza dei giusti, rilevando che nell’Antico testamento è scritto “se trovo nella città di Sodoma cinquanta giusti, o anche solo dieci, perdonerò a tutto il luogo per amor di loro”.

L’ambasciatore Nathan Ben Horin, membro della Commissione per i Giusti dell’Istituto Yad Vashem, ha confermato che dalle sue ricerche emerge che nei confronti degli ebrei perseguitati “la popolazione italiana si mostrò come una delle più umane d’Europa”, ricordando anche la vicenda di Lorenzo Perone, il muratore descritto da Primo Levi come un santo, che gli aveva ridato fiducia nella bontà dell’umanità.

Arrigo Levi, Consigliere per le Relazioni Esterne del Presidente della Repubblica, ha raccontato la storia della sua famiglia che per sfuggire alle persecuzioni scappò in Argentina. Raccogliendo le testimonianze nell’immediato dopoguerra, Levi si è detto convinto che i Giusti italiani siano decine di migliaia, e tra questi un grande ruolo l’hanno avuto gli uomini di Chiesa.

Andrea Riccardi, Presidente della Comunità di Sant’Egidio e storico, ha sottolineato che, seppure il mondo ebraico e quello cattolico non si frequentassero, moltissimi tra Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose intervennero per salvare gli ebrei.

Liliana Picciotto, storica della Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano) e curatrice dell’edizione italiana del volume, ha fornito le cifre del periodo: nel 1943 c’erano 43 milioni di italiani e circa 32.000 ebrei. Di questi 8.000 furono deportati e 24.000 si sono salvati.

Con più del 65% degli ebrei salvati dall’olocausto, l’Italia è uno dei Paesi record in Europa, e di questa opera immane la Picciotti ha ringraziato “la Resistenza civile che è avvenuta in tutta Europa così come nel nostro Paese, a cominciare dal clero cattolico che rivolse la sua carità cristiana non in maniera specifica solo verso gli ebrei, ma in modo particolare”.

Il ruolo svolto dalla Chiesa cattolica emerge chiaramente nelle storie dei Giusti riportate nel libro: su 387 giusti riconosciuti, 58 sono Vescovi, sacerdoti, religiosi o religiose, cioè il 15%. Senza contare che sono moltissime le storie di laici che hanno salvato gli ebrei grazie al sostegno e l’aiuto delle Nunziature, dei Vescovi, dei parroci, dei conventi ecc.

Giovanni Palatucci contava sull’appoggio di suo zio Vescovo di Campagna, Giorgio Perlasca aveva il sostegno del Nunzio di Budapest, in Ungheria, per non parlare dei laici dirigenti di associazioni cattolici come Odoardo Focherini (Azione Cattolica), dei direttori di ospedali come Giovanni Borromeo (Ospedale Fatebenefratelli di Roma) e così via.

La Picciotto ha concluso la sua presentazione mostrando come sarebbe stato impossibile per gli ebrei salvarsi senza poter disporre di una rete di strutture dove potersi nascondere e senza la capacità di poter disporre di documenti falsi, esigenze a cui la rete dei cattolici supplì con efficienza e carità.

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ZENIT Staff

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