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Da “perfidi giudei” a “fratelli maggiori”

Al convegno di Assisi, ebrei e cattolici fanno il punto sulla loro rinnovata amicizia, favorita dalla svolta del Concilio Vaticano II

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“Un dialogo vero nasce quando a chi ne prende parte sta a cuore ascoltare e solo consultandosi a vicenda nasce l’amicizia”. È quanto ha affermato il Rabbino Jaron Engelmeyer nel corso del panel sul rapporto tra ebraismo e cristianesimo del convegno Sete di pace, organizzato ad Assisi dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla locale diocesi e dalle famiglie francescane.
I grandi progressi degli ultimi 30 anni, e la svolta del Concilio Vaticano II è stata ricordata dal Rabbino David Rosen, che ha affermato: “se il rapporto così fossilizzato, così avvelenato, così negativo tra cristianesimo ed ebraismo ha subito una trasformazione radicale, allora veramente tutto è possibile, possiamo trasformare il nostro mondo in ciò che le nostre religioni insegnano che dovrebbe essere”.
La svolta del Concilio è stata sottolineata anche da Heinric Mussinghoff che ha sottolineato: “Grazie al Concilio vaticano II i presunti perfidis Iudeis sono diventati i nostri fratelli e sorelle maggiori”.
Tutti i convenuti hanno sottolineato che solo intraprendendo nuove vie comuni si potrà dare un contributo significativo alla pace ed all’armonia comune.
In questo senso è esemplare la collaborazione milanese tra Comunità ebraica e Comunità di Sant’Egidio che animano l’accoglienza di immigrati presso il Memoriale della Shoah, costruito su quel Binario 21 per molti anni rimasto nascosto alla città, dove tra il 1943 e il 1945 migliaia di ebrei vennero caricati nei treni merce per essere deportati. Oggi in quello stesso luogo dormono molti dei migranti che arrivano e cercano di ripartire per il nord Europa, e tra essi non pochi sono islamici.
 

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ZENIT Staff

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