Cuba-USA: secondo il cardinale Ortega "fondamentale" il ruolo del Papa

L’arcivescovo dell’Avana auspica che la ripresa dei rapporti diplomatici con Washington possa portare alla fine dell’embargo

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Il “disgelo” tra USA e Cuba è anche merito di papa Francesco. A sostenerlo è la massima autorità ecclesiastica dell’isola caraibica, il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo dell’Avana, giunto a Roma in questi giorni per la celebrazione del 47° anniversario della Comunità di Sant’Egidio.

“Se a Cuba c’è stato questo accordo diplomatico molto ben fatto, molto ben riuscito è stato perché tutti hanno avuto una volontà di dialogo superando tutte le difficoltà, le critiche, le resistenze”, ha detto il porporato in occasione della messa da lui presieduta due sere fa a San Giovanni in Laterano.

“Così direi che il miracolo – ha proseguito Ortega – non avviene di per sé ma il miracolo è la possibilità di fare un cammino e riuscire a condurlo verso un buon risultato. Il miracolo è nel cammino”.

Intervistato dall’ANSA, l’arcivescovo dell’Avana ha definito il disgelo tra USA e Cuba “un buon esempio per tutto il mondo, per un cammino di dialogo capace di trovare sempre il modo di superare le crisi, e non soltanto con la violenza o con la resistenza”.

Secondo il cardinale cubano, Francesco è intervenuto “come il pastore universale che chiede la pace nel mondo, che chiede la vicinanza di coloro che sono di fronte ma non hanno amicizia, sono in guerra”.

La modalità di intervento del Santo Padre, secondo Ortega, non è stata “essenziale”, mentre lo è stato “l’esito”, unitamente al suo “ruolo forte nel riuscire ad avere questo dialogo e questo risultato diplomatico”, rivelatosi “fondamentale”, ad avviso del porporato.

Il cardinale Ortega si è poi soffermato sull’embargo ancora in vigore ai danni di Cuba: “Bisogna toglierlo, dipende ora dal congresso americano che in effetti è orientato verso l’opposizione alla fine del blocco ma c’è anche una divisione interna, ci cono repubblicani e democratici che vogliono la fine di queste misure economiche così difficili per Cuba”.

La ripresa dei rapporti diplomatici tra Washington e L’Avana, ha proseguito il porporato, “è un processo che è cominciato molto bene e che ha avuto un momento storico che allo stesso tempo è un punto di uscita per andare più avanti”.

Al tempo stesso, ha aggiunto, la chiesa cubana “ha sempre più spazi”, non solo grazie all’attuale pontefice: già infatti “la visita di Giovanni Paolo II è qualcosa che ha marcato la nostra storia, non solo quella della chiesa cubana ma la storia del Paese che da allora ha avuto una nuova relazione stato-chiesa”, ha poi concluso il cardinale Ortega. 

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ZENIT Staff

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