Cristo si è fermato a Rio de Janeiro

Le parole di Papa Francesco nella Veglia di sabato e nell’omelia della Messa di domenica hanno “spaccato il cuore” dei tre milioni di giovani venuti da tutto il mondo

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La Giornata mondiale della speranza. La Giornata mondiale della fede. Ma anche la Giornata mondiale della musica, della comunione, dell’accoglienza e dell’incontro fra culture. La XXVIII GMG di Rio de Janeiro, da poco conclusa, ha segnato molti punti a suo favore. Innanzitutto essere stata la prima Giornata mondiale della gioventù di Francesco, il Papa ciclone che in soli quattro mesi di pontificato ha sconvolto gli schemi della Chiesa, dell’umanità, della società.

La visita del Santo Padre in Brasile è stata la concreta realizzazione di quel messaggio che è la radice da cui si dirama ogni suo gesto, discorso, decisione: l’amore di Gesù Cristo. Le sue parole nella veglia di sabato a Copacabana e nell’omelia della Messa del giorno successivo sono state come un proiettile impazzito che dai grattacieli è rimbalzato fino alle montagne e all’Oceano per poi infilarsi dritto nel cuore delle migliaia di persone presenti.

Lo dimostrava il fatto che davanti ad una delle spiagge più belle della terra, in un lungomare pieno di distrazioni – tra chioschi che offrivano capirinhãs e bancarelle di costumi, gadget e t-shirt – nessuno dei ragazzi e delle ragazze si è mosso quando il Papa ha parlato. E non è una cosa così scontata visto che si parla di numeri da capogiro: due milioni alla Veglia e altre centinaia di migliaia alla Messa di domenica. In totale circa tre milioni e mezzo di persone. “Mai un evento a Rio ha raggiunto tale numero”, ha dichiarato il Comune della metropoli carioca.

La scelta poi – a questo punto si potrebbe dire “divina” – di spostare l’evento a Copacabana è stato l’elemento che ha reso unica questa GMG. D’altronde da un incontro mondiale in Brasile ci si aspettava come minimo di avere il mare di fronte. Nel Campus Fidei a Guaratiba, dove si sarebbe dovuto svolgere la serata di sabato e domenica, inagibile per il diluvio continuo, saranno costruiti alloggi per 20mila poveri. Sperando che i tredici famigerati coccodrilli ritrovati lì nella melma siano stati mandati via…

Ma, a prescindere dal luogo, l’incontro mondiale sarebbe stato comunque un successo, perché, come ha ben detto il Pontefice, “il vero campo della Fede è dentro ognuno di noi”. E mai come in questi giorni si sono visti così tanti giovani desiderosi di ricevere una parola dal Successore di Pietro per poter fecondare questo campo.

La gente ha riso e ha pianto per le parole di Bergoglio. Due i momenti più toccanti: il primo, sabato sera, con i milioni di fedeli commossi e in ginocchio sulla sabbia che rivolgevano la croce appesa al collo verso il Papa. L’altro, durante l’offertorio della Messa di domenica, quando il Santo Padre ha abbracciato una neonata anencefala nata grazie alla perseveranza dei genitori andati contro la legge brasiliana che voleva imporre loro l’aborto.

Ognuno dei presenti ha ricevuto una risposta agli interrogativi e problemi che lo hanno spinto ad avventurarsi dall’altra parte del mondo. Danilo Jesus, ad esempio, giovane cileno che vive a Roma, ha dichiarato a ZENIT: “Mi ha colpito che il Papa abbia detto che la Chiesa è fatta di pietre vive, che siamo noi, ognuno con il suo contributo, a doverla riedificare. Io ho sempre letto la riforma della Chiesa come qualcosa di politico, di strutture, che erano gli altri che dovevano cambiare: ci doveva essere il Papa adatto, il cardinale convertito, il vescovo del popolo, il prete semplice… Invece Papa Francesco mi sconvolge, mi eleva alla sua dignità, dice che se la Chiesa verrà riedificata è perché io cambio. Questo mi fa sentire figlio di Dio e amato dalla Chiesa”.

Dello stesso parere, Don Edson, sacerdote brasiliano, che ha affermato: “Il messaggio più bello del Santo Padre è che noi tutti siamo invitati a costruire una Chiesa grande. Penso che la Chiesa aveva bisogno di un uomo così da tempo: umile, vicino al popolo e alla realtà di tante persone. Credo che questo muoverà alla fede molta gente che aveva problemi con la Chiesa perché aveva troppo potere e non sapeva usarlo. Papa Francesco ci ha ricordato che il vero potere è annunziare Gesù Cristo”. “Per noi brasiliani – ha aggiunto – tutto ciò significa che ancora dobbiamo fare tanti passi avanti, la Chiesa è molto giovane e dobbiamo lavorare in comunione, non da soli, ma tutti insieme”.

La forza del messaggio del Pontefice ha raggiunto anche chi non sapeva addirittura che esistessero le GMG. Come Juliana, giovane brasiliana di Rio, che racconta: “Io non ero così vicina a Dio, andavo a Messa ogni domenica perché mi trascinava mio marito. Grazie ad alcuni ragazzi italiani che ho ospitato a casa, ho vissuto questo evento, di cui non sapevo neanche l’esistenza, e ho visto giovani felici, ho visto il mio paese svegliarsi e un Papa che mi ha spaccato il cuore. Tutto ciò mi ha fatto capire che Dio esiste, che è veramente buono, che sta in mezzo a noi”.

Hanno offerto la loro testimonianza anche Teresina e Rita Victoria, due studentesse di Santo Domingo. “Rimango sempre incantata dalla semplicità di questo Papa – ha detto Teresina -. Lui ci spiega delle cose grandissime con parole comuni”. Rita Victoria ha invece dichiarato: “La sua esortazione a spendersi per i grandi ideali mi ha incoraggiato molto a continuare i miei studi in Giurisprudenza, in modo da poter fare, in futuro, un servizio al mio Paese, come ad esempio battermi per tutelare la vita e impedire che venga introdotta la legge sull’aborto”.

Per Mattia, da Roma, l’aspetto più stupefacente di questa GMG è il fatto che “il Santo Padre si sia messo in dialogo con i giovani e che abbia donato loro questa grande speranza. È una cosa rara visto che siamo in un mondo dove ai giovani vengono date poche opportunità, perché etichettati come ‘senza speranza’”.

Infine Andrea, seminarista cinese che studia in Italia: per lui la commozione più grande è stata aver visto così tante persone riunite per un incontro di Chiesa. “In Cina – ha riferito – non esiste una Chiesa e tantomeno giovani di Chiesa. Questo evento a Rio mi ha dato quindi l’incoraggiamento necessario per la mia vocazione oltre che la fiducia per un futuro di speranza nel mio paese”.

“Sarebbe bellissimo – ha concluso – che, un giorno, tutti questi ragazzi possano venire in Cina ad incontrare il Papa per una Giornata Mondiale della gioventù. D’altronde Giovanni Paolo II lo aveva detto: dopo l’Europa e l’America, il terzo millennio sarà dedicato all’evangelizzazione dell’Asia”.

Chissà… Per ora ci godremo il nuovo appuntamento a Cracovia nel 2016.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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