Cristo Re tra Agostino Gemelli e Giovanni Duns Scoto

La regalità di Cristo fu sancita da papa Pio XI, il quale da arcivescovo di Milano mantenne i contatti con il fondatore dell’Università Cattolica, che a sua volta attingeva il suo pensiero nella dottrina del Beato Scoto

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La regalità di Cristo fu sancita da papa Pio XI l’11 dicembre 1925 con l’enciclica Quas Primas. Il Pontefice, Achille Ratti, che come arcivescovo di Milano il 7 dicembre 1921 inaugurò l’Università Cattolica di Milano, mantenne sempre i contatti con il fondatore, ossia p. Agostino Gemelli. Quindi non meraviglia che nell’istituzione della solennità di Cristo Re un ruolo non indifferente abbia avuto proprio il pensiero francescano di p. Gemelli che attingeva in ciò soprattutto dalla dottrina del beato Giovanni Duns Scoto, come dimostrano i seguenti testi.

Duns Scoto, ponendo il motivo dell’incarnazione nella glorificazione del Figlio di Dio prima che nella redenzione degli uomini, ossia distinguendo l’incarnazione dalla redenzione, ed affermando sulla base della Scrittura che il Figlio di Dio, predestinato a farsi uomo per la gloria del Padre, in seguito alla caduta di Adamo si è umiliato ad una vita di lavoro e ad una morte di croce, perché l’incarnazione fosse redenzione, dava della pietà francescana il fondamento centrale ed avvinceva le anime a Colui per cui omnia facta sunt.

L’amore per il Crocifisso porta Scoto, come già san Giovanni Evangelista e san Paolo, all’esaltazione di Cristo centro e Re dell’universo. Questa mirabile concezione dà immediatamente il tono francescano alla vita, perché prospetta la natura, la storia, le cose umane, in una luce sacra, come di creature e di vicende destinate, anche se ribelli, al trionfo dell’unico Mediatore, e fi di ogni uomo un operaio e un soldato, volontario o costretto, del suo Regno divino, poiché l’universo è creator, dice Raimondo Lullo, per essere cristiano, non per altro. Il pensiero di s. Giovanni e di s. Paolo, rimeditato dallo Scoto, conduce ad un teocentrismo assoluto in Cristo, il divino, necessario Mediatore tra l’uomo e Dio.

Il beato Giovanni Duns Scoto afferma: Si dice che la caduta dell’uomo sia stata la causa necessaria della predestinazione di Cristo, cioè che Dio previde la caduta di Adamo, la redenzione di Cristo per questa via e poi la sua incarnazione e glorificazione. Io ritengo che la caduta non fu la causa della predestinazione di Cristo. […] Dunque prima di ogni merito o demerito egli previde il Cristo congiunto a sé nell’unità della persona.

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Per un approfondimento cfr. C. Vaiani, La Regalità di Cristo nel pensiero di padre Agostino Gemelli 

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ZENIT Staff

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