"Cristo non è un'idea ma una persona viva"

Intervista con il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa

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ROMA, martedì, 5 giugno 2012 (ZENIT.org) – In collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), Marie Pauline Meyer ha intervistato per Where God Weeps (Dove Dio Piange) il cardinale honduregno Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa.

L’Honduras è un Paese vibrante, che vanta limpide acque turchesi, giungla, spiagge, montagne mozzafiate ed affascinanti rovine degli antichi Maya. C’è una caratteristica unica che contraddistingue il popolo dell’Honduras?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Siamo un popolo semplice. Non siamo molti e nel corso dell’VIII secolo la maggioranza dei nostri connazionali è emigrata da Copan nel Guatemala e poi nello Yucatan in Messico. La ragione di questa migrazione è sconosciuta. Alcuni dicono che fu per una guerra civile, altri dicono per un’epidemia, forse per El Niño, che ha esaurito le risorse e la terra e sono mancate le raccolte. Quando arrivarono gli spagnoli, nel 1502, la popolazione era circa di 200.000 abitanti. Quando conclusi il liceo, molto tempo fa, nel 1959, eravamo 1,5 milioni. Mi ricordo le cifre perché fu una domanda al mio esame. Adesso siamo otto milioni perché è terminata la guerra civile, migliorata l’assistenza sanitaria ed aumentata l’aspettativa di vita.

Il Paese ha tante ricchezze naturali, come mai che c’è ancora tanta povertà?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Questo dipende da ragioni storiche e politiche. La fonte di ricchezza dell’Honduras è il settore minerario; durante l’epoca coloniale, durata tre secoli, le miniere erano l’unica industria dell’intero Paese e come tale è stata sfruttata. Dopo l’indipendenza la maggior parte delle miniere sono scomparse e siamo entrati in un secolo di guerre civili che hanno ridotto la popolazione in condizioni di estrema povertà. All’inizio del XX secolo una nuova industria è stata introdotta da imprenditori americani: piantagioni di banane su larga scala. Questo ha avviato un certo sviluppo. L’Honduras ha avuto la sua prima strada asfaltata nel 1954.

L’Honduras è definito come una “repubblica delle banane”, ma non solo per questo?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Sì, in effetti siamo ormai una ex repubblica delle banane, poiché la maggior parte di queste piantagioni sono state spostate in altri Paesi a causa dei sindacati e degli scioperi. Ma per quanto riguarda il senso più ampio del termine, c’era la percezione che i politici potevano essere pagati e comprati per mantenere lo status quo – per esempio negli interessi delle grandi compagnie o società. Questo non è più il caso nell’Honduras.

Quindi non c’è più corruzione nella politica?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: C’è ancora corruzione come nella maggior parte delle Nazioni in America Latina, che si accostano alla politica come ad un’industria. I politici si dedicano a questa pratica, accumulando una fortuna durante il loro mandato al governo, terminato il quale non devono più lavorare per il resto della loro vita. Questo è il grande errore.

È questo che Lei denuncia?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: È necessario denunciare un sistema che è errato e che causa più povertà.

La Chiesa cattolica in Honduras viene chiamata una “istanza morale”. Che cosa significa?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: In molte occasioni ci troviamo in una situazione senza via d’uscita e dobbiamo venirne fuori. Questa è l’istanza morale. L’istanza morale ricorda la gente che siamo figli dello stesso Dio. Siamo stati creati uguali. Dobbiamo rispettarci l’un l’altro e rispettare la dignità della persona. Quando ci sono questi elementi, allora c’è la possibilità di un dialogo. Sono convinto che il dialogo è un grande dono che la Chiesa può offrire alla società.

Dialogo con chi?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Dialogo con i partiti politici e i sindacati. Mi ricordo di aver mediato in vari casi. Una volta mi hanno fatto capo della polizia come membro di una commissione speciale per istituire una forza di polizia civile. È una vocazione che la Chiesa ha assunto, cioè quella di creare pace nel mondo.

Com’è la voce della Chiesa in Honduras? Forte e severa?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Dipende. Talvolta bisogna essere severi. Di norma cerchiamo di istillare comprensione e rispetto per tutti. Seguo la massima di San Francesco di Sales: si piglia più mosche con una cucchiaiata di miele che non con un barile di aceto. Questo è vero.

Qual è la cucchiaiata di miele?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Quando si parla della persona di Cristo – non una mera idea, parte della storia, o artefatto in un museo – ma un Cristo vivo, che è tra noi, che intercede per noi e che abbiamo bisogno di un incontro personale con lui.

Come si fa quando – se non erro – l’educazione della fede in Honduras non è un valore dato per scontato?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Se leggiamo l’Esortazione apostolica Verbum Domini, dobbiamo implementare la Lectio Divina – la lettura orante della Scrittura – per avere la presenza di Cristo che è il Maestro e noi i discepoli ascoltando lui come Maria, la sorella di Marta che seduta ai suoi piedi ascoltava Cristo. Abbiamo bisogno di attuare questo atteggiamento verso la Parola di Dio, su base giornaliera, tra i fedeli.

Lei aiuta i suoi sacerdoti con questo?

Card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Non solo i sacerdoti ma anche i laici. Abbiamo avviato un programma molto interessante con le Società bibliche d’America chiamato Lectio Notes che permette di accedere alla Lectio Divina su Internet. Abbiamo iniziato con un gruppo di 80 animatori provenienti da otto paesi dell’America Latina. I bambini hanno accesso alle Lectio Notes online e ne discutono in piccoli gruppi. C’è persino il caso di una parrocchia molto povera nella parte settentrionale del Nicaragua, che non ha accesso ad Internet. I bambini utilizzano un telefono cellulare e attraverso l’instant messaging accedono a e condividono la Lectio Divina. Dopo due anni, abbiamo avuto una valutazione e si dovrebbe ascoltare quei ragazzi: giovani uomini e donne spiegavano la Parola di Dio a tre cardinali, otto vescovi e forse una ventina di sacerdoti. Erano maestri. Calcolo che forse 380.000 giovani uomini e donne in America Latina accedono alla Lectio Divina ogni fine settimana.

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Questa intervista è stata condotta da Marie Pauline Meyer per Where God Weeps, un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network, in collaborazione con l’organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre.

In rete:
Aiuto alla Chiesa che soffre: www.acn-intl.org
Aiuto alla Chiesa che soffre Italia: www.acs-italia.glauco.it
Where God Wheeps: www.wheregodweeps.org

[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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