Cristo, luce del mondo

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Dopo Gerusalemme, Antiòchia è il secondo grande centro del Cristianesimo delle origini, la vera capitale dell’evangelizzazione. Intorno a questa città gravita l’apostolato di Paolo. Qui i credenti in Cristo cominciano a distinguersi dall’ambiente giudaico, fino ad essere riconosciuti come suoi discepoli e perciò chiamati “cristiani”. Nel Vangelo di Giovanni l’allegoria pastore/pecore si intreccia con la controversia sull’identità di Gesù, se egli sia veramente il Messia. I Giudei gli chiedono di dirlo apertamente. Egli, però, sa che essi non vogliono credere e non vogliono ascoltare la sua voce. In verità, coloro che riconoscono la sua voce e lo seguono sono un dono del Padre. Il Padre e il Figlio sono una cosa sola. Per questo chi respinge il Figlio respinge anche il Padre. 

Meditazione

Per comprendere il significato profondo delle parole che Gesù rivolge ai Giudei, occorre considerare il contesto in cui vengono pronunciate. Gesù si trova nel tempio, precisamente sotto il portico di Salomone, mentre i Giudei celebrano la festa della dedicazione. Si tratta di una ricorrenza ebraica che dura otto giorni, a partire dal 25 dicembre (kislev, terzo mese del calendario ebraico). È nota anche come “festa delle luci” (hanukkah) e commemora la dedicazione del tempio di Gerusalemme da parte di Giuda Maccabeo nel 165 a.C., a seguito alla profanazione compiuta da Antioco IV Epifane, re di Siria e signore di Palestina. Secondo il Talmud, tradizionale fonte storica di questa festa, venne trovata nel tempio solo un’ampolla di olio vergine di oliva, sigillata dal sommo sacerdote e necessaria per il rito della dedicazione. Questa piccola quantità bruciò miracolosamente per otto giorni. Per questo, una delle caratteristiche principali della celebrazione che commemora questo miracolo, è l’accensione delle candele: una la prima notte, due la seconda e così via, finché è completamente illuminato lo speciale candelabro a otto bracci. Si comprende allora il significato cristologico di questa festa. L’unità tra il Padre e il Figlio rende il Figlio il “rivelatore del Padre”. La luce inaccessibile del Padre rifulge sul voto di Cristo. Egli è così il candelabro del nuovo tempio, la luce vera che illumina il mondo. 

Preghiera

Padre Santo, illuminami con lo splendore della tua gloria e infiamma sempre più il mio cuore con il tuo amore. Tu che hai mandato Gesù Cristo, Figlio tuo, come luce nuova che appare all’orizzonte della storia e sorgendo rinnova tutta la vita, fa’ che la gloria del Redentore disperda le tenebre del mio peccato e faccia risplendere su di me la luce che non tramonta. 

Agire

Mi lascerò illuminare dalla Parola di Dio e farò di essa la lampada che rischiara il mio cammino e guida le mie scelte nella vita quotidiana. 

Meditazione del giorno a cura di monsignorVito Angiuli, vescovo di Ugento – Santa Maria di Leucatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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