Cristianesimo in declino in Inghilterra: adattamento o evangelizzazione?

La parola “sfida” vista da due punti di vista diversi

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di padre John Flynn LC

ROMA, lunedì, 17 dicembre 2012 (ZENIT.org) – Due mercoledì fa, l’Ufficio Nazionale di Statistica britannico (ONS) ha pubblicato dettagli sul censimento del 2011 in Inghilterra e in Galles.

Le cifre rivelano un sostanziale declino nel numero di coloro che professano il Cristianesimo. Secondo l’ONS nel 2011, il numero di residenti che dichiarano la loro adesione alla religione cristiana, sono stati 4 milioni in meno rispetto al 2001.

Ciò significa che il loro numero nel 2011 è sceso a 33,2 milioni, ovvero il 59% dell’intera popolazione, dai 37,3 milioni (72%) del 2001.

Inoltre, le persone che hanno dichiarato di non appartenere ad alcuna religione, sono salite da più di 6 milioni a 14,1 milioni, quasi il doppio rispetto al 2001.

Il nord Est dell’Inghilterra ha il più altro numero di cristiani, equivalente al 68% della popolazione. Al contrario, il Galles ha la più alta percentuale di persone che dichiarano di non avere religione, il 32%.

Sono state divulgate informazioni anche sull’Irlanda del Nord, rivelando che il numero dei Protestanti supera quello dei Cattolici di appena 54mila unità. Nel 2011 si sono registrati 864mila fedeli della tradizione Protestante, contro gli 810mila Cattolici (cfr. Irish Times, 12 dicembre 2012).

Negli ultimi 10 anni c’è stato un incremento dell’1% della popolazione cattolica dal 2001 ed una riduzione del 5% della popolazione protestante. Per la prima volta la popolazione protestante è scesa sotto il 50%, come ha fatto notare l’Irish Times.

Un’altra novità di rilievo emersa dal censimento 2011 è che, per la prima volta, in Inghilterra e in Galles la maggioranza della popolazione non era sposata. La percentuale di coppie sposate è scesa dal 51% al 47%. Tra le ragioni del declino ci sono le donne che sopravvivono agli uomini; in ltre parole si registra un aumento del numero di vedove, assieme al gran numero di giovani coppie che scelgono di convivere, come ha osservato l’Independent, commentando il censimento.

Testimoni di bellezza

La pubblicazione dei dati ha prodotto reazioni contrastanti ed interessanti. Lo scorso 11 dicembre il Christian Today Web ha pubblicato un rapporto in cui è citato un portavoce della Chiesa Cattolica, che descrive il declino del numero di cristiani come una “sfida”.

L’articolo ha anche sottolineato che diversi sondaggi mostrano che, negli ultimi anni, la popolazione cattolica è rimasta stabile al 9% della popolazione.

Il portavoce ha citato il discorso di papa Benedetto XVI alla cattedrale di Westminster, durante la sua visita del 2010: “Quanto abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella società, di testimoni della bellezza della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della gioia e libertà che nascono da una relazione viva con Cristo!”.

Un editoriale pubblicato lo scorso 12 dicembre sul quotidiano Times di Londra, era in netto contrasto. Anch’esso ha utilizzato la parole “sfida”, affermando: “Il declino dell’affiliazione Cristiana è una sfida per la Chiesa”. Il Times ha proposto una soluzione molto diversa da quella del Papa. Il Cristianesimo, si legge nell’editoriale, “deve rispondere, abbracciando la modernità”.

L’editoriale afferma che “la Chiesa”, in particolare la chiesa istituzionale, ovvero la Comunione Anglicana, può rispondere continuando ad affermare le verità della Scrittura e della tradizione, oppure può “adattarsi alle sensibilità moderne”.

Il Times ha optato per la seconda soluzione, dicendo che la Comunione Anglicana è un’istituzione nazionale, “non una setta”.

“Sarebbe uno storico disservizio alla nazione, se la Chiesa divorziasse dalla società che serve”, conclude l’editoriale, dando l’impressione che il Times vede le chiese più come delle agenzie di welfare sociali e culturali che come una fonte di una qualche forma di verità rivelata.

Stile di vita

Il passaggio da “religione come verità” a “religione come stile di vita” è stato rilevato dal vescovo anglicano di Durham, Justin Welby, che diventerà presto il prossimo arcivescovo di Canterbury.

In un discorso pubblico, il vescovo Welby ha detto di non accettare l’idea che la religione debba ridursi ad essere una sorta di mera attività da “tempo libero”.

Si tratta di una visione condivisa da papa Benedetto XVI, che riflette l’importanza di sapere che la prima parola, l’iniziativa, viene da Dio. Il Santo Padre l’ha affermato nella sua meditazione dello scorso 8 ottobre, con cui ha aperto la sessione iniziale del Sinodo dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione.

Quindi quando facciamo noi la nuova evangelizzazione è sempre cooperazione con Dio, sta nell’insieme con Dio, è fondata sulla preghiera e sulla sua presenza reale”, ha affermato il Papa in quell’occasione.

Dio comunica se stesso e la fede ha un contenuto, ha osservato Benedetto XVI. Permettiamo a noi stessi di essere penetrati dal messaggio di Dio ed abbiamo, inoltre, l’opportunità di confessare la nostra fede, anche in situazioni di persecuzione e di sofferenza, ha aggiunto il Pontefice.

I cristiani non devono essere tiepidi, ha ammonito il Papa. “La fede deve divenire in noi fiamma dell’amore, fiamma che realmente accende il mio essere, diventa grande passione del mio essere, e così accende il prossimo”.

Adattamento o evangelizzazione? Taluni, nella società secolare, sollecitano i Cristiani a scegliere la prima ipotesi. Nei prossimi anni, ci saranno occasioni in abbondanza per i Cristiani per dimostrare la loro preferenza per l’evangelizzazione.

[Traduzione dall’italiano a cura di Luca Marcolivio]

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ZENIT Staff

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