Aleppo

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Crisi in Siria, bambini prime vittime. Il nunzio Zenari: "Non si vede la fine del tunnel"

Il prelato rilancia l’appello dell’Onu ad una tregua per permettere la consegna di aiuti umanitari. Recuperati ieri al largo della Libia i corpi di due bimbe e tre adulti fuggiti dalla Siria

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L’immagine del piccolo Omran Daqneesh, il bimbo siriano di 5 anni estratto dalle macerie di un bombardamento ad Aleppo, sanguinante e seduto in un’ambulanza, ha riacceso i riflettori sulla drammatica situazione in Siria. La foto sta facendo in queste ore il giro dei social network e i suoi occhi sono divenuti il simbolo delle sofferenze patite dai bambini vittime di un conflitto che in cinque anni ha provocato 250mila morti e ha originato una delle più gravi cristi umanitarie della storia, con 11 milioni di rifugiati.
“La sofferenze dei bambini sono quelle che colpiscono di più. Dall’inizio della guerra 14mila fra bambini e minori sono caduti nel conflitto”, ha dichiarato all’agenzia Asia News mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco. In Siria la situazione si fa “sempre più scottante e non si vede la fine del tunnel”, afferma il prelato, denunciando una “escalation della violenza” nelle ultime settimane che ha esacerbato ancor più questa guerra “sanguinosa”.
“Si spera sempre di vedere la fine delle violenze ma quello che emerge è un intensificarsi della guerra” spiega Zenari, secondo il quale la priorità, in questa situazione allarmante, è “la consegna di aiuti umanitari”. Il riferimento è all’appello lanciato nelle scorse ore dall’inviato speciale Onu per la Siria, Staffan de Mistura, che ha confermato la sospensione delle attività umanitarie della task force delle Nazioni Unite, a causa dei continui bombardamenti che ostacolano la distribuzione di aiuti.
Le Nazioni Unite hanno chiesto pertanto una tregua di almeno 48 ore, soprattutto ad Aleppo, epicentro delle violenze dove, secondo De Mistura, è atteso l’arrivo di centinaia di combattenti per la “battaglia campale”. “La speranza è che diminuiscano le violenze e vi sia una crescita nell’accesso agli aiuti”, auspica Zenari. “Continuiamo a lanciare appelli per la pace, per la fine delle violenze ma cadono nel vuoto, impotenti di fronte alle orecchie sorde di troppi. Tuttavia, è importante continuare a raccontare le sofferenze” di un Paese e un popolo martoriato “da cinque anni e mezzo di guerra”
Intanto, mentre sembra profilarsi un nuovo asse Mosca-Teheran-Pechino per la Siria, la popolazione continua a rimanere intrappolata in una grave crisi alimentare, idrica ed energetica. Molti provano a fuggire dal Paese ma la loro sorte non è migliore: proprio ieri nel Mar Mediterraneo sono stati recuperati i corpi di due bambine, una di 8 mesi l’altra di 5 anni, insieme a quelli di tre adulti. La piccola barca di legno su cui viaggiavano dopo essere fuggiti dalla Siria si è capovolta a circa 22 miglia al largo delle coste libiche.
La notizia è stata diffusa oggi dalla Croce Rossa, la quale riferisce che secondo i 21 sopravvissuti, soccorsi dall’organizzazione umanitaria Proactiva Open Arms, a bordo viaggiavano 27 persone appartenenti ad otto famiglie siriane. Di una di loro non c’è più traccia. L’equipaggio della Phoenix, in missione congiunta Moas – Croce Rossa italiana era sulla rotta per un altro salvataggio quando si è imbattuto nei cadaveri della bimba più piccola e dei tre adulti. Un peschereccio ha invece recuperato il corpo della bambina di 5 anni.
[S.C.]

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ZENIT Staff

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