Cresciuto nel Comunismo, oggi è un formatore di sacerdoti

Intervista al sacerdote ucraino, padre Yurko Kolasa

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di Traci Osuna

VIENNA, venerdì, 11 giugno 2010 (ZENIT.org).- Cresciuto nel Comunismo dell’Unione sovietica, Yurko Kolasa non sapeva nulla della fede cattolica fino alla sua adolescenza. Quando la Chiesa geco-cattolica è passata, da una vita clandestina, prima alla pratica pubblica e poi ad essere rispettata in Ucraina, a questo futuro sacerdote si è aperto un mondo.

Oggi padre Kolasa è prefetto del programma di formazione dei sacerdoti, seminaristi e religiosi, dell’International Theological Institute di Vienna. E’ un sacerdote sposato, appartenente al rito orientale ucraino della Chiesa greco-cattolica, e padre di quattro bambini.

In questa intervista padre Kolasa parla del programma di preparazione al matrimonio che lui stesso ha sviluppato e del suo impatto positivo sui matrimoni in Ucraina e di come stia rapidamente diventando il prototipo dei programmi di preparazione al matrimonio per diverse diocesi dell’Europa orientale.

Lei ha detto che fino ai 15 anni di età ha vissuto in mezzo al Comunismo. Cosa è successo che si è allontanato da quell’ideologia per avvicinarsi alle verità della fede cattolica?

Padre Kolasa: Molti dei miei parenti erano membri attivi del partito comunista. Da bambino non sapevo nulla della persecuzione contro la Chiesa greco-cattolica nell’Unione sovietica. È stato solo nel 1989, quando la Chiesa greca è stata legalizzata che ho iniziato a sapere delle centinaia e centinaia di martiri: vescovi greco-cattolici, chierici, religiosi e laici.

È stata l’autenticità della loro fede che mi ha radicalmente cambiato la vita. Ero sconvolto dall’idea della quantità di persone che non avevano ceduto al compromesso con il regime oppressivo del tempo e che avevano superato la più grande sfida del XX secolo: la soppressione della libertà e della dignità umana come dono di Dio, ad opera dei totalitarismi ideologici. Queste persone hanno dato la più grande testimonianza alla fede: il loro sangue.

Nonostante gli sforzi del Governo per estromettere il Cristianesimo, la fede della gente ha prevalso. Ci può descrivere in che modo la gente ha continuato a praticare o almeno a non perdere la fede in quel tipo di contesto?

Padre Kolasa: Verso la fine del 1947, i religiosi e le religiose, i fedeli laici e centinaia di sacerdoti che si sono rifiutati di “convertirsi” all’ortodossia, spesso insieme alle loro mogli e figli, sono stati arrestati e mandati ai lavori forzati, dove hanno vissuto durezze terrificanti. Le parrocchie in cui il parroco era stato arrestato sono diventate la spina dorsale della Chiesa clandestina. I fedeli cantavano davanti alle chiese chiuse o rendevano culto in chiese non registrate presso il regime. I sacerdoti che erano sfuggiti agli arresti cercavano di compiere le visite pastorali a queste comunità clandestine. Le suore tenevano i contatti tra i sacerdoti e i laici, organizzando funzioni religiose segrete e catechizzando i bambini.

Con la morte di Stalin, nel marzo 1953, molti preti che sono sopravvissuti ai campi hanno potuto far ritorno alle loro case dove hanno spesso ripreso le loro attività pastorali. I sacerdoti celebravano i sacramenti nelle foreste o in appartamenti privati a tarda notte o presto la mattina, in aggiunta al loro lavoro ufficiale. In molti casi sono stati più volte arrestati e condannati.

Fino al 1989 la Chiesa greco-cattolica in Ucraina è stata la più grande Chiesa illegale al mondo. Essa aveva anche la rete più estesa di opposizione civile all’Unione sovietica. Nonostante l’infinita persecuzione, la vita della Chiesa ha continuato attraverso una complessa rete clandestina di seminari, monasteri, parrocchie e gruppi giovanili, finché la Chiesa non è stata legalizzata il 1° dicembre 1989.

Lei è un sacerdote greco-cattolico, è sposato ed ha quattro figli. Per chi non ha familiarità con la tradizione dei riti cattolici orientali riguardo ai preti sposati, ci può spiegare come si è verificata questa differenziazione?

Padre Kolasa: La tradizione dei preti sposati deriva dai tempi degli apostoli. Nei primi anni della Chiesa alcuni uomini sposati sono stati persino consacrati vescovi. La Chiesa orientale ha sempre dato la possibilità agli uomini sposati di essere ordinati al sacerdozio.

Ma sia ben chiaro che in nessun caso vi è stato mai un sacerdote praticante nella Chiesa che si sia sposato. Vi sono solo stati casi di uomini sposati che poi sono stati ordinati. D’altra parte, la Chiesa occidentale ha percorso la via di ordinare solo uomini non sposati, salvo per alcuni protestanti che sono entrati nella Chiesa in anni recenti.

Nutro sempre grande rispetto e alta stima per i sacerdoti non sposati e cerco sempre di incoraggiarli a fare tesoro e proteggere il dono che hanno ricevuto. San Paolo, nella prima lettera ai corinzi, 7,7, dice: “vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro”.

Lei è stato ordinato nel 2001 e si avvicina al suo 10° anniversario di sacerdozio. Vuole condividere con noi le sue riflessioni sulla sua vocazione e su come la sua vita è cambiata da allora?

Padre Kolasa: Una delle esperienze più forti dell’essere sacerdote è di essere testimone della grande potenza dei santi sacramenti e di sapere che, per quanto immeritevole io possa essere, Dio mi usa come un canale per il suo infinito amore divino.

Non dimenticherò mai quel momento nella mia vita in cui, dopo un lungo e pesante giorno di lavoro alla parrocchia, sono stato chiamato a dare l’unzione degli infermi a un uomo molto malato. Quando sono arrivato, il povero uomo era in preda a un terribile dolore. Tutto il suo corpo era preso dalle convulsioni. Tentavo di comunicare con lui, ma non rispondeva. No so neanche se mi sentiva o mi vedeva. Ho iniziato a recitare le preghiere del rito dell’unzione degli infermi, ma le convulsioni non facevano che aumentare. Ma nel momento in cui ho terminato, pronunciando la parola Amen, il suo corpo si è improvvisamente rilassato. Gli occhi erano chiusi e respirava.

Ho invitato sua sorella che era accanto a me a pregare insieme e a ringraziare Dio per la sua misericordia. Quando abbiamo iniziato a recitare il Padre Nostro, l’uomo ha dolcemente aperto gli occhi, ha guardato la sorella e poi me, e mi ha sorriso, pieno di beatitudine e di pace, e poi ha chiuso gli occhi ed esalato il suo ultimo respiro. In quel momento non potevo smettere di ringraziare Dio per aver salvato la sua anima e per il dono del sacerdozio.

Lei ha elaborato un programma di preparazione al matrimonio che ha riscosso molto successo in Ucraina. Ci può spiegare il programma e il motivo principale di questo successo?

Padre Kolasa: La nostra esperienza in Ucraina dimostra che i giovani di oggi sono assetati di verità. Solo quando trovano la verità la loro vita inizia a cambiare. Un altro aspetto importante è quello di sviluppare una pastorale per le giovani famiglie cristiane. Ogni programma di preparazione al matrimonio deve essere visto in relazione alla pastorale delle giovani famiglie. Si potrebbe dire che la qualità della preparazione al matrimonio dipende dalla continuità.

Così, qualche mese dopo essermi diplomato dall’International Theological Institute (2001), il Cardinale Husar mi ha chiesto di prendermi la responsabilità della Commissione per il matrimonio e la famiglia dell’Arcidiocesi di Leopoli. In tre brevi anni la Commissione ha costituito 13 centri di preparazione al matrimonio, ha pubblicato un manuale e preparato più di 3.000 coppie.

Ogni anno, più di 1.500 coppie partecipano a questo programma. È stato anche utilizzato come modello per altre diocesi della Chiesa greco-ortodossa ucraina. È interessante notare come le questioni del matrimonio e della tutela della vita abbiano rappresentato un terreno di unione con la Chiesa ortodossa. Anche alcuni sacerdoti ortodossi hanno raccomandato l’uso del manuale greco-cattolico per
i corsi prematrimoniali delle loro parrocchie.

Questo lavoro della Chiesa è emerso anche dai dati statistici ufficiali, con un sorprendente risultato. Nel 2000 il tasso di divorzio nella regione di Leopoli era del 54%. Dal momento in cui la Chiesa ha iniziato ad applicare il programma di preparazione al matrimonio, la situazione è migliorata. In Ucraina le giovani coppie hanno le maggiori probabilità di divorziare, ma negli ultimi quattro anni, il tasso di divorzio nella regione di Leopoli è sceso al 40%. Nelle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina, dove il programma non è stato applicato, il divorzio è arrivato a tassi dell’80%. Inoltre, dall’anno 2004 ad oggi, la città di Leopoli ha il più alto tasso di natalità.

Nel 2006 il programma è stato proposto all’attenzione delle autorità pubbliche, come modo per superare la crisi della famiglia in Ucraina. Nel gennaio 2007 un’equipe di persone laiche ha avviato un programma pilota a Kiev, capitale dell’Ucraina, presso uno degli uffici statali di registrazione matrimoniale. Il programma elaborato per lo Stato è diverso da quello usato dalla Chiesa, sebbene abbia lo stesso obiettivo di proclamare la verità sulla persona umana, sull’amore e su Dio.

Nel gennaio del 2008, dopo aver monitorato l’applicazione del programma governativo nell’arco di un anno, intervistando le giovani coppie che vi hanno partecipato, le autorità pubbliche hanno deciso di mantenere il programma e di estenderlo all’intera città di Kiev. Adesso esistono sette centri di preparazione al matrimonio nella capitale ucraina, a cui partecipano le coppie che non si sposano in Chiesa. Se questa applicazione andrà bene, potrebbe essere estesa all’intero Paese.

Abbiamo anche istituito una rete di aiuto alle coppie, sia per i primi anni del matrimonio, sia per l’intera vita familiare. Ci siamo resi conto che la preparazione al matrimonio deve essere sempre abbinata alla pastorale per le famiglie. Circa 300 coppie che hanno beneficiato del programma stanno ora facendo volontariato per aiutare le nuove coppie a prepararsi al matrimonio. Tutto questo ha notevolmente migliorato la situazione delle famiglie nella nostra diocesi.

La Chiesa greco-cattolica di Romania sta ora utilizzando il corso come base per il suo programma di preparazione al matrimonio. E lo scorso anno, il Vescovo austriaco responsabile per il matrimonio e la famiglia, monsignor Klaus Küng, mi ha chiesto di aiutare ad elaborare un programma analogo per l’Austria. Ora il programma si sta diffondendo nelle parrocchie di quello Stato.

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ZENIT Staff

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