Creare "isole di umanità"

Monsignor John Atcherley Dew illustra la Nuova Evangelizzazione in Oceania

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 9 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo la relazione tenuta ieri pomeriggio in Aula da monsignor John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington, in Nuova Zelanda, e presidente della Federazione delle Conferenze dei Vescovi Cattolici di Oceania (F.C.B.C.O.).

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1. In questa stessa Aula, durante il Sinodo per l’Oceania del 1998, Padre Timothy Radcliffe, allora Priore Generale dei Padri Domenicani, coniò la bella frase “isole di umanità”, parlando dell’Oceania. Tali “isole di umanità” sono rispecchiate nell’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Oceania” (EO), che Papa Giovanni Paolo II avrebbe dovuto pronunciare durante una visita pastorale in Nuova Caledonia. Tuttavia, il peggioramento del suo stato di salute impedì quella visita, così che “Ecclesia in Oceania” fu il primo documento importante che il Vaticano diffuse per via elettronica. Ebbene, l’Oceania, che copre un terzo della superficie terrestre ed è lontana dall’abbraccio tecnologico dell’universo, ha tratto beneficio dalle comunicazioni elettroniche. L’esortazione fu un appello rivolto alle genti dell’Oceania affinché tornassero a impostare la propria vita su Gesù Cristo: a percorrere la sua via, a proclamare la sua verità, a vivere la sua vita.

L’esortazione fu per molti anche un’introduzione al termine “Nuova Evangelizzazione”. “L’evangelizzazione è la missione della Chiesa di proclamare al mondo la verità di Dio rivelata in Gesù Cristo… Oggi occorre una nuova evangelizzazione, così che ognuno possa udire, comprendere e credere nella misericordia di Dio destinata, in Cristo Gesù, a tutti i popoli” (EO 18). Quell’“oggi” è l’“oggi” della Bibbia: “Se oggi udite la sua voce…”.

Oggi la Chiesa d’Oceania è chiamata ad ascoltare di nuovo l’invito di Gesù Cristo a seguire le sue orme, a proclamare la sua verità, a vivere la sua vita sotto la costellazione della Croce del Sud che illumina il cielo notturno sull’Oceania.

Quali sono le isole di umanità che riconosciamo nelle diocesi e nei paesi delle quattro Conferenze Episcopali che costituiscono la Federazione dei Vescovi Cattolici dell’Oceania?

La Conferenza Episcopale del Pacifico (CEPAC). Oltre il 30% della popolazione di questo vasto territorio è nata dopo il Sinodo per l’Oceania. Vediamo ovunque la vitalità dei giovani: per esempio, sono affluiti in massa alla Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a Sidney nel 2008; alle celebrazioni annuali Téné in Nuova Caledonia, o, nei primi mesi di quest’anno, al festival della gioventù a Samoa; vediamo fiorire le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa per un’azione missionaria che va oltre i confini del territorio CEPAC. In questi giovani vediamo una sincera e talvolta dolorosa ricerca di senso e di spiritualità, mentre uniscono ai valori culturali tradizionali l’entusiasmo di quest’epoca tecnologica utilizzando i loro I-pod e smartphone. È difficile per loro resistere agli specchietti per le allodole di un’industria dell’intrattenimento tecnologico così aggressiva. La pubblicazione della CEPAC del Catechismo della Chiesa Cattolica e di YouCat in francese e in inglese è un valido strumento per la formazione dei giovani. 

– In Nuova Zelanda abbiamo visto la vita cattolica acquisire una nuova vitalità attraverso un incremento della diversità etnica, come conseguenza della migrazione delle popolazioni. I gruppi più vasti provengono dalle isole del Pacifico e dalle Filippine, mentre i più piccoli, sebbene con un numero significativo di cattolici e catechumeni, dal Medio Oriente, dall’India, dalla Corea, dalla Cina e dal Sudan. Gente che porta con sé la fede e la spiritualità cattoliche, ma anche l’esperienza della guerra, della povertà e dello sfollamento che quella fede ha forgiato. La Nuova Zelanda ha sancito una solida alleanza biculturale fondata sul Trattato di Waitangi, sottoscritto dalla Corona inglese e dal popolo Maori nel 1840. Il trattato fornisce “il fondamento morale per la presenza di tutti gli altri popoli in Aotearoa-Nuova Zelanda” (dichiarazione della New Zealand Catholic Bishops Conference, Avvento, 1989).

– In Australia esiste un forte impegno nei confronti della società, che si esprime attraverso l’educazione per gli adulti e nuove forme di leadership laica in seno alla chiesa. L’Australia è il più avanzato dei paesi della federazione in termini di media e tecnologie. Ha generosamente condiviso questo vantaggio, per esempio, fornendo supporto alla radio cattolica delle isole Salomone; con la sua disponibilità a condividere le risorse elettroniche per l’evangelizzazione, per la formazione educativa e per la formazione pastorale. Negli ultimi due anni, la diocesi di Broken Bay ha offerto conferenze virtuali che sono state diffuse in tutto il mondo. Alla prima di esse, cui ho assistito da Wellington, Nuova Zelanda, sono rimasto affascinato dal vedere, grazie a un collegamento via satellite, gli anfitrioni australiani dare il benvenuto e dialogare con i partecipanti provenienti da diversi paesi del Pacifico, le Isole Salomone, le Filippine, l’India e perfino dal Canada e dal Regno Unito. Questa nuova tecnologia è un agente vitale della Nuova Evangelizzazione.

– Papua Nuova Guinea e le Isole Salomone sono all’avanguardia nella ricerca e nell’inculturazione concreta del Vangelo, seguendo il richiamo dell’esortazione post sinodale, Ecclesia in Oceania (16-17). Le loro culture rispecchiano i valori del Vangelo relativi alla sacralità della vita umana e all’ospitalità. Numerose congregazioni religiose internazionali – sia clericali che laiche – hanno impostato i loro programmi formativi in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone proprio perché gli studi superiori e la formazione interculturale vi sono diffusi. In quei paesi vi sono anche molte popolazioni che ascoltano il messaggio del Vangelo per la prima volta; per esempio, oltre 60 persone sono state battezzate nelle Isole Salomone, in occasione della Pasqua scorsa. 
In ciascuna delle quattro Conferenze, le nostre scuole cattoliche funzionano bene e si integrano con la vita parrocchiale. Le nostre scuole costituiscono il terreno fertile per la “nuova evangelizzazione”, poiché offrono la possibilità di reinserire le famiglie nella vita della Chiesa.

S. Pietro Chanel è riconosciuto come il Protomartire dell’Oceania e la sua intercessione è stata a lungo molto popolare. Due anni fa la canonizzazione di Santa Maria della Croce MacKillop ha riscosso enorme interesse in Australia e in tutto il Pacifico. L’interesse dei media è stato forte e la canonizzazione ha compiuto meraviglie perla Chiesa. Questi modelli di Santità continuano ad essere fonte di ispirazione, si vedano il Beato Peter To Rot di Papua Nuova Guinea, o il beato Pedro Calungsod di Guam, che sarà canonizzato durante questo sinodo, conosciuto come “il santo ragazzino”. In Nuova Zelanda stiamo aspettando notizie sulla causa di Suzanne Aubert. Questi esempi faranno per la nuova evangelizzazione più di quanto possiamo immaginare, visto l’interesse dei media che sanno catturare l’immaginazione delle persone. 

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ZENIT Staff

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