Cosa si aspetta il pontificato di Benedetto XVI dagli ispanici?

Nuovo libro di Guzmán Carriquiry

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ROMA, giovedì, 21 giugno 2007 (ZENIT.org).- L’Istituto Messicano di Dottrina Sociale Cristiana (IMDOSOC) ha appena pubblicato un nuovo libro del dottor Guzmán Carriquiry, “¿Qué espera el pontificado de Benedicto XVI de los hispanos? Misión de los hispanos en los Estados Unidos a la luz de la catolicidad? (“Cosa si aspetta il pontificato di Benedetto XVI dagli ispanici? Missione degli ispanici negli Stati Uniti alla luce della cattolicità”).

Il libro è il frutto dei tanti studi condensati nelle conferenze pronunciate dal Sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici a un gruppo selezionato di leader ispanici impegnati nella vita politica e negli affari, in occasione di un incontro promosso a Denver nell’agosto 2006.

In sintonia con diverse dichiarazioni dell’episcopato cattolico degli Stati Uniti, Carriquiry affronta la presenza crescente e plurisfaccettata degli ispanici nei vari ambiti della società nordamericana, considerandola una “benedizione di Dio” e una “risorsa profetica” per la vita e il destino del Paese, così come per l’intera cattolicità.

La visione di Carriquiry, di origine uruguaiana, si scontra con quella di Samuel Huntington, autore de “Lo scontro delle civiltà”, quando la presenta come “minaccia”, e con quella di Pat Buchanan, politico conservatore statunitense, quando si riferisce a questa come a un’“invasione” barbarica.

La tesi di Carriquiry è che questa presenza sempre più influente, coinvolta nel “profondo e imprevedibile riallineamento culturale che vivrà questa Nazione nei prossimi decenni”, è “una sorpresa inaudita del disegno provvidenziale di Dio, che si serve di un complesso di ‘cause seconde’, come quelle che hanno portato e continuano a portare milioni di latinoamericani a emigrare negli Stati Uniti”.

E’ un dono “per dare rinnovato vigore, per ricostruire e rivitalizzare, in una più completa sintesi cattolica, la presenza e la missione della Chiesa in questo Paese” e dare così risposte più complete “alle questioni e alle esigenze di libertà, di rigenerazione morale e spirituale, di felicità, che hanno spinto i ‘padri pellegrini’, i ‘padri fondatori’, i pionieri, le moltitudini di immigrati, tutti i seguaci e i costruttori del ‘sogno americano’”.

In una nota inviata a ZENIT, l’autore non nasconde le difficoltà e gli ostacoli che si pongono al giorno d’oggi a questa presenza ispanica, nonostante la proverbiale generosità di accoglienza di una Nazione fatta in grande misura da periodiche, massicce e diversificate ondate di immigrazione.

Tra queste, Carriquiry esamina le seguenti: la persistente vigenza della “leggenda nera” sull’America Latina e le sue genti, il radicato pregiudizio anticattolico, l’ideologia della presunta incompatibilità cattolica con il credo americano, le difficoltà tra la “protestantizzazione”, il secolarismo e l’ideologia del multiculturalismo.

L’autore propone agli ispanici di essere consapevoli e responsabili della loro tradizione di fede, e di sforzarsi di coniugare insieme il cattolicesimo tipico del barocco popolare latinoamericano con quello diffuso in Florida e nel sud-est degli Stati Uniti, che, per altre vie, si è radicato nel Maryland, è cresciuto con l’incorporazione di cattolici immigrati dei più diversi popoli e Nazioni, è stato temperato dalle persecuzioni, ha conosciuto molti frutti di santità e carità e si esprime oggi nella Chiesa con il maggior numero di fedeli negli Stati Uniti.

Per questo, si richiede di “investire” molto di più nella nuova evangelizzazione e catechesi degli ispanici e nella formazione dei suoi leader, all’interno dei nuovi contesti di vita e cultura, afferma il Sottosegretario del Consiglio vaticano.

Il libro affronta le politiche di immigrazione che si stanno dibattendo attualmente negli Stati Uniti, ma sottolinea che gli ispanici devono anche farsi carico di molti altri aspetti della vita nazionale, come quelli che si riferiscono alla cultura della vita e alla famiglia, all’istruzione e al lavoro, alla formazione del capitale umano, alla partecipazione politica nel quadro di una grande tradizione democratico-liberale che richiede solide basi, alla responsabilità solidale a livelli emisferici e mondiali.

Il dottor Carriquiry sottolinea che non è possibile considerare la “pastorale ispanica” come una “nicchia ecclesiale” tra le altre, dove diverse “comunità etno-cattoliche coabiterebbero in coesistenza pacifica e anche con spirito cordiale ma senza maggiori interferenze”.

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ZENIT Staff

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