Cosa ci ha insegnato lo scandalo sulla clonazione umana in Corea del Sud?

Un funzionario pro-vita parla davanti al Sottocomitato della Camera statunitense

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WASHINGTON, D.C., venerdì, 10 marzo 2006 (ZENIT.org).- Ci sono lezioni scientifiche, politiche e morali da imparare dallo scandalo della clonazione umana in Corea del Sud, ha affermato un portavoce della Conferenza Episcopale Statunitense ad una Commissione del Congresso.

Richard Doerflinger, Deputato e Direttore delle attività pro-vita della Conferenza episcopale dei Vescovi americani, ha testimoniato martedì davanti al Sottocomitato della Camera per la Giustizia Criminale, la Politica Farmaceutica e le Risorse Umane del Comitato della Camera sulla Riforma del Governo.

L’audizione era intitolata “Clonazione Umana e Ricerca sulle Cellule Staminali Embrionali dopo Seul: Esaminare lo Sfruttamento, la Frode e i Problemi Etici nella Ricerca”.

La prima lezione da trarre dallo scandalo è di tipo scientifico, ha affermato Doerflinger.

“I ricercatori sulla clonazione devono fare marcia indietro”, sostiene. “Dopo otto anni di sforzi per clonare embrioni umani, nessuno ha raggiunto neanche il primo passo nell’usare questa procedura per cure umane” – la cosiddetta clonazione terapeutica.

“Questa è la terza volta in otto anni che sentiamo parlare di successo nella clonazione di embrioni umani per le loro cellule staminali, ma si riscontra sempre che le dichiarazioni poggiano su una base limitata”, ha osservato Doerflinger.

“Gli altri inizi falsi sono stati annunciati, nel 1999 e nel 2001, dagli Americani”, ha ricordato. “La Corea del Sud non ha il monopolio della pubblicità ingannevole in questo campo”.

Agenda politica

Doerflinger ha affermato che la lezione politica è che “non ci dovrebbe essere più una corsa libera per la clonazione”.

“L’agenda politica per la clonazione è stata a lungo svincolata dai fatti”, ha spiegato. “Per ottenere il sostegno pubblico e i fondi governativi, i sostenitori della clonazione umana e della ricerca sulle cellule staminali embrionali hanno pubblicizzato a lungo affermazioni e promesse esagerate ai legislatori e al pubblico”.

“La terza e più importante lezione è morale: l’utilitarismo non è utile”, ha detto Doerflinger.

“I ricercatori sono stati a lungo tentati di ‘aggirare l’ostacolo’ dell’etica, inclusa l’etica di proteggere i soggetti della ricerca umana, per raggiungere i loro obiettivi”, ha continuato.

“La società, quindi, attraverso strumenti come il Codice di Norimberga, ha dovuto insistere su postulati morali come ‘Nessun esperimento dovrebbe essere condotto laddove c’è una ragione a priori per credere che si verificherà la morte o una ferita invalidante’”, ha sostenuto il portavoce dei Vescovi.

“Ciò che è nuovo è il dominio di una ‘nuova etica’ che giustifica abusi tali in principio – un calcolo utilitaristico che relativizza e sminuisce la vita umana e altri valori se questi intralciano la via della ricerca”, ha aggiunto Doerflinger.

“Tragicamente – ha concluso –, questa nuova etica del ‘fine che giustifica i mezzi’ è diventata virtualmente l’etica ufficiale di quanti cercano di giustificare la ricerca distruttiva sugli embrioni umani e la clonazione umana nei settori privato e pubblico”.

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ZENIT Staff

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