Corruzione: il Ceis scrive al cardinale Bagnasco

In una lettera, il presidente Mineo informa il porporato che “a Roma sta nascendo un movimento per dare vita agli onesti”

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“Eminenza, mi permetto di scriverLe per dirLe grazie!  Le sue parole di incoraggiamento affinché il popolo degli onesti reagisca senza deprimersi sono per noi un segno di speranza”. È quanto scrive Roberto Mineo, presidente del Ceis di Don Picchi al card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI. che nei giorni scorsi aveva invitato il “popolo degli onesti a reagire senza deprimersi”.

“Come Lei sa – aggiunge Mineo – il Centro Italiano di Solidarietà è stato fondato da Don Mario Picchi un vero pioniere nella lotta alle dipendenza da droga, alcool e gioco. Dopo la bufera di mafia capitale, noi, come tante altre realtà che hanno sempre agito con onestà e professionalità, ci troviamo in grandi difficoltà che non sono solo quelle economiche, ma soprattutto ambientali.  Mi spiego meglio”.

“A Roma, come immagino in tante altre città italiane colpite dal cancro della corruzione, – prosegue Mineo – sembra che tutti coloro che si occupano di welfare siano ladri e imbroglioni. Grazie al cielo non è così.  Anzi proprio in queste settimane nella Capitale si sta creando dal basso un fronte di persone, uomini e donne, che a diverso titolo sono impegnati nel sociale e che hanno le fedine penali pulite e che ogni giorno, con grande dedizione, fanno la differenza nella dura battaglia per offrire un pò di speranza e di “misericordia” a chi è sfortunato e vive ai margini delle nostre comunità”.

“Non vuole essere un sintomo di ribellione, – continua Mineo – ma un sussulto spontaneo di dignità e di giustizia che trova nelle sue parole un’autorevole conferma. Eminenza, la nostra preoccupazione nasce dal fatto che questo clima pesante rischia di compromettere tanti servizi alla persona facendo ricadere su famiglie, anziani e disabili lo scotto di uno scandalo pesante e ramificato. Questo non è proprio giusto!”.

“La nostra realtà – ancora Mineo – si occupa di migliaia di giovani, che sono caduti vittime delle droghe, dell’alcool e del gioco d’azzardo. Proprio nei loro confronti abbiamo la doppia responsabilità di liberarli dai fantasmi del loro passato, ma anche di offrirgli una speranza per il futuro. In questo momento tutto ciò è più difficile e complicato. Le chiedo scusa per la mia schiettezza, ma Don Picchi ci ha insegnato e formato per mettere al centro delle nostre azioni la persona umana e non il profitto”.

“Oggi Le scrivo con riconoscenza ed anche per chiederLe di pregare per noi e di continuare ad essere, con il Suo alto Magistero, un punto di riferimento per quanti credono nella giustizia e nella solidarietà in questi momenti di grande confusione”, conclude poi Mineo.

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ZENIT Staff

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