Conoscere il vero fine della preghiera e non essere mai tralci insecchiti

È tempo sprecato appellarsi al Signore per qualcosa di cui si ha fermamente bisogno, senza prima chiedergli di venire ad abitare dentro di noi

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Ci vuole più coraggio per dare una svolta efficace alla nostra vita e contribuire a redimere quella degli altri, partecipando di fatto alla costruzione di un mondo migliore. Certo non tutti i ruoli sono uguali, così come le stesse responsabilità sociali, politiche, economiche, familiari, non hanno per tutti un peso equivalente. Ognuno comunque ha il dovere di dare sempre il meglio di sé. Spesso si da poco importanza alla propria esistenza, perché la si misura in funzione della capacità di dare un piccolo o grande contributo alla comunità dove si vive e si opera, sminuendo di fatto la meraviglia che c’è dentro di sé. Si ha di solito piena considerazione soltanto per chi eserciti un potere reale pubblico, alimentando nel concreto una società basata solo sulle regole inventate dagli uomini, capisaldi di un sistema che ormai viaggia indisturbato verso il pensiero unico. L’uomo deve riprendere il naturale contatto con Dio, che la preghiera rende possibile nella sua più estrema realtà. Ma non basta! Bisogna che si capisca fino in fondo quale è il fine assoluto della preghiera, perché senza questa verità nel cuore si rischia di trasformare un momento così alto, in un esercizio religioso o filosofico fine a se stesso. È tempo sprecato appellarsi al Signore per qualcosa di cui si ha fermamente bisogno, senza prima chiedergli di venire ad abitare dentro di noi, fino al punto di farlo diventare parte viva del nostro modo di essere. È perciò necessario che gli si chieda di aver dimora in ognuno con la sua giustizia, la sua carità, la sua verità, ma anche con tutta la sua misericordia, tutta la sua Parola e tutto il suo amore.

Senza questo passaggio si rischia di vanificare la ricerca di un vero rapporto con Dio. Mi spiego meglio. Spesso per liberarsi dalle zavorre interiori si cerca un metodo utile, magari anche scientifico, per poter fortificare il rapporto personale con l’infinito o con lo “spazio quantico”, come lo chiamano alcuni moderni e validi scienziati in campo medico e psicologico. I sistemi adottati sono sempre relativi e non starò qui a formulare una graduatoria internazionale sulla loro validità. Non ho la competenza, ne la necessità di farlo. Ritengo comunque che prima dell’utilizzo di un metodo o di una qualsiasi applicazione c’è sempre un percorso interiore da assumere, che dovrà poi riflettersi pienamente su un modello di comportamento personale, da tenere nei confronti del prossimo. Un metodo può funzionare più o meno rispetto ad un altro, solo se Dio ha prima occupato ogni spazio della nostra spiritualità. Lo stesso discorso vale per la preghiera. Per realizzare questo passaggio è necessario sapere che noi siamo come una brocca piena di terra, foglie, paglia ridotta in piccoli pezzi. Rimanendo in questo stato nessun metodo funzionerà e nessuna preghiera giungerà a buon fine, perché l’acqua della vita che sgorga dalla sorgente divina, non potrà mai riempire perfettamente ogni piccolo anfratto del nostro mondo interiore. I diversi corpi estranei, residuo permanente di un vecchio modo di essere, continueranno ad inquinare ogni cosa che ruota intorno a loro e non lasceranno varchi capaci di attrarre la novità nel calore di Dio.

La preghiera vera inizia nel momento in cui si chiede a Cristo Signore che mandi la sua Parola nel nostro cuore, perché diventi con esso una cosa sola. Scrive a proposito mons. Costantino di Bruno: “Pregare non è chiedere a Dio qualche grazia. Non si supplica il Signore perché ci conceda qualcosa. Lo si invoca perché svuoti il nostro cuore, liberandolo da tutto ciò che è difforme, non conforme alla sua volontà, in modo che diventi la sua stabile dimora. Pregare è chiedere al Dio di ogni grazia, all’Autore di ogni bene, che sia Lui la grazia e il bene della nostra vita”.

Con Cristo la nostra “brocca” si svuoterà di ogni peccato, di ogni foglia secca di disobbedienza, da ogni paglia di imperfezione, rendendo possibile l’accostamento al Padre. L’uomo deve diventare vero tralcio della vite del Signore nella Parola di Gesù, altrimenti rimarrà senza linfa e destinato perciò a seccarsi, al di là del rigore dei metodi adottati o della preghiera rivolta cielo. Con la Parola nel cuore è possibile chiedere ogni grazia e rendere visibile il rapporto con il Creatore. La preghiera in questa condizione diventa strumento potente per la formazione di una nuova generazione di cristiani, capace di imitare il vangelo e le beatitudini di Cristo. Fuori di essi è come se si volesse cogliere uva matura da tralci staccati dalla vite. È triste essere credenti incapaci di pensare e di agire come il Figlio dell’Uomo, secchi, aridi, fino al punto di far arretrare la storia, rallentando il vero progresso dell’Umanità. I tempi che viviamo dimostrano purtroppo, visti i risultati ottenuti, che molto spesso si promette una raccolta fruttuosa da tralci ormai insecchiti! Ognuno di noi ha perciò il dovere di conoscere il vero fine della preghiera ed essere tralcio autentico della vite del Signore, per cambiare nel bene se stesso e il mondo che lo circonda.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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