Congo, la "Repubblica dell'impunità"

È così che la ‘Nuova Società Civile del Congo’ definisce il Paese poiché, a 20 giorni dalle violenze nei confronti di tre religiosi, le indagini restano ferme

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Nella Repubblica Democratica del Congo non sembra esserci intenzione di arginare l’intolleranza che colpisce i cristiani. L’associazione Nuova Società Civile del Congo (Nscc) denuncia infatti che, a oltre 20 giorni dall’aggressione a due sacerdoti e ad una religiosa, avvenuta il 12 e 13 ottobre in una provincia orientale del Paese (Kasai), le indagini sono allo stallo.

“Siamo preoccupati per l’aggressione a preti e religiose a Lodja. Vediamo che la libertà di espressione è minacciata dall’intolleranza politica nel nostro Paese” ha affermato all’agenzia Fides il coordinatore nazionale della Nscc, Jonas Tshombela.

L’aggressione ha avuto inizio domenica, dopo che nel corso di una Messa i due sacerdoti avevano letto un Messaggio con il quale i vescovi congolesi si dichiaravano contrari alla riforma della Costituzione per consentire al presidente Joseph Kabila di concorrere alle elezioni per un terzo mandato.

Ad esser preso d’assalto, il convento delle suore francescane. Le violenze hanno preso di mira una delle religiose. Jonas Tshombela ha denunciato l’impunità di chi ha commesso il crimine: “Deploriamo la Repubblica dell’impunità”, ha detto. “Questi giovani, chiaramente strumentalizzati, con quale diritto si sono permessi di toccare una religiosa, denudarla, infierire su di lei?”, si è dunque chiesto. Pertanto, definendo “intollerabile” il gesto, ha concluso: “Chiediamo l’apertura di un’inchiesta e che i responsabili siano portati di fronte alla giustizia”.

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ZENIT Staff

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