Con l'Ascensione, Gesù porta l'umanità alle "altezze di Dio"

Dopo il Regina Caeli, Benedetto XVI ricorda le vittime dell’attentato di Brindisi e del terremoto in Emilia

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di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 20 maggio 2012 (ZENIT.org) – L’Ascensione al Cielo del Signore “segna il compiersi della salvezza iniziata con l’Incarnazione”. Lo ha detto papa Benedetto XVI all’inizio del Regina Caeli di questa mattina.

La solennità liturgica di oggi non segna la separazione di Gesù dalla nostra condizione umana. Egli infatti, “nella sua umanità, ha assunto con sé gli uomini nell’intimità del Padre e così ha rivelato la destinazione finale del nostro pellegrinaggio terreno”, ha detto il Pontefice.

La sua incarnazione, il suo sacrificio, la sua morte, la sua resurrezione e, infine, la sua ascensione, sono tutti eventi che il Signore mette in atto “per noi”, ha spiegato il Santo Padre. Quindi la sua vicinanza a noi è eterna.

L’Ascensione è “l’ultimo atto della nostra liberazione dal giogo del peccato”. Come afferma San Paolo: “Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri” (Ef 4,8). San Leone Magno, da parte sua, scriveva che, con questa solennità, “viene proclamata non solo l’immortalità dell’anima, ma anche quella della carne. Oggi, infatti, non solo siamo confermati possessori del paradiso, ma siamo anche penetrati in Cristo nelle altezze dei cieli”.

Tutto ciò spiega perché, al momento della salita al Cielo del Signore, i discepoli non sono presi né dalla mestizia, né dalla nostalgia. Al contrario essi “provarono una grande gioia e si sentirono spinti a proclamare la vittoria di Cristo sulla morte” (cfr Mc 16,20).

Risorgendo ed ascendendo al Cielo, Gesù distribuisce a ciascun uomo “un carisma proprio, “affinché la comunità cristiana, nel suo insieme, rispecchiasse l’armoniosa ricchezza dei Cieli” (cfr Ef 4,8.11-13).

L’Ascensione è, in definitiva, il momento in cui la nostra umanità, per mezzo di Cristo, “è portata alle altezze di Dio”. Il Papa ha quindi utilizzato la metafora dell’incenso che “fa salire in alto il suo fumo di soave odore”, così come “la nostra fervorosa e fiduciosa preghiera in Cristo (…) sale e attraversa i cieli e raggiunge il trono di Dio”, venendo ascoltata ed esaudita.

Come affermava San Giovanni della Croce, la nostra preghiera al Signore – se chiediamo a Lui di fare la sua volontà su di noi – realizza sempre “i desideri del nostro cuore”, quindi non solo la salvezza eterna ma quanto sia “conveniente e buon per noi”.

Dopo la recita della preghiera mariana, Benedetto XVI ha menzionato la ricorrenza odierna della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione, invitando tutti a “pregare affinché la comunicazione, in ogni sua forma, serva sempre ad instaurare con il prossimo un dialogo autentico, fondato sul rispetto reciproco, sull’ascolto e la condivisione”.

In vista della memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, patrona del Santuario di Sheshan a Shanghai, il Papa ha esortato ad unirsi “in preghiera con tutti i cattolici che sono in Cina, perché annuncino con umiltà e con gioia Cristo morto e risorto, siano fedeli alla sua Chiesa e al Successore di Pietro e vivano la quotidianità in modo coerente con la fede che professano”.

Il Santo Padre ha infine ricordato il “vile attentato” di ieri mattina presso l’istituto scolastico Morvillo-Falcone di Brindisi, in cui ha perso la vita una studentessa ed altre 5 persone sono rimaste ferite.

“Preghiamo insieme – ha detto il Papa – per i feriti, tra cui alcuni gravi, e specialmente per la giovane Melissa, vittima innocente di una brutale violenza e per i suoi familiari, che sono nel dolore”.

Benedetto XVI ha infine rivolto il suo “affettuoso pensiero” per le “care popolazioni dell’Emilia Romagna colpite poche ore fa da un terremoto”.

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ZENIT Staff

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