Compito della nuova evangelizzazione in Europa è “suscitare le vere domande”, afferma Bruno Forte

Intervento del teologo italiano presso l’Istituto Teologico Compostellano

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SANTIAGO DE COMPOSTELA, venerdì, 10 settembre 2004 (ZENIT.org).- “La perdita di importanza dell’annuncio evangelico è spesso dovuta alla tentazione di rispondere a domande che nessuno pone o di fare domande che non interessano a nessuno”: è quanto afferma il teologo italiano, monsignor Bruno Forte, membro della Commissione Teologica Internazionale.

Secondo quanto riportato dall’agenzia “Veritas” (9 settembre 2004), per Forte, “il primo compito della nuova evangelizzazione dell’Europa è quello di suscitare le vere domande”.

Per porle ed aprire i cuori alla ricerca del senso perduto, “è necessario tornare allo scandalo originale del Vangelo, a quella dialettica di rilevazione e di occultamento che intriga i cuori e li rende pensierosi ed inquieti, accendendo in essi il desiderio della ricerca di Dio”.

“Sarà negli spazi del desiderio che la fede potrà illuminare le coscienze disincantate dell’Europa post moderna”, ha aggiunto il teologo, che ha partecipato alle X Giornate di Teologia presso l’Istituto Teologico Compostellano con una conferenza dal titolo “l’Europa e la nuova evangelizzazione”.

Monsignor Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, ricevuto questo venerdì in udienza dal Santo Padre, ha affermato nel suo intervento che l’annuncio del Vangelo può rappresentare una soluzione alla mancanza di “fiducia nella verità” e alla sostituzione di questa con “i sofismi della propaganda” che caratterizzano l’Europa di oggi.

Forte si è detto contrario “ad ogni riduzione teologica del Cristianesimo”, affermando che, se quest’ultimo “è la religione della rivelazione e dell’obbedienza alla fede”, non dovrà essere sminuita “con formule ideologiche, politiche o anche morali”, né essere ridotta alla categoria di “sostegno di una delle forze in gioco della storia”.

Per Forte, “in un’epoca di rifiuto delle certezze forti dell’ideologia, com’è la nostra, si comprende come questo processo di trasformazione profonda e graduale, in apparenza debole e tuttavia forte della debolezza di Dio possa attrarre ed inquietare chi accetta di farsi riflessivo e di vivere in un atteggiamento di ricerca e come, allo stesso tempo passi inosservato a chi cerca l’efficacia dei risultati immediati, visibili e spettacolari”.

Per “riscoprire il legame di unione fecondo esistente fra la Trinità e la comunità degli uomini”, il teologo propone di tornare al mistero trinitario.

In questo contesto “la nuova evangelizzazione per l’Europa partendo dalle sue radici cristiane richiede la testimonianza di questo orizzonte di significato che aiuti a vincere il calcolo egoista e la conseguente prigione della solitudine, e riempia il cuore di speranza e di pace”.

“Per l’asimmetria del rapporto dal quale nasce – ha proseguito il teologo –, la fede non è possesso e certezza, ma lotta, agonia”, e per questo motivo “Cristo non è la risposta tranquilla alle nostre domande ma la loro sovversione”.

La nuova evangelizzazione non dovrà mai essere “un celebrare la gloria di Dio a costo della morte dell’uomo né, un celebrare la gloria dell’uomo al costo della morte di Dio”, ma “l’alleanza d’amore tra il Dio vivo e gli uomini, promessa ed attuata in Gesù”.

Per realizzare la nuova evangelizzazione Forte propone una lista di priorità, tra le quali il fatto di accettare “la condizione itinerante e provvisoria dell’esistenza umana”. Il teologo esorta anche a non chiudersi nelle proprie angosce né in quelle del proprio gruppo, ma ad aprirsi al “Mistero santo”, affermando “la necessità urgente di riproporre la centralità della questione di Dio e delle cose ultime”.

La nuova evangelizzazione dell’Europa, ha continuato il teologo, dovrà anche tener conto del “riferimento alla specificità di Gesù”, dal momento che “la verità non è una cosa che si possiede, in una pretesa razionalista tanto ambiziosa quanto insufficiente e violenta: la verità è Qualcuno che ci possiede, il Dio vivo e santo che viene a visitarci nel Suo Figlio incarnato”.

“In questa Europa dell’inizio del terzo millennio – ha continuato Forte –, ai Cristiani viene chiesto che diano ragione della loro speranza in maniera convinta e perseverante, che lo facciano con dolcezza e rispetto nei confronti di tutti, ma anche con la convinzione dell’urgenza improrogabile di questo impegno di nuova evangelizzazione”.

Tra le priorità di quest’ultima Forte ricorda “l’etica della solidarietà” ed invita a “sostenere decisamente il primato della persona sulla pura logica di mercato”. Altre priorità sono il dialogo interreligioso e la responsabilità europea “con tutta la famiglia umana e con questa grande casa che è il mondo”.

Secondo Forte, infine, nuova evangelizzazione vuol dire “nuovo impegno di fedeltà al mondo presente e a quello che verrà e coniugazione sempre viva e nuova di queste due fedeltà al seguito del Crocifisso Risuscitato”.

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ZENIT Staff

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