Commercio degli ovociti e maternità surrogata

La relazione della prof.ssa Assunta Morresi, docente di Chimica Fisica avanzata all’Università di Perugia, apre il corso internazionale di perfezionamento in Bioetica del Regina Apostolorum

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Durante il secondo modulo del corso internazionale di perfezionamento in Bioetica, dal titolo “La bioetica dalla perspettiva della donna” (1), organizzato dalla Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostololrum, la dott.ssa. Assunta Morresi ha parlato di un argomento che è il cuore della questione antropologica: la fecondazione assistita. La dott.ssa Morresi è docente di Chimica Fisica avanzata all’Università di Perugia e dal 2006 componente del Comitato Nazionale di Bioetica, organo di consulenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Riflettendo su questo evento epocale che è la fecondazione assistita, la Morresi ha spiegato che è stato proprio il concepimento al di fuori del grembo materno a dar luogo al commercio degli ovociti umani. Un vero problema su scala planetaria, secondo la professoressa, che investe Paesi occidentali ed in via di sviluppo e che colpisce donne con particolari difficoltà economiche. Inoltre, è un problema che sta dando luogo a traffici illeciti, difficili da individuare, arginare, stroncare.

Durante la sua esposizione, la bioeticista ha parlato del grande paradosso intorno a queste tecniche: si insiste per avere un legame genetico per la coppia ma allo stesso tempo si nega questo legame al figlio e si parla solo dell’importanza dell’amore. “Nella fecondazione eterologa viene considerato il diritto a soddisfare il desiderio di avere figli contro il diritto del bambino a vivere con i suoi genitori biologici”, ha affermato Morresi, “conoscere le proprie origini è importante per avere una vera conoscenza di se”.

Purtroppo, ha proseguito, “ci affacciamo ad una società in cui persino il legame più profondo che gli esseri umani conoscono, quello fra una madre e suo figlio, viene frammentato, sminuzzato nelle sue componenti ‘genetiche’, ‘gestionali’ e ‘sociali’”. I bambini nati con questa tecnica, infatti, ad un certo punto non sanno rispondere ed ottenere risposte alla classica domanda: “Di chi sono figlio?”.

Perché vi è una molteplicità di soggetti che concorrono all’evento: il donatore degli spermatozoi, la donatrice degli ovociti, l’incubatrice degli ovociti fecondati, il compagno o la compagna di colei che porta in grembo l’ovocita fecondato. E’ la negazione dell’essenza stessa della famiglia naturale, così come la abbiamo intesa da sempre, ridotta a una delle possibilità della realtà.

Oggi, attraverso queste tecniche – ha spiegato la prof.ssa Morresi – possiamo arrivare ad avere fino a quattro madri: due genetiche (2), una gestazionale, una legale. “Ma io penso – ha sottolineato – che un figlio con tante mamme è un bambino orfano, senza madre”. 

“Molto spesso nella fecondazione assistita – ha aggiunto la professoressa – per non comprare gli ovociti, questi vengono presi da parenti, per esempio da figlie o da sorelle. Ma qual è il limite che ci poniamo? Dove vogliamo arrivare?”. “Io sono favorevole al progresso scientifico”, ha puntualizzato, “ma dobbiamo essere consapevoli delle conseguenze. Il mio discorso non è contro la scienza ma di consapevolezza. Qual è il prezzo che vogliamo pagare?”.

In questo la Chiesa è stata sempre all’avanguardia, ha poi rimarcato Morresi, “perché quando Paolo VI ha evidenziato la pericolosità della separazione tra procreazione e sessualità, pensava alla contraccezione e non a tutto questo, ma aveva capito che quando nella struttura umana si tocca quello che è l’atto fondante del genere umano, cioè l’atto generativo, alla fine tu distruggi l’unità delle singole persone, dei singoli esseri umani”.

Su questa scia, la bioeticista ha quindi ribadito che “essere maschio e femmina è la polarità della specie umana”: “Per quanto riguarda i cristiani, che si basano sull’antropologia naturale, è bene che ci si renda conto che per esempio leggere il Vangelo senza il riferimento a madre e padre come li abbiamo sempre conosciuti, diventa difficile, è un testo che diventa incomprensibile: viene a cadere la buona novella cristiana.”.

“Il punto di arrivo di questo percorso – è dunque la conclusione della docente – è cancellare la distinzione maschio e femmina. Tutti siamo figli di un uomo e di una donna. Quando andiamo a negare questo andiamo a negare l’umanità. Per questo si tratta di una questione antropologica”.

NOTE

(1) Il corso Internazionale di perfezionamento in Bioetica, si tiene tutti gli anni durante il mese di luglio. E’ rivolto a medici, infermieri, filosofi e comunicatori sociali, sacerdoti, religiosi, giuristi e a figure professionali interessate alle problematiche di bioetica. Gli argomenti vengono trattati da docenti della Facoltà di Bioetica ed esperti esterni, provenienti da diversi paesi. Oltre alle lezioni vi sono diverse attività di riflessione e discussione comune, favorendo così la partecipazione attiva di tutti i corsisti. Il Corso è suddiviso in due moduli. E’ possibile partecipare al corso completo o seguire un solo modulo. E’ fornita la traduzione simultanea in italiano, spagnolo e inglese. Ai sensi del programma di Educazione Continua in Medicina del Ministero della Salute chi partecipa ad un corso di perfezionamento universitario è esonerato dall’acquisire i crediti formativi ECM per l’anno in corso.

(2) Una madre dà il Dna contenuto nel nucleo dei propri ovociti, e l’altra può dare invece i propri mitocondri, trasferiti all’interno dell’ovocita dell’altra donna; sono mitocondri che hanno un proprio Dna, diverso da quello del Dna dell’altra donna, per cui l’ovocita così manipolato ha il Dna di due donne diverse, e, se fecondato, si sviluppa un embrione con il Dna di tre persone: sono già nati circa 30 bambini in questo modo intorno al 2000, negli USA.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Maria Maset

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione