“Come vivere la morte”: l’eutanasia al centro dell’ultimo numero di “Acta Philosophica”

ROMA, martedì, 24 ottobre 2006 (ZENIT.org).- “Come vivere la morte. Questioni sull’eutanasia” è il titolo del Quaderno monografico contenuto nell’ultimo numero di “Acta Philosophica”, la rivista semestrale internazionale curata dalla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce.

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Data la complessità delle questioni riguardanti la morte degli esseri umani, “che vanno affrontate aldilà delle polemiche giornalistiche, propagandistiche e demagogiche” gli autori “hanno inteso esaminarne alcuni aspetti con una prospettiva interdisciplinare, ovvero medica, etica e storico-filosofica”, si legge nella presentazione del lavoro, scritta dal professor J.A. Mercado.

“Acta Philosophica” è una rivista nata nel 1992 come strumento di dialogo e di collaborazione tra studiosi di filosofia e istituzioni universitarie impegnati nella ricerca della verità sul mondo, sulla persona umana e su Dio e che pubblica articoli in italiano, inglese, spagnolo e francese.

La prospettiva storico-antropologica è affidata al professor Massimo Reichlin, dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, il quale parte dal pensiero stoico e osserva come “nella società contemporanea la ‘spersonalizzazione’ del pensiero reca come conseguenza una considerazione superficiale della morte e anche della vita”.

Si assiste pertanto, avverte il docente, alla “banalizzazione della morte” che conduce inevitabilmente a banalizzare la vita e rende “incapaci di affrontare seriamente entrambe”.

Il professor Felice E. Agrò, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, mostra invece “la realtà delle cure palliative come vera alternativa all’eutanasia”. Secondo il medico, “le questioni legate alla sofferenza del malato vanno prese nel loro insieme, sicché l’attenzione ai malati diventa una sorta di percorso comune, molto al di sopra delle questioni meramente cliniche, che restano inglobate in una comunità che comprende i parenti del malato, i medici e il personale sanitario”.

Va evitato anche “l’atteggiamento oltranzista della medicazione”, che si riduce ad essere con il tempo “una vera e propria espropriazione del dramma umano del morire” tanto da rendere l’essere umano “un banco di prova o un campo per sfide ingiustificate”, prosegue il professor Agrò.

L’analisi della prospettiva etica è invece affrontata da Luke Gormally, del “Linacre Centre for Healthcare Ethics” di Londra, il quale si sofferma “sulla considerazione dei limiti di un’impostazione completamente secolarizzata della persona e sulle sue conseguenze nella legislazione”.

Gormally conclude il suo contributo sottolineando la necessità di allargare gli orizzonti della considerazione della vita umana: “il modo di rapportarsi con certi malati ‘inutili’ cronici non terminali da parte del personale sanitario riflette, oltre alle reali difficoltà tecniche, una precisa idea del valore di ogni singola persona e del suo fine ultimo”.

[La rivista “Acta Philosophica”, contenente il quaderno monografico, è pubblicata dagli Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali; in distribuzione nelle maggiori librerie italiane, può essere acquistata anche on-line all’indirizzo www.libraweb.net]

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ZENIT Staff

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