Come trent'anni fa, l'abbraccio tra la Chiesa di Pietro e la Chiesa di Tommaso

Il Papa riceve il Catholicos Moran Baselios Marthoma Paulose II, ricorda il lungo cammino ecumenico percorso e gli incontri tra i predecessori, auspicando ad una più forte “cultura dell’incontro”

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È un cammino lungo quello percorso dalle Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa sira malankarese. Un cammino che affonda le sue radici nella “fraternità apostolica che univa i primi discepoli nel servizio del Vangelo”, e che, nonostante le tristi divisioni nel corso della storia, prosegue ancora oggi “in obbedienza alla volontà e al desiderio del Signore stesso”. Questo cammino verso l’unità, oggi, si è arricchito di una nuova tappa: l’udienza di Papa Francesco al Catholicos Moran Baselios Marthoma Paulose II, Metropolita della Chiesa ortodossa sira malankarese, ricevuto stamane in Vaticano con il seguito.

Il Catholicos – capo di una Chiesa radicata in India, che conta 33 vescovi, 1700 sacerdoti e circa 2 milioni e mezzo di membri in 30 diocesi – è arrivato ieri a Roma, per vivere un pellegrinaggio ecumenico che lo ha portato dalla tomba di Pietro fino all’incontro con il Successore, Francesco.

Il Papa ha accolto il Metropolita ricordando le parole “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28) pronunciate da San Tommaso, l’Apostolo che ha seguito Cristo fino al martirio, da cui, secondo la tradizione, è nata la Chiesa in India. La confessione di fede di Tommaso, “una delle più belle trasmesse nei Vangeli” secondo il Santo Padre, “proclama la divinità di Cristo, la sua signoria sulla nostra vita, la sua vittoria sul peccato e sulla morte con la Resurrezione”. Egli “viene invitato a toccare i segni concreti di Gesù Crocifisso e Risorto” e “proprio in questa fede oggi noi ci incontriamo” ha detto il Papa, “anche se ancora non possiamo condividere la mensa eucaristica”. Questa fede, tuttavia, “ci spinge a continuare e intensificare l’impegno ecumenico, l’incontro e il dialogo verso la comunione piena”.

Bergoglio si è poi voltato indietro, tornando con la mente a trent’anni fa, quando nel giugno 1983, i loro due predecessori, Moran Mar Baselios Marthoma Mathews I e Giovanni Paolo II, si incontrarono e “insieme riconobbero la loro fede comune in Cristo”. Seguì poi un altro incontro a Kottayam, nella Cattedrale di Mar Elias, nel febbraio 1986, durante la visita pastorale di Wojtyla in India, che diede nuovo impulso a “progredire insieme in amore fraterno e nel dialogo teologico”, come disse il Beato in quell’occasione.

“Da quegli incontri – ha ricordato Papa Francesco – è iniziato un cammino concreto di dialogo con l’istituzione di una Commissione Mista, che ha portato all’Accordo del 1990, nel giorno di Pentecoste”. La Commissione, oggi, continua il suo “prezioso lavoro” e finora – ha ricordato il Papa – ha portato finora “a passi significativi su temi quali l’uso comune di edifici di culto e di cimiteri, la mutua concessione di risorse spirituali e persino liturgiche in situazioni pastorali specifiche, e sulla necessità di individuare nuove forme di collaborazione davanti alle crescenti sfide sociali e religiose”.

Queste tappe, ha spiegato il Santo Padre, sono una memoria storica fondamentale per il cammino ecumenico, perché segnano il “progressivo avvicinamento tra noi” e il superamento di “pregiudizi e chiusure” che fanno parte di quella “cultura dello scontro” che è fonte di divisione. Invece, ha rimarcato il Pontefice, i passi avanti compiuti lasciano spazio a quella “cultura dell’incontro” che “ci educa alla comprensione reciproca e a operare per l’unità”.

Non è possibile però compiere da soli tali progressi, perché – ha spiegato il Santo Padre – “le nostre debolezze e povertà rallentano il cammino”. Per questo è importante intensificare la preghiera: “Solo lo Spirito Santo con la sua grazia, con la sua luce, con il suo calore può sciogliere le nostre freddezze e guidare i nostri passi verso una fraternità sempre maggiore” ha affermato.

Dunque “preghiera e impegno” sono le gambe per camminare verso più intensi “rapporti di amicizia e collaborazione ai diversi livelli, nel clero, tra i fedeli, delle varie Chiese”. Lungo questa via c’è lo Spirito Santo, che il Papa ha pregato affinché “continui ad illuminarci e a guidarci verso la riconciliazione e l’armonia, superando tutte le cause di divisione e rivalità che hanno segnato il nostro passato”.

Rivolgendosi infine a Paulose II ha detto: “Santità, percorriamo insieme questo cammino guardando con fiducia a quel giorno in cui, con l’aiuto di Dio, saremo uniti presso l’altare del sacrificio di Cristo, nella pienezza della comunione eucaristica”. Poi l’invocazione a San Pietro e San Tommaso perché scenda la loro protezione “su tutto il gregge che è stato affidato alla nostra cura pastorale” e “accompagnino il cammino delle nostre Chiese”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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