Come saltano i pesci: la bellezza di andare controcorrente

Il film uscito in sala il 31 marzo dà dimostrazione di come sia ancora possibile fare cinema indipendente in Italia.

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Una vita perfetta: un sogno nel cassetto inseguito con tutte le forze, due genitori con gli occhi gonfi d’amore ed una sorella disabile capace di migliorare la giornata con un sorriso. Matteo ha tutto questo, ma presto si dovrà rendere conto che la perfezione non esiste. Una chiamata, il semplice squillo del telefono di casa e tutte le certezze possono crollare. La rivelazione in grado di far emergere un torbido passato lo porterà a compiere un viaggio disperato in cerca di sé stesso, della verità e di chiunque lo possa aiutare a trovarla.
La trama appena descritta è generica, confusionaria e piuttosto imprecisa, ma è tutto voluto. Sì perché rivelare di più, entrare più nel dettaglio, rovinerebbe la visione di Come saltano i pesci, film italiano uscito nelle sale cinematografiche il 31 marzo. E farlo sarebbe un peccato imperdonabile: di cinema italiano indipendente già se ne fa poco, facciamo in modo che almeno possa essere goduto in sala e non tra le righe di un articolo. Di godibilità infatti è il caso di parlare, vista l’ottima prova del regista Alessandro Valori, degli sceneggiatori e del cast.
Di intrecci simili se ne sono visti e se ne vedranno ancora tanti, ed è per questo che il suo sviluppo è l’elemento più interessante. Costruito come un ricco e variopinto puzzle, il film dispone le sue tessere per poi porre una sfida decisiva allo spettatore: collegale tu! È proprio questo meccanismo ad incuriosire ed attrarre, il lento disvelamento degli eventi, destinati poi a ricomporsi sul finale in un unico quadro.
Humor, commedia, dramma, road movie… sono diversi i generi che si intrecciano in questa pellicola modesta nel budget, ma non nelle intenzioni. La genuinità di cui si fa portavoce, attraverso i temi affrontati e le diverse prove attoriali, non preclude il sostanziale equilibrio tra i diversi toni del racconto.
Colpa e redenzione, penitenza e perdono, fuga dal mondo e ricollocazione in esso. Sono tanti e diversi gli spunti di riflessione che il film offre, ma forse il più interessante di tutti è il concetto di perfezione. O forse sarebbe meglio dire la presa di coscienza della sua inesistenza.
A sconvolgere il protagonista infatti, non sarà tanto il crollo delle certezze, quanto la delusione che esse provocheranno una volta svelata l’illusione in cui viveva. Ad una delusione tanto grande non può che corrispondere una reazione drastica: saltare, come fanno i pesci appunto, da quella rete fatta di quotidianità e false sicurezze ed esplorare il mondo esterno, per ritrovare il proprio equilibrio, per ricostruire la propria esistenza, ma soprattutto per esperire realmente la vita e le sue eterne contraddizioni.
Il titolo del film sembra non riguardare solo le dinamiche dei personaggi, ma la sua stessa contestualizzazione nel panorama cinematografico. Come saltano i pesci è di fatto un film che va controcorrente: realizzato con pochi investimenti riesce ad esaltare tutte le sue potenzialità, dimostrando come il buon cinema non si fa solo con le grandi major cinetelevisive.
Basti pensare al cast nel quale non compaiono le grandi star (i più noti sono Biagio Izzo, Maria Amelia Monti e Giorgio Colangeli, e non sono neanche i protagonisti), ma nonostante questo le prove attoriali sono di grande spessore e qualità (menzione speciale per Maria Paola Rosini che interpreta una giovane ragazza Down senza inutili pietismi e con una straordinaria dose di ironia).
Controcorrente è anche la scelta dei luoghi: in una fase in cui il cinema italiano si concentra molto sulla Capitale e la periferia in senso lato, il film di Alessandro Valori rende giustizia e lustro al territorio marchigiano, protagonista sia nelle ambientazioni che nella produzione del film.
Lo stesso modo di trattare i temi centrali va controtendenza: viene demolito ad esempio l’ideale della “famiglia del mulino bianco”.
Non nel senso di demolire la famiglia tradizionale, bensì nell’ottica di riportarla alla sua reale natura, ovvero quella di istituzione imperfetta, poiché fondata su individui che, come tutti gli altri, provano gioie e dolori, vivono incomprensioni e tacciono segreti. Proprio questa imperfezione però (si ritorna all’elemento iniziale) è la ricchezza intrinseca della famiglia, attraverso la quale è possibile quel movimento d’amore e correzione reciproca in grado di superare ostacoli ed avversità.
Si può solo che sostenere quindi operazioni quali Come saltano i pesci, capaci di portare ventate di freschezza e novità con coraggio e intraprendenza. Perché in fondo, non fa male ogni tanto saltare dalla rete dei “successi al botteghino”, saltare dalla corrente dei “film a basso rischio”, saltare… proprio come fanno i pesci.

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Gianluca Badii

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