Come il bene vince sul male

Di fronte alla bontà e alla bellezza di Maria il male è disarmato

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di Padre Mario Piatti icms

ROMA, lunedì, 28 maggio 2012 (ZENIT.org) – Da che mondo è mondo, al di là di tanti proclami ideali o di tante buone intenzioni, la legge che guida le nostre scelte e che domina i rapporti sociali è, generalmente, quella del proprio tornaconto, della propria utilità e del proprio interesse.

Appellandoci al cosiddetto buonsenso, è abbastanza naturale ricercare il proprio vantaggio, nelle alterne vicende quotidiane; tanto più che, purtroppo, aprendo gli occhi sulla realtà, ci accorgiamo che ogni uomo tendenzialmente è portato a diventare un sospettoso antagonista –se non addirittura un implacabile avversario- dei suoi simili. 

 Quando Gesù, però, rimprovera Pietro (cfr. Mt 16,23), che sta cercando –nel nome di una presunta ragionevolezza terrena e di una apparente e legittima prudenza umana- di distoglierlo dalla sua missione redentrice e dalla sua Passione, lo apostrofa aspramente, chiamandolo nientemeno che “Satana”, perché dimostra di pensare non secondo Dio, ma secondo gli uomini. 

Il Maestro opera, cioè, una singolare identificazione tra la mentalità comune e il modo di ragionare di Satana stesso. Il mondo, con i suoi parametri di giudizio, segue -magari inconsciamente- lo spirito del Male, che ha creato, fin dalle origini, una frattura insanabile tra Dio e l’uomo.

È spirito di superbia, di arroganza, di auto-sufficienza; è radice velenosa di orgoglio e ricorrente pretesa di saper affrontare e risolvere da soli il mistero e l’enigma della vita. È illusione di una gloria effimera, di una sicurezza tutta fondata sulle proprie capacità, sulle cose che possediamo e sul felice corso degli eventi; ma destinata, immancabilmente, a deludere ogni attesa.    

In questa luce, anche l’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto (Mt 4) conferma la presenza e l’opera nefasta del Nemico nella nostra storia: gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: Tutte queste cose io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai.

Come a dire: i vari regni della terra appartengono a lui, a Satana, al suo dominio, sono nelle sue mani, perché l’esercizio dell’ autorità, se non è ispirato al servizio del prossimo e al bene comune, diviene soltanto espressione di auto-celebrazione, di affermazione di sé, a discapito degli altri.

Il demonio è detto “principe del mondo” (Gv 16,11), domina indisturbato i tanti “centri di potere” che suscita nei cuori degli uomini, così facilmente soggiogabili alla vanità delle cose e incapaci di resistere al fascino della gloria effimera del tempo presente. Così opera il Male, ispirando all’uomo, fin dalle origini, l’illusione di essere lui “il padrone del mondo”, autosufficiente e insofferente nei confronti di Chi lo ha creato solo per amore e per amore lo illumina e lo guida, lungo gli aspri sentieri della vita.  

Eppure questo oscuro personaggio, questo indiscusso signore del mondo, abituato a facili trionfi e agli allori fugaci del potere e della vanagloria, è totalmente “spiazzato” da un cuore illuminato dalla Grazia.

Non riesce a comprendere la lealtà, l’altruismo, l’amore puro e disinteressato; lo confondono l’umiltà e l’innocenza, è ferito a morte dall’umiltà. Rabbiosamente si scaglia contro la purezza e la modestia; crolla davanti al cuore di un bimbo, fugge inorridito quando incrocia chi prega e sa sacrificarsi per il suo prossimo: perché tutto ciò esula dalle sue prospettive, ridotte a un orizzonte povero e limitato, dove regnano il gelo della indifferenza e del cinismo. Il calore della carità, gratuita e premurosa, lo sconfigge inesorabilmente e manda in mille pezzi gli idoli che ha insegnato con tanta cura a venerare e ad adorare.   

Con la sua vita, Gesù opera questa imprevista e sorprendente inversione di rotta: Lui, Creatore di ogni cosa, Signore del tempo e della Storia, si presenta nell’umiltà della nostra condizione, patisce privamenti e povertà; sopporta l’incomprensione, accompagna con tanta pazienza i suoi discepoli; frequenta gli ultimi e i miseri, risana i malati, ha compassione delle folle, si intenerisce di fronte ai bambini, risolleva dal fango i peccatori. Per tutti ha una parola, dolcissima e forte, di carità, di conversione, di speranza.

Il mondo, che contesta ogni cosa e diffida di ogni autorità, è disarmato dalla forza dell’Amore. Proverà, fino alla fine, a comprimerlo nei suoi schemi, a ridurlo alle sue categorie e a distruggerlo, ma anche allora finirà con l’essere inesorabilmente sconfitto, perché forte come la morte è l’amore.. le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo (Ct 8) e l’odio e la violenza del Golgota si apriranno alla inaudita preghiera del Cuore di Cristo crocifisso: Padre, perdonali, non sanno quello che fanno.

Il Cuore Immacolato di Maria è l’espressione e il frutto più bello di questo criterio nuovo, inaugurato dal Signore. È Cuore vincitore, proprio perché povero, umilissimo e casto, che ben comprende il nostro penare e sa confortarci nella prova. È regno della Grazia e dimora luminosa della Santissima Trinità. È Cuore santo di Madre, che nelle nostre famiglie sa riportare ancora la luce e la forza del perdono e dell’Amore.

Affidiamoci e consacriamoci a questo Cuore. Amiamolo e facciamolo amare.

Tratto da “Maria di Fatima”, rivista della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria

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ZENIT Staff

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