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Colombia. Governo e Farc firmano cessate il fuoco definitivo

Dopo mezzo secolo, si conclude la guerra che ha provocato oltre 260mila morti. Oggi la firma dell’Accordo a L’Avana, dal 2012 sede dei negoziati

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È ufficiale: il governo della Colombia e i guerriglieri delle Farc hanno concordato un definitivo cessate il fuoco. La firma dell’Accordo di pace che pone fine ad una guerra interna di oltre 50 anni, è stata resa nota nel pomeriggio di ieri con un comunicato congiunto.
“Abbiamo raggiunto un accordo per un definitivo cessate il fuoco bilaterale che mette fine alle ostilità” si legge nel testo, dove peraltro si informa che oggi, a L’Avana, sede dei negoziati prolungati per più di tre anni, viene comunicato alla stampa il contenuto dell’intesa. Presenti alla cerimonia nella capitale cubana oltre alle due delegazioni di negoziatori, il presidente della Colombia Manuel Santos, quello di Cuba Raúl Castro, e anche i presidenti del Venezuela Nicolás Maduro, e del Cile Michelle Bachelet. Atteso anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.
“Domani sarà un gran giorno” ha scritto ieri sul suo account Twitter il presidente Santos, il quale si augura di firmare l’accordo finale di pace il prossimo 20 luglio. Da parte sua Carlos Lozada, comandante delle Farc ha twittato: “Oggi, 23 giugno, annunceremo l’ultimo giorno della guerra”.

La guerra civile era iniziata negli anni ’60 e, in mezzo secolo, ha provocato circa 260 mila morti, 45 mila dispersi e 7 milioni di profughi. Dal 2012 erano stati avviati i negoziati di pace all’Avana sotto l’egida dell’Onu; essi hanno ricevuto la spinta definitiva lo scorso anno dopo l’annuncio ufficiale delle Farc di un cessate il fuoco unilaterale.
I guerriglieri – informa la stampa colombiana – hanno già rimosso i soldati bambino dalle loro fila e le due parti hanno concordato preliminarmente i compensi per rimborsare le famiglie delle vittime e la lotta comune contro i trafficanti di droga. In fase di definizione, invece, lo smantellamento delle zone in cui sono ancora presenti 7 mila guerriglieri in armi.

Sulla questione è intervenuto anche mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo de Tunja e presidente della Conferenza Episcopale della Colombia, che all’agenzia Fides ha dichiarato: “I guerriglieri devono consegnare e distruggere le armi pubblicamente”.
“Abbiamo bisogno di un segno chiaro che la firma dell’accordo sia effettiva e non solo un atto simbolico”, ha aggiunto il presule, ricordando alcune notizie non verificate che si sono diffuse nel Paese sulla possibilità che i guerriglieri possano riprendere le città.  Facendosi quindi interprete del bisogno di assicurazione del popolo colombiano, l’arcivescovo ha sottolineato quindi che “la popolazione vuole vedere immediatamente gli effetti dell’accordo”.
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ZENIT Staff

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