Circo Massimo: la carica dei due milioni

Il Family Day celebrato ieri si presenta come il più grande evento popolare italiano dai tempi della Resistenza. Votando il ddl Cirinnà, il Parlamento si trova a un bivio per una scelta di civiltà e di identità

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C’è un’immagine memorabile nella storia del cinema d’animazione disneyano. Ne La Carica dei 101, quando inizia a diffondersi la notizia del  rapimento dei piccoli dalmati ad opera di una megera fanatica delle pellicce, con la complicità di due balordi, tutta la comunità canina di Londra inizia ad emettere singolari e ripetuti ululati che, nel cuore della notte, si levano sempre più rumorosi, fino a trasformarsi in un vero e proprio grido d’emergenza collettivo.
Si mette così in moto una gara di solidarietà per salvare una nutrita nidiata cuccioli indifesi che, grazie all’abnegazione di un’improvvisata ma agguerrita task force – l’unione fa sempre la forza! – riuscirà a portare la rocambolesca vicenda a un lieto fine, restituendo ai piccolini il diritto di essere cresciuti dalla loro mamma e dal loro papà.
I lettori ci perdoneranno l’accostamento di questa bizzarra metafora disneyana e ‘canina’ al grande evento di ieri al Circo Massimo. Il menzionato lungometraggio animato, che ha allietato l’infanzia di tre generazioni, ha però un fortissimo valore pedagogico: quando è in pericolo l’incolumità e la dignità dei più piccoli, scatta l’allarme rosso, la comunità si muove, ogni individuo smette di pensare soltanto a se stesso e comprende che, accanto all’io, c’è un noi, che rappresenta il bene comune.
Negli ultimi 2-3 anni, in Italia, si è messo in moto un meccanismo simile. Ideologie assai discutibili, in nome del diritto presunto di una ristrettissima élite, stanno mettendo in discussione due diritti fondamentali dei bambini: essere cresciuti ed educati da una coppia uomo-donna e non diventare oggetto di commercio e di lucro.
Tante famiglie in tutto il paese hanno creato una rete di solidarietà tra loro stesse, sfatando il luogo comune della famiglia italiana come ente autoreferenziale o, peggio ancora, come “clan” amorale, portatore di valori e principi concorrenziali a quelli della società civile.
Facendo leva sulla grande cassa di risonanza dei social network, migliaia di mamme italiane hanno fatto squadra comune, prendendosi a cuore il destino non solo dei propri figli ma di centinaia di migliaia di altri bambini. Un fenomeno che ha coinvolto tutti: anche persone con figli adulti o senza prole; anche giovani che ancora credono a un futuro migliore per se stessi e per i figli che avranno; persino omosessuali, che forse figli non ne avranno mai e che comunque rifiutano le moderne tecniche procreative che la scienza mette oggi a disposizione.
Dopo una prima fase, segnata da panico ed apprensione per molti, è seguito il momento della risolutezza e dell’azione: sono nati la Manif Pour Tous Italia (poi diventata Generazione Famiglia), le Sentinelle in Piedi ed altri comitati, al fine arginare l’avanzata della teoria del gender. E i successi non sono mancati: il ddl Scalfarotto contro l’omofobia è stato accantonato e svariate amministrazioni regionali (Lombardia, Veneto, Liguria, Abruzzo, Basilicata) hanno messo al bando il gender dai programmi scolastici.
Lungi dal rimanere voci isolate e scoordinate tra loro, le varie realtà associative sono riuscite miracolosamente a fare sinergia e ad evitare i protagonismi. Qualificati giuristi, psicologi ed educatori hanno iniziato a girare le parrocchie e le scuole d’Italia, sensibilizzando i meno informati. La maggior parte dei media hanno snobbato il fenomeno ma non sono mancati organi di stampa (ZENIT è tra questi) che vi hanno prestato attenzione, dando voce agli animatori del nascente movimento.
Dalle poche migliaia di partecipanti delle prime manifestazioni nell’estate del 2013, si è arrivati ai due milioni di ieri al Circo Massimo. Un puro evento di popolo che non ha ricevuto alcun imprinting dei poteri forti, a partire dalla politica e dalla Chiesa. Né i partiti, né i vescovi, né i movimenti laicali (fatta eccezione per il Cammino Neocatecumenale) hanno avuto un ruolo determinante nella mobilitazione, anzi, in alcuni casi, fino a poco tempo fa, prevaleva lo scetticismo.
Soltanto quando, dopo l’appuntamento dello scorso 20 giugno a piazza San Giovanni, i numeri hanno iniziato a diventare ‘oceanici’, sono arrivati i primi veri endorsment episcopali e parlamentari in opposizione al ddl Cirinnà sulle unioni civili.
Ora che inizia la discussione in parlamento, la responsabilità è tutta in mano alla politica. Alcuni senatori di centrosinistra, probabilmente indecisi, faranno da ago della bilancia: nelle loro mani non c’è semplicemente l’approvazione di una legge ma il destino di un paese che ancora può essere salvato da una pericolosa deriva antropologica ed educativa, le cui reali conseguenze sono assai difficili da prevedere.
Il movimento che sta prendendo piede è anti-ideologico, apolitico, aconfessionale ed intergenerazionale, tuttavia la presenza dei giovanissimi e delle famiglie ‘under 40’ è significativa e preponderante. Non è però affatto assimilabile ad un “nuovo ‘68” o a un “’68 al contrario”.
La contestazione studentesca che sorgeva mezzo secolo fa era il frutto di un cambiamento che traeva origine dal più o meno sottile indottrinamento, operato dalle élite intellettuali dell’epoca nei confronti delle nuove generazioni. Il fenomeno riempì le piazze ma mai i numeri furono paragonabili a quelli del Circo Massimo (o anche quelli degli Champs Elysees, riempiti dai francesi in opposizione alla legge Taubira).
Ci troviamo, dunque, di fronte al più grande evento popolare mai registrato in Italia dai tempi della Resistenza al nazifascismo. Se, però, settant’anni fa si lottava per la libertà del paese, oggi ci si batte per l’identità del paese stesso, per quelle basi naturali senza le quali una società rischia di vacillare e sprofondare paurosamente.
Il dato certo è che, mai come in questo momento, la politica si trova di fronte ad uno spartiacque: ascoltare o non ascoltare il popolo? Come nel 1943-45 ci sono in gioco la democrazia e la libertà di un paese. Ma soprattutto c’è in gioco la sua umanità.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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