Cile: giornalisti professionisti riconoscono il rispetto richiesto dall’informazione religiosa

Pubblicata una decisione del Consiglio di Etica dei Media

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SANTIAGO DEL CILE, martedì, 24 luglio 2004 (ZENIT.org).- Il Consiglio di Etica dei Media cileno chiede che, al momento di trattare a livello informativo gli eventi religiosi, si tenga conto della dimensione trascendente dell’informazione religiosa, si consideri il punto di vista del credente e ci si sforzi di essere obiettivi.

Lo si apprende da una decisione (Risoluzione n° 121) dell’organismo in risposta allo studio richiesto da monsignor Manuel Camino Vial – segretario generale della Conferenza Episcopale del Cile – sul “trattamento giornalistico dei fatti religiosi”, un’area particolarmente complessa, secondo quanto ha riconosciuto il Consiglio.

Creato dalla Federazione dei Mezzi di Comunicazione Sociale del Cile, il Consiglio di Etica per i Mezzi di Comunicazione è un organo di autoregolamentazione in materia di etica informativa dell’opera realizzata da quei media che appartengono a una delle imprese affiliate alle associazioni che la costituiscono.

Come chiarisce l’ Associazione Nazionale della Stampa cilena, la sua missione è quella di promuovere l’etica giornalistica nell’ambito dell’informazione e sottolineare, nell’ambito delle sue attribuzioni, le infrazioni che vengono commesse contro di essa.

Già in occasioni precedenti, agendo d’ufficio, il Consiglio si era pronunciato su “determinate aree sensibili” “perché possono interessare negativamente l’informazione”, “perché la loro copertura presenta delle complessità” o “perché può colpire la dignità delle persone”, spiega la menzionata “Dictamen sobre cobertura de noticias religiosas” (Decisione sulla copertura delle notizie religiose).

“Le grandi religioni, le loro istituzioni e i loro simboli esprimono la dignità e la trascendenza della persona umana” e “la dimensione religiosa nell’uomo, presente in tutte le culture, costituisce una parte inseparabile della sua dignità”, osserva il documento, del quale si fa eco l’ episcopato cileno.

E’ per questo che “la rilevanza che queste espressioni (religiose) hanno per la società e per le persone – siano esse protagoniste della notizia, fonti o pubblico – richiede un estremo rispetto nel trattamento dell’informazione che deve escludere la derisione, la sottovalutazione e l’utilizzo dei simboli o delle pratiche religiose in maniera distorta”.

Il fatto religioso, inoltre, rappresenta “un tipo di informazione – come altre di carattere specializzato – che esige un contesto adeguato, dal momento che il pubblico non sempre possiede gli elementi per comprendere questa realtà”.

Per questo motivo, secondo il Consiglio di Etica, i mezzi di comunicazione “dovranno compiere uno sforzo” per:

1. Tener conto della dimensione di trascendenza propria di questo tipo di informazione e che costituisce una parte ineludibile delle notizie di questo settore.

2. Considerare il punto di vista del credente, il che richiede, tra le altre cose, il fatto di informare sull’istituzione religiosa.

3. Considerare notizia tanto le manifestazioni abituali e quotidiane che si presentano nell’ambito religioso – sia nella vita delle persone che in quella della società – quanto i fatti che mostrano una rottura o un conflitto.

“La copertura dell’informazione religiosa costituisce, quindi, una sfida importante per i media. Il rispetto nei confronti delle persone e delle istituzioni e per il contesto in cui si origina è rispetto per la dignità umana ed una delle dimensioni della sua libertà, quella religiosa. E’ anche una concreta manifestazione di tolleranza e di pluralismo informativo”, spiega il documento.

La dichiarazione è stata pronunciata dai consiglieri María José Lecaros, Francisca Alessandri, Alberto Chaigneaux, Bernardita Del Solar, Bernardo Doloso, Arturo Fontane A., Manuel Guzmán, Abraham Santibáñez e Manuel Valdés; il segretario era il procuratore Miguel González Pino.

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ZENIT Staff

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