Chiesa, prevenzione dell’AIDS e preservativo, secondo il cardinal Lozano Barragán

Parla il Presidente del Pontificio Consiglio per la Salute

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 11 febbraio 2005 (ZENIT.org).- Il messaggio centrale della Chiesa non è se si possa o meno utilizzare il preservativo, ha spiegato il cardinal Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio per la Salute, replicando alle discussioni sollevatesi in seno all’opinione pubblica negli ultimi giorni.

In un’intervista concessa a ZENIT, il porporato messicano, al quale Giovanni Paolo II ha affidato la testimonianza cristiana tra i malati, soprattutto tra quanti hanno contratto il virus HIV, ha sottolineato la proposta pastorale della Chiesa per prevenire e combattere la piaga dell’AIDS.

“Noi, soprattutto in questo Pontificio Consiglio, abbiamo il dovere di lottare contro l’AIDS, perché il Papa ci ha posti qui per far fronte pastoralmente alle malattie emergenti. Come possiamo far fronte da questo dicastero alla pastorale dell’AIDS?”, si è interrogato il Cardinale.

“La risposta è nei Comandamenti. La sfida riguarda in particolare due comandamenti specifici: uno è il quinto, ‘Non uccidere’, che è uno sdoppiamento dei primi due: amare Dio ed amare il prossimo. L’altro comandamento è il sesto, ‘Non commettere adulterio’”.

“In base al comandamento ‘Non uccidere’ siamo obbligati a non uccidere nessuno, ma allo stesso tempo a non lasciarci uccidere, vale a dire a proteggere la nostra vita – ha spiegato –. E’ a tal punto così che una dottrina tradizionale della Chiesa, mai cambiata, è quella in base alla quale per difendere la propria vita innocente si può arrivare anche ad uccidere l’aggressore”.

“Se l’aggressore ha il virus Ebola, l’influenza o l’AIDS e mi vuole uccidere, devo difendermi. Se mi si vuole uccidere con l’AIDS devo difendermi dall’AIDS. Come mi difendo? Con i mezzi più appropriati. Con un bastone? Con un bastone. Se il mezzo più appropriato è una pistola? Con una pistola. Con un preservativo? Se è efficace per difendermi, sì, in questo caso di aggressione ingiusta”.

L’AIDS uccide attualmente nel mondo molte più persone di ogni altra malattia infettiva. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone con HIV nel mondo sono 39,4 milioni. Più del 95% vive nei Paesi in via di sviluppo, dove solo 700mila persone su un totale di 5,8 milioni ricevono le cure urgenti e la terapie necessarie per sopravvivere.

Circa il metodo più efficace verso la prevenzione dell’AIDS il porporato ha affermato: “Bisogna vedere quali sono i modi di contrarre l’AIDS. Sono tre: il sangue, la trasmissione materno-filiale e il sesso”.

“Per quanto riguarda il sangue, diciamo: ‘Attenzione alle trasfusioni! Attenzione alle siringhe di droga!’”.

“Per quanto riguarda la trasmissione da madre a figlio, diciamo: ‘Mamme, attenzione alla trasmissione ai figli!’. Grazie a Dio ci sono pillole molto efficaci. ‘Attenzione al parto stesso! Attenzione al momento di allattare i figli, perché può essere molto pericoloso!’”, ha continuato il porporato a ZENIT.

“In terzo luogo c’è il sesso, per cui il rimedio è costituito dall’astinenza e dalla fedeltà. Perché? Perché il sesso è l’espressione più sublime dell’amore che Dio ci ha dato. E significa l’amore vitale e la vita è la donazione totale”, ha chiarito il Cardinale.

“Questo vuol dire che il sesso esige che tra l’uomo e la donna non rimanga niente per una terza persona. Il sesso, quindi, per essere vissuto davvero deve essere vissuto solo nel matrimonio unico e permanente per tutta la vita”.

“Per difendere la preziosità del sesso, Dio ha posto un comandamento assoluto, enunciandolo in forma negativa: ‘Non commettere adulterio’. Non ha detto: ‘Non abbiate rapporti sessuali’. I rapporti sessuali sono proprio l’espressione più grande dell’amore umano, che si realizza nel matrimonio. Il celibato è anche superiore, ma si tratta di un amore divino”.

“Seguendo questi due comandamenti, ‘non uccidere’ e ‘non commettere adulterio’, si protegge la vita. Come ci difendiamo dall’AIDS? Proteggendo la vita, nella sua eccellenza sessuale e nella sua aggressione maliziosa”, ha aggiunto poi il porporato messicano.

“Se ci opponiamo alla sua aggressione maliziosa, se non rompiamo la preziosità di quel cristallo finissimo che è il sesso, non contraiamo l’AIDS”.

“Pensiamo che in questo senso stiamo parlando del centro del Cristianesimo – ha concluso –, perché si tratta di amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi. Ciò che conta è l’astinenza, la fedeltà e ‘non uccidere’”.

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ZENIT Staff

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