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Chiesa Caldea: Sako incoraggia e ‘sferza’ i suoi sacerdoti

Anche di fronte alle difficoltà della guerra e dei profughi, ha ribadito il patriarca, non è lecito chiedere “compensi” per la celebrazione dei sacramenti

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Presso il monastero patriarcale di St. Adday e St. Maary, in Kurdistan, si è concluso il summit del clero caldeo, convocato dal patriarca di Babilonia, Louis Raphael Sako. Tema della due giorni è stata la riflessione sul ruolo del sacerdote nella società irachena e la sua opera di evangelizzazione.
Nella regione dove hanno trovato rifugio centinaia di migliaia di cristiani perseguitati dallo Stato Islamico, il patriarca si è rivolto al clero locale, ricordando che la comunità caldea irachena si attende riforme “spirituali, liturgiche e pastorali”, che non escludono un incentivo alla partecipazione dei laici nei consigli parrocchiali e diocesani, chiamandoli in modo particolare a vigilare sulla trasparenza dei bilanci.
Queste riforme, ha spiegato Sako, potranno aiutare a “colmare il divario” con il resto della popolazione, rafforzando “cooperazione” e “convivenza”, a discapito dell’isolamento.
Scopo dell’incontro è stato anche quello di incoraggiare “fede e speranza” tra i caldei iracheni sfollati, emigrati o rimasti nelle loro dimore, con una spiccata attenzione al messaggio evangelico ai fini di un “risveglio umano, spirituale e nazionale”, a fronte delle sfide e dell’emergenza attuale.
A partire dall’invasione americana del 2003, quando i cristiani in Iraq erano oltre 1,5 milioni (6% della popolazione), il loro numero è oggi sceso a 450mila, di cui 150mila sono sfollati interni, ubicati in prevalenza presso i campi profughi di Erbil o in precarie condizioni nella campagna nei dintorni di Baghdad.
Nella sua lettera al clero caldeo, il patriarca manda un richiamo alla “responsabilità”, di fronte alle devastazioni in atto nel paese. In tal senso, l’auspicio di Sako è che l’Anno della Misericordia in corso possa diventare un punto di partenza per il rinnovamento dello zelo missionario della sua comunità.
I sacerdoti di oggi, ha aggiunto, devono essere “testimoni di Cristo” e stare vicini alla gente “non con le parole ma con l’esempio”, diventando testimoni della gioia e della speranza del Vangelo, anche attraverso omelie in grado di toccare il cuore dei loro parrocchiani.
Altre raccomandazioni ai sacerdoti hanno riguardato i sacramenti che, ha ribadito il patriarca, “non possono essere impartiti dietro compenso o denaro”, mentre permane il divieto di spostarsi da una diocesi all’altra senza il permesso del vescovo.
In conclusione, Sako ha invitato vescovi e sacerdoti a collaborare di più, ad “incontrarsi con regolarità” e, infine, a partecipare al ritiro annuale, quest’anno previsto dal 19 al 22 settembre, sul tema Il sacerdote, colui che possiede la Divina Misericordia. [L.M.]

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ZENIT Staff

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