Paolo Gentiloni (L)

Press office Meeting of Rimini

Che il Mediterraneo torni ad essere culla di civiltà!

Al Meeting di Rimini i ministri degli esteri di Italia e Tunisia ripropongono il Mediterraneo come luogo di dialogo, pace, cultura e sviluppo

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Il Mediterraneo, un mare che nella storia ha visto nascere grandi civiltà e culture, sembra oggi un luogo dove la morte miete vittime tra conflitti armati e profughi che fuggono su fragili imbarcazioni.

Nell’introdurre ieri al Meeting di Rimini, un incontro tra Paolo Gentiloni e Taieb Baccouche, rispettivamente ministri degli esteri dell’Italia e della Tunisia, il direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione,  Roberto Fontolan ha affermato: “Il Mediterraneo è la storia di un amore che ci appare mortale e drammatico, uno spazio privilegiato della vita umana, della storia, del confronto, e insieme del conflitto e della guerra”.

Ha aggiunto Fontolan: “Negli ultimi venticinque anni è sembrato che eventi tragici, dalla guerra balcanica ai recenti attacchi terroristici dell’Isis, potessero trasformare il Mediterraneo in un fosco enigma dove l’orrore cerca di uccidere quell’amore. Ma noi che ci sentiamo parte della famiglia mediterranea non vogliamo arrenderci: per noi quell’amore resta irresistibile. E in particolare il Meeting, che da sempre dichiara la bellezza delle relazioni tra gli uomini di questo mondo, dice che noi non veniamo meno a questa vocazione, non lasciamo questa promessa incompiuta”.

In questo contesto ricopre un ruolo importante la Tunisia, il primo paese a vivere la primavera araba, oggi è guidato da un governo democratico che cerca di portare il paese ad una rinascita e per questo contrastata dai colpi crudeli e criminali del terrorismo.

Il ministro degli Esteri Taieb Baccouche ha proposto la creazione di una politica mediterranea, tra Italia e Tunisia che abbia come obiettivo “l’instaurazione di un partenariato solidale e di uno sviluppo congiunto che stabilisca la pace e la prosperità sulle due rive del mare”.

La Tunisia sta vivendo un momento drammatico della sua storia  “Il suo popolo – ha spiegato Baccouche – si è sollevato per la sua libertà e la sua dignità. Le transizioni dei sistemi autoritari verso la libertà e la democrazia sono ancora possibili all’inizio del terzo millennio. Sono necessarie. Sono promettenti. Ma sono minacciate da vili attacchi terroristici e hanno dunque bisogno di accompagnamento, di lucidità e solidarietà”. 

“Ai terroristi che vogliono mettere contro uomini, culture e religioni, – ha detto il ministro tunisino – bisogna opporre un’altra realtà, politica, morale, culturale, un’altra volontà, quella del rispetto, dello scambio, del dialogo”. Così il Mediterraneo, da teatro di guerra quale sembra destinato, potrà tornare ad essere “il luogo dove ciascuno accetterà il volto e la voce della differenza”.

Per scongiurare lo scontro di religioni e civiltà col dialogo e la pace, difendendo tanto le comunità musulmane che le presenze cristiane in Medioriente, Paolo Gentiloni, Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale, ha ringraziato e sostenuto il collega tunisino ed ha proposto di lavorare su tre grandi temi.

“Il primo – ha detto – è la sicurezza e la lotta al terrorismo. L’Occidente ha misurato, in particolare negli ultimi vent’anni, i limiti di un interventismo militare senza futuro, che ha generato quasi una riluttanza alle vicende mediterranee. Bisogna difendere, invece, il pluralismo mediterraneo e, in tal senso, è necessaria la presenza cristiana, che va tutelata”.

Secondo obiettivo è risolvere il drammatico problema delle migrazioni. A questo proposito Gentiloni ha proposto di affrontare la questione su due linee, “una europea – nello sforzo di trovare una politica condivisa – e una italiana”.

Terza esigenza è comprendere che una collaborazione mediterranea può offrire straordinarie occasioni di sviluppo e di lavoro per tutti i paesi.

Per Gentiloni il desiderio di democrazia e libertà riscoperto dai paesi della riva sud del Mediterraneo va tutelato attraverso un’azione internazionale che vinca lo spettro di uno scontro di civiltà che minaccia il XXI secolo.

In conclusione dell’incontro, Fontolan ha invitato i due relatori a fare il punto della situazione su paure e speranze dei loro paesi di fronte alla crisi internazionale e ad esprimere i punti salienti del proprio impegno come ministri degli esteri.

In merito ai tanti giovani che vanno a combattere con le milizie estremiste Baccouche ha spiegato che i giovani tunisini, i quali  vivono il contrasto tra la raggiunta democrazia e il mancato raggiungimento di obiettivi socio-economici, possono diventare preda dei terroristi, che offrono loro facile denaro e li convincono della peggiore delle contraddizioni, e cioè “che il terrorismo sia in nome di Dio”.

“Perché la Tunisia possa uscire da tale impasse – ha sottolineato il ministro tunisino – c’è bisogno di un sostegno politico condiviso, che miri a risolvere i più generali problemi dei paesi mediorientali con il negoziato e il compromesso”.

Ben conscio di una situazione che Papa Francesco ha definito “una terza guerra mondiale combattuta a pezzi”, Gentiloni ha sottolineato il ruolo che l’Italia può e deve svolgere.

 “Sogno che l’Italia – ha concluso – sia il paese del dialogo, che possa dare struttura a un nuovo schema di plurilateralismo che garantisca dialogo e sicurezza”.

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ZENIT Staff

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